Dopo aver provato a difendere il pareggio nonostante troppi errori, il Bologna è caduto. Decisiva anche la qualità della panchina di Gasperini

- di Marco Vigarani -

Il Bologna prova a giocare una partita di contenimento contro la quarta forza dell'ultimo campionato ma viene beffato nel finale. Bisogna sempre ricordare che l'Atalanta non è un avversario qualsiasi ma la squadra capace di tenere testa appena un paio di settimane fa al Borussia Dortmund. Se partiamo da questi presupposti possiamo poi analizzare con lucidità una gara in cui i padroni di casa si sono limitati ad un misero 37% di possesso palla di cui meno di 8' nella metà campo offensiva pur superando l'avversario nel quarto d'ora iniziale: segno del tentativo di impostare un avvio sprint in cui magari provare a sbloccare subito il risultato. Non è andata così e allora alla distanza è uscita l'Atalanta che alla fine ha chiuso con cifre dominanti: 19 tiri a 5, 11 tiri in porta a 3, 12 occasioni da gol a 3 e 10 corner a 2. Stupefacente anche la suddivisione dei tentativi con otto uomini di Gasperini che hanno cercato almeno una volta la porta di Mirante. E il Bologna cosa ha fatto? Ha puntato sulla sua forza fisica correndo ben 120 km (contro i 115 degli avversari) e tenuto i reparti ben compatti (22,47 m di lunghezza media) pur senza abbassare mai troppo il proprio baricentro (47 m di media). Oltre al gol subito nel finale, il vero rimpianto dei ragazzi di Donadoni può allora essere nel conto degli errori: alla fine è di 42 palle perse e 43 passaggi sbagliati.Il peggiore in tal senso è risultato Felipe Avenatti, scelto come titolare nel ruolo di centravanti ma poi autore soltanto di un colpo di testa moscio e soprattutto di ben 6 palle perse che testimoniano l'insufficienza della sua prestazione. A seguire troviamo a quota 5 l'altrettanto negativo Godfred Donsah ed Erick Pulgar che però ha rimediato con altrettanti recuperi e l'ennesima prestazione atletica dominante con 13,13 km percorsi nei 97' disputati. In questa speciale classifica arriva secondo Adam Masina (12,53) davanti a tre atalantini ma meritano una citazione anche i centrali Filip Helander e Simone Romagnoli che, nonostante ruolo e stazza fisica, chiudono tra i primi otto entrambi oltre gli 11 km percorsi. Passando a qualche confronto, risulta ancora una volta impietoso quello degli esterni visto che Spinazzola e Castagne hanno messo a disposizione dei compagni ben 7 cross mentre invece Masina e Di Francesco si sono fermati a 3 confermando la predisposizione praticamente nulla del Bologna a cercare questo tipo di soluzione. Si può infine anche tracciare un paragone tra uomini di talento come Simone Verdi ed Alejandro Gomez. Entrambi sono certamente fari del gioco per le rispettive squadre ma hanno deluso costruendo poche occasioni, perdendo un gran numero di palloni e sprecando almeno un paio di ottime ripartenze. Se però il rossoblù è rimasto in campo fino alla fine, l'orobico è stato sostituito per la mezzora finale da Josip Ilicic che ha cambiato la partita con 3 tiri in porta e l'assist per il gol di De Roon. La qualità della panchina fa sempre la differenza.
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