I primi problemi tra Allegri e Giuntoli

Cristiano Giuntoli
Fabrizio Giuntoli (ph. Image Sport)

 Dopo Natale sono iniziati i problemi. Giuntoli, da piano A aveva perso Spalletti, e ha cominciato ad osservare profili di allenatori per andare poi diretto su Thiago Motta. Allegri è impazzito e dopo mesi di bocconi amari ha scelto la location peggiore per mandare tutti al diavolo. Ha tolto i riflettori dalla Coppa Italia e si è fatto esonerare per un comportamento che non gli appartiene. Ha perso la testa come mai aveva fatto prima. Il peggior Allegri della sua storia da allenatore lo abbiamo visto a Roma. Non eravamo abituati, almeno in pubblico. Esonero forzato ma obbligato. La Juventus ha sempre parlato di stile e lo fa dai pulcini ma se il tuo allenatore si comporta così l’esonero era l’unica strada percorribile. 

 

Intanto De Zerbi ha deciso di diventare l’unico al mondo a fare beneficenza nel calcio. A Palermo, quando neanche i genitori avevano ancora capito che allenasse, lasciò 1 milione di euro a Zamparini. Forse, al ritorno a Brescia, la mamma gli avrà tirato una pantofola dietro. E avrebbe fatto bene. Poi disse no a Petrachi, all’epoca DS della Roma, perché aveva dato una parola al Sassuolo. A Kiev non lascia la città e la sua squadra perché gli ucraini non potevano lasciare il Paese e lui fino all’ultimo ha rischiato con le bombe sotto l’Hotel pur di non abbandonare la nave.

 Adesso, anche in Premier, decide che il calcio, la coerenza e i suoi ideali vengono prima dei soldi. Stavolta, però, siamo alla follia. Verso dicembre il Brighton gli offre altri due anni di contratto: roba da 8 milioni a stagione per 4 anni. Al mio Paese sono 32 milioni di sterline. Lui rifiuta. Sabato annuncia l’addio e lascia due anni di stipendi senza avere la certezza di una squadra e senza una sterlina di buonuscita. Ad Oronzo Canà dicevano “sei un eroe” e lui rispondeva “no, mi avete preso per un xxxx”. Chi non lo conosce non può sapere. Lui vuole fare calcio e non vuole contare i soldi sul conto corrente. Per me è follia ma al mondo non siamo tutti uguali.

Dietro la sua scelta non c’è il Bayern, il Milan, il Barcellona, la Juve o lo United. C’è solo un’idea diversa di calcio che non combacia più con quella del club. Lui va via e non guarda ai soldi. Unico nel Pianeta. Ora aspetterà il progetto che gli piace, la squadra che gli piace e non sceglierà come sempre tanto per allenare. Accettò il Brighton per le caratteristiche dei calciatori e disse no al Bologna perché in quel momento Sinisa stava male e non se la sentiva di prendere il suo posto dopo l’esonero dell’ex tecnico del Bologna. 

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