Nell'intervista rilasciata a Tuttosport, Angelo Di Livio, ex centrocampista della Juventus, ha condiviso la sua esperienza e le sue opinioni riguardo alla storia e al presente della squadra bianconera. Di Livio ha parlato dell'importanza di giocare per la Juventus, ha raccontato retroscena su Boniperti e ha commentato la situazione attuale: "La Juve è grande responsabilità e grande orgoglio: queste sono le due parole che voglio mettere dentro al grande calderone bianconero. Grande responsabilità perché vesti una maglia importante: se non dai tutto quello che devi dare ti mandano via. Grande orgoglio perché sei altamente competitivo e giochi sempre per vincere".

Di Livio ha poi aggiunto: "E’ molto semplice, il concetto di Juventus te lo inculcava Boniperti: “se arriviamo secondi abbiamo perso” era il benvenuto che dava a tutti i nuovi arrivi in casa bianconera. E poi lo ripeteva a tutti pressoché ogni giorno... Immaginatevi la responsabilità che sentivi, però erano parole che ti caricavano tantissimo".

Moggi, Calciopoli, Allegri e il malcontento dei tifosi: le parole di Di Livio

Di Livio si è poi soffermato sulla qualità della Juventus ai suoi tempi e sull'unica squadra in grado di competere con la rosa bianconera: "È difficile spiegare le differenze perché per me quando ero alla Juventus tutto era magico, tutto brillava d’oro: la maglia che indossavi, l’ambiente, l’organizzazione, il gruppo, straordinario, guidato prima da Trapattoni e poi da Lippi. Senza dimenticare i tifosi: in ogni luogo dove tu andassi trovavi sempre tifosi del posto che ti seguivano. L’insieme di tutte queste cose creava un mondo particolare e unico. A livello invece di qualità, ai miei tempi soltanto il Milan di Berlusconi si avvicinava alla nostra Juve: ci somigliava un po’ perché era vincente, ma era ancora un gradino al di sotto".

"Il dirigente più juventino? Per me rimane Moggi, è stato il dirigente che incarnava la cattiveria agonistica della Juve. E con lui tutta la triade, Giraudo e Bettega: sono stati formidabili per competenza, professionalità, unione, erano perfettamente amalgamati come dirigenti. Davano un segnale forte alla squadra. Mi spiace per Calcipoli: hanno voluto colpire Moggi per fare tacere tutti, il sistema era sbagliato, ma Moggi non era certo l’unico a farlo e tutti lo sapevano".  

Di Livio si è poi soffermato sul malcontento dei tifosi e sulle critiche rivolte a Massimiliano Allegri: "Sono dei buongustai perché nella loro storia hanno sempre vinto. Dopo i 9 scudetti consecutivi, adesso fanno polemiche perché arrivano da queste due ultime stagioni senza titoli. C’è da capirli perché sono abituati bene". 

"Chiunque avesse guidato quest’anno la Juve non avrebbe potuto fare meglio. Bisogna però distinguere tra l’aspetto psicologico e quello del gioco. Sul primo Allegri è stato bravissimo perché ha saputo tenere unito il gruppo, compito assai complicato tra penalizzazioni, sentenze, punti tolti, ridati e ritolti. Per quanto riguarda il gioco, anche Allegri deve capire che bisogna fare un calcio diverso. Mi auguro la prossima stagione di vedere una squadra rinnovata nel gioco: la Juve deve andare in campo ad azzannare gli avversari, non può aspettare che gli altri facciano la partita e poi puntare sulle ripartenze, questo è un gioco da provinciale".

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