Nel giorno del suo 50° compleanno il presidente della Fifa Giovanni Infantino ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport Il massimo esponente della FIFA ha toccato vari temi: dal momento di incertezza sulla ripresa dei campionati alle possibili rivoluzioni. Ecco le sue parole: Sull’eventuale ripresa a maggio ha risposto cosi: “Prima la salute. Poi tutto il resto. E il resto, per i dirigenti, significa sperare il meglio ma anche prepararsi al peggio. Senza panico, diciamolo chiaramente: si giocherà quando si potrà senza mettere a rischio la salute di nessuno. Federazioni e leghe siano pronte a seguire le raccomandazioni di governi e Oms. Io ringrazio dottori, infermieri e tutti quelli che rischiano la loro vita per salvarne altre. Loro sono eroi” Sul ruolo della FIFA in questo momento: “Abbiamo dimostrato spirito di cooperazione e solidarietà con Europa e Sudamerica. Ora pensiamo al calendario delle nazionali. E alle modifiche e alle dispense temporanee per i regolamenti sullo status dei calciatori e i trasferimenti. Per proteggere i contratti e adeguare i periodi di registrazione. Servono misure dure. Ma non c’è scelta. Dovremo tutti fare sacrifici” Poi ha parlato del rischio recessione e delle possibili soluzioni: “Si rischia. Serve una valutazione dell’impatto economico globale. Ora è difficile, non sappiamo quando si torna alla normalità. Ma guardiamo alle opportunità. Possiamo forse riformare il calcio mondiale facendo un passo indietro. Con formati diversi. Meno tornei, ma più interessanti. Forse meno squadre, ma più equilibrate. Meno partite per proteggere la salute dei calciatori, ma più combattute. Non è fantascienza, parliamone. Quantifichiamo i danni, vediamo come coprirli, facciamo sacrifici e ripartiamo. Non da zero, siamo privilegiati. Ma salviamo tutti assieme il calcio da una crisi che rischia di essere irreversibile” Sul progetto Superlega di club: “Mi viene da ridere. E cos’altro? Da quel che vedo, ci pensano già altri a progettare e organizzare tornei in giro per il mondo, al di fuori dalle strutture istituzionali, e senza rispetto per il modo in cui è organizzato il calcio nazionale, continentale e mondiale. In futuro dobbiamo avere almeno 50 nazionali che possano vincere i Mondiali, non solo 8 europee e 2 sudamericane. E 50 club che possano vincere i Mondiali per club, non solo 5 o 6 europei. Euna ventina di questi 50 saranno europei, il che mi sembra già meglio dei 5 o 6 odierni. Ma non è il momento di parlarne ora” Ha concluso con una battuta sulla VAR: “Intanto viene usata in un centinaio di tornei di una settantina di paesi: molti miscredenti e/o gufi si sono dovuti ricredere. Ora investiremo di più, secondo la mia visione 2020-23, per fare una Var light, economica e funzionale. Globale. E chiariamo una volta per tutte: non esiste nessun obbligo. Chi non la vuole è liberissimo di non usarla. Ma chiedete ai critici se vorrebbero davvero tornare all’età della pietra” Fonte Gazzetta dello Sport
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