Conferenza di Mihajlovic migliore di tante partite, sarebbe un peccato non prendere Ibra
Emozionante la conferenza stampa tenuta da Sinisa Mihajlovic insieme ai medici del Sant’Orsola. Il serbo conferma la sua indispensabilità, e su Ibra..Tra le tante vite attraversate da Sinisa Mihajlovic questa è probabilmente, al tempo stesso, la più dolce e la più impegnativa. Dopo il giocatore talentuoso ed efficace, tanto bravo sui calci piazzati dall'essere quasi presuntuoso, il serbo orgoglioso che non si cura di prese di posizione scomode e impopolari, il tecnico dalle fortune alterne, ecco l'uomo nudo, profondo e minimalista, quello che ti insegna che gli obiettivi possono essere quotidiani e settimanali e che basta un raggio di sole o un soffio di vento per essere contenti.
La conferenza stampa del 29 novembre 2019, in formato extra large, è stato un evento talmente forte dal renderlo molto migliore di tante partite di calcio: di fronte a noia, tatticismo, sbadigli e svarioni tecnico-tattici al cospetto di miliardi di euro scialacquati su tanti "tristi" (nella doppia accezione), ecco persone di spessore che si raccontano. Si è tramutata, come da logiche premesse, in un colossale promo per la discussa - nel confronto politico - sanità pubblica di una regione comunque guida, ed è curiosa la "nemesi" politica: un uomo di "destra", che onorava la "tigre" Arkan, diviene vessillo di professionalità e qualità di vita di un territorio di "sinistra", nel quale l'Istituto Seragnoli (il cui storico direttore e fondatore, il Prof. Tura, è stato nel '99 candidato alla Camera per il polo berlusconiano) simboleggia fisicamente il connubio perfetto tra investimenti pubblici e privati. Un intreccio di vicende pazzesco, la dimostrazione plastica che gli steccati che ci sforziamo di alzare non esistono, tutto è fluido e in movimento, contano le persone, la loro forza e la "purezza" di obiettivi e ideali. Il resto sono chiacchiere.
Siccome però a Napoli si gioca, Mihajlovic ci ha tenuto a parlare di calcio, cazziando impietosamente una squadra apallica nella quale non si riconosce, postulando addirittura la totale intercambiabilità dei giocatori ("qui Messi e Ronaldo non ci sono", appunto; insomma, per tante ragioni, i valori non sono quelli dello scorso anno) e confermando, con grande rispetto per tutti, la sua indispensabilità nelle funzioni di guida del gruppo. Una amabile bacchettata è stata riservata anche al suo fido scudiero Tanjga, colui il quale svolge, assieme a De Leo, un ruolo di surroga molto impegnativo per il quale non è tagliato. Almeno finora, ma si spera che le affettuose scudisciate del capo sortiscano un effetto anche su questo piano. Quanto a Ibra, la sensazione è che siamo in corsa: non prenderlo sarebbe un vero peccato, un rapporto qualità prezzo del genere non lo si ritrova in alcuna ipotesi di punta acquistabile.Quanto al club, la vicinanza fisica è stata espressa dalla presenza e dalle parole del capo azienda Fenucci. I nastri non si possono riavvolgere, ma sarei curioso di vedere, senza malattia, se il serbo avrebbe accettato una squadra incompleta o l'avremmo sentito tuonare. Non ci sarà mai la controprova. E, stando sul tema, provate a dirgli "con Sinisa anche in B". Secondo me rischiate uno scongiuro, una pernacchia e forse anche un coppino. Se vi siete dimenticati, in estate lui è quello che dice "alziamo gli obiettivi, sennò non resto". Ecco, vi pare uno che ha cambiato idea così radicalmente?
In ultimo, le mie domande, che vedo essere diventate oggetto di attenzione di poco inferiore ai contenuti della mattinata (a sàn mess bén...). Sinisa si è pubblicamente fatto da parte, lasciando il proscenio ai clinici per l'illustrazione dei tempi di guarigione, mai fino ad ora indicati con tanta precisione. A me non risulta che nessuno si sia infastidito, ma se lo fossero farebbero comunque due fatiche. Una conferenza stampa è fatta di dialogo, e le domande possono essere puntute, serie o frivole (per dire, un basco rosso "alla francese" suscita comunque curiosità) senza dover chiedere conto a nessuno. Il punto è un altro, e cioè che l'abitudine contemporanea prevede solo omaggi compiacenti, non confronti, e contemporaneamente indisponibilità al sorriso, tutti perennemente ingrugniti e incazzati. Seguendo questa logica, la "presa" a Manfredi Campione e il momento di ilarità conseguente sarebbero da vietare. Invece è stata emozionante come il resto, e un bel riconoscimento al collega. Ascoltatelo, almeno, il mister, per intero e senza pregiudizi.
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