Buffon al veleno: “Scommettere non è reato, nessuno mi ha mai chiesto scusa. Fango su di me”
Intervistato da Il Corriere della Sera, l’ex portiere della Juventus ha rilasciato le seguenti considerazioni
L’ex portiere della Nazionale campione del mondo 2006, Gianluigi Buffon, ha concesso quest‘oggi un’intervista a Il Corriere della Sera. Tra i vari temi trattati, pure quello relativo a calcioscommesse e ludopatia.
Buffon dice la sua sulle scommesse nel calcio, dopo i recenti scandali Tonali e Fagioli
Gli scandali sul calcio scommesse che hanno travolto i calciatori Nicolò Fagioli e Sandro Tonali, hanno sconvolto il calcio italiano e lo stesso Buffon. L’ex portiere è ora Capo Delegazione della Nazionale italiana e ha espresso la sua opinione, in merito a questo tema delicatissimo. Ecco le sue parole;
“È un tema molto delicato. Credo sia sbagliato criminalizzare e non fare dei distinguo. Scommettere di per sé non è reato, gli stadi stessi e le trasmissioni sportive sono pieni di pubblicità di App di questo genere e lo Stato incentiva il gioco. Se invece un calciatore scommette sul calcio va incontro a punizioni che giustamente devono essere inflitte; ma se scommette sulla pallavolo, sul basket, sulle corse dei cani…non sta commettendo alcun reato".
L’ex calciatore fa chiarezza sul concetto di ludopatia
Buffon ha parlato pure della ludopatia, chiarendo il concetto di questa grave dipendenza, togliendosi pure qualche sassolino:
“Quando si parla di ludopatia, la cosa peggiora: la ludopatia non è un problema di quanto spendi, ma del tempo che dedichi a questa attività. E questo dobbiamo spiegarlo ai ragazzi: non è che se si fanno continue scommesse da 1 euro trascorrendo ore e ore davanti alla App, allora è un tutto ok; mentre se uno spende 1 milione in un’unica occasione allora è ludopatico. Possiamo dire che è un cretino, va bene; ma la patologia nasce dalla dipendenza, la continuità con cui si fa una cosa. Ci sono passato anche io, venendo infangato senza aver commesso nulla: quando le cose si chiariscono, ci si dimentica di spiegare e chiedere scusa e si lasciano le persone con un’etichetta addosso”