L’attaccante gambiano arrivato a gennaio a Bologna ha le idee chiare: “Io non voglio solo giocare a calcio. Voglio arrivare in alto: come Zidane” Musa Barrow, attaccante gambiano del Bologna in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport a firma Matteo Dalla Vite, ha parlato dei suoi primi mesi in Emilia iniziando però da un suo pensiero per Bergamo travolta in questi mesi dal coronavirus: “A Bergamo ho perso degli amici. Gente che mi ha aiutato, sostenuto, dato consigli, anche allevato nella casa in cui stavamo ai tempi delle giovanili. Penso a don Fausto Resmini, poi la moglie di Dino, un signore pieno di umanità. Dico subito una cosa: il mio primo gol, quando riprenderemo a giocare, sarà dedicato a loro e a Bergamo. Sarà una scritta sotto la maglia, un’intervista o uno sguardo al cielo. Ma sarà tutto per loro. Giusto ricominciare? In sicurezza però. Ma certe situazioni non andranno mai dimenticate. In Gambia diciamo che il calcio ha il potere di salvarti la vita: se può dare anche un sorriso, ben venga. Oggi tornerai in campo col suo Bologna: la prima cosa che farai? Mi sdraierò sull’erba. E sarò contento. Contentissimo. Di vedere il campo ma anche di salutare un compagno che magari si sta allenando a venti metri da me. E questa è vita, ritrovare il tuo mondo. E forse tutti i cattivi pensieri andranno via, perché il calcio ha davvero questa medicina in sé: pensi a giocare, divertirti. Ma tenendo nel profondo quella gente scomparsa: chi ha perso madri o padri, nonni. La dedica al primo gol che farò sarà anche per loro. Due anni fa, quasi esatti, segnasti il suo primo gol in A: Al Benevento sì. E da lì la vita cambia. Totalmente. Da quel momento hai fatto gol nella terra dei campioni, la Serie A, e ti conoscono, ti riconoscono, stanno attenti, ti cercano. Hai sempre voluto giocare a calcio? Da piccolo ho fatto pallavolo. Vicino allo stadio del mio paese, in Gambia, c’era anche un campo da tennis: ho provato a giocare ma preferisco lo sport di squadra. E il Bologna, sul concetto di squadra unita, ha basato tutta la stagione: Siamo forti. E ogni compagno, da Soriano a Palacio, Bani, Danilo, mi ha dato un consiglio, un aiuto. Anche Orsolini: scherza e ride, è un ragazzo d’oro, fa spogliatoio. Oltre ad essere molto forte ovviamente. Il primo consiglio che mio diede Sinisa Mihajlovic? Mi disse: “Ti voglio con cattiveria in campo, ricordati che non devi mai sbagliare atteggiamento, per te stesso e nell’aiutare la squadra”. Anche i suoi aggiustamenti mi stanno migliorando, oltre all’esempio che ha dato lottando contro la leucemia come un leone. E’ un uomo incredibile. Ho avuto fortuna ad avere 4 tecnici che mi hanno permesso un upgrade, una crescita, importante: Bonacina, Brambilla, Gasperini e adesso Mihajlovic. Sì, sono fortunato. Sinisa era in panchina quando hai segnato il primo gol nel Bologna, alla Spal. Ma quei due alla Roma: Sono stati i più belli della mia carriera, il primo a giro e un po’ deviato e il secondo a campo aperto dribblando uomini. Sa una cosa? Alla Roma ne avevo già fatti 4 in una gara con la primavera dell’Atalanta, di cui uno ancor più bello del primo fatto all’Olimpico. Nelle giovanili atalantine hai giocato da prima e seconda punta: gol a raffica. Sinisa vuole fare di te il prossimo "9": Ho coperto quei ruoli e segnato tanto. Ma ho anche giocato esterno ed è andata molto bene. Un esempio: a Ferrara contro la Spal partii esterno ma feci il gol da centravanti con pallone di Palacio che fece il percorso inverso al mio. L’importante è lavorare bene. Hai segnato nelle giovanili, in Europa, col Gambia, in serie A: cosa ti manca? Io voglio arrivare dove è arrivato Zidane. Lo sanno tutti che era il mio idolo: ecco, io non voglio solo giocare a calcio ma anche arrivare in alto. E questo concetto me lo sono messo in testa da subito. Sa cosa faccio prima di una partita? Entrando in campo guardo gli avversari e mi dico: “Se lui può fare cento io farò mille”. L’ho fatto con Dzeko o Cristiano Ronaldo. Parto dal presupposto che nessuno possa fermarmi. Se tutto ricomincerà la prima gara sarà Bologna-Juve: Senza tifosi, e questo scoccia. Non ho mai giocato a porte chiuse: la gente ti dà tutta se stessa, la senti. La Juve? Mi fa venire in mente che contro di loro sbagliai un rigore con l’Atalanta: ho una rivincita da prendermi. La Juve è fortissima, ma se ricomincerà il campionato, beh, chi è più veloce vince. Quanto ti è dispiaciuto non poter giocare la Champions League con l’Atalanta? Può avermi scocciato ma so due cose: con tutti i compagni dell’Atalanta ho fatto la storia, quella appunto di andare in Champions; e prima o poi succederà che la giocherò, magari e spero col Bologna. L’Europa è sognabile qui? E’ una cosa possibile, se continueremo a lottare come fatto prima dello stop. Avendo fatto il tragitto verso l’Europa con l’Atalanta sono convinto che potremo farlo anche qui. Sa cosa significa il mio nome? Persona testarda e che non ha paura di niente: ecco, sono io”. Fonte Gazzetta dello Sport
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