Gigi Maifredi: "Montezemolo non c'era mai... mi girano i coglioni se penso a quel che sarebbe accaduto se avessi dato retta ad Agnelli"
L'ex allenatore Luigi Maifredi ha parlato del periodo in cui era alla Juventus e del rapporto con la società bianconera ai tempi
Gigi Manfredi prossimo ai 76 anni il 20 aprile, si è raccontato con un'inviato di Repubblica, in una trattoria a Brescia. I progetti per il futuro sono tanti, in attesa di scegliere tra Miami e il Marocco.
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Gigi Maifredi parla della storia finita con la Juventus
Maifredi non allena dal 2000, a parte un breve interim nel 2013 a Brescia, dove aveva la mansione di Direttore tecnico. L'ex calciatore ha raccontato come andarono le cose alla Juventus, dopo aver colpito tutti con il gioco spumeggiane del suo Bologna, portato prima in Serie A e poi alla qualificazione alla Coppa UEFA.Tali risultati convinsero Luca Cordero di Montezemolo a portarlo a Torino, dove però le cose non ebbero un risvolto positivo fin da subito.
Ecco il ricordo dell'allenatore, paragonatosi a Papa Luciani:
“Fu un flop? Sì, alla fine sì, ma giocammo anche partite da cineteca, 4 gol all'Inter, 5 al Parma. Io sono uno geniale, non ci piove. La zona l'ho inventata io, con Zeman. Sacchi viene dopo, a parte che Arrigo a Parma giocava a cinque. Immodesto? Attenzione a non scambiare la presunzione con la personalità. Sono geniale ma non ho grande volontà. Sono uno che dà tutto e subito. La presunzione sta lì, poi mi brucio, come Icaro. Chi va alla Juve è il Papa, io che oltretutto sono cattolico e vado a messa la domenica, mi sentivo così. Seduto alla destra di Dio, che era l'avvocato Agnelli. Solo che son stato Papa Luciani, con tutto il rispetto naturalmente. Voglio dire che sono durato pochissimo”.
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Maifredi-Juventus, perché le cose andarono male
Maifredi ha spiegato il perché alla guida della Juve le cose andarono male:
“Il mio problema fu che avevo dimostrato a Bologna di essere il più bravo, e andai a Torino senza preparare nulla, convinto che bastasse. Pensavo di aver già dimostrato, ma lì ogni mattina c'erano trenta giornalisti e venti televisioni. Non ci ero abituato. Era la mia prima vera occasione, magari mi sarebbe servita, dopo Bologna, un'altra esperienza. Avrei dovuto lavorare diversamente, incidere sul campo. Che poi attenzione, ero alla Juve, ma per molti aspetti quel club era parecchio indietro rispetto per esempio al Milan o all'Inter. Penso a Milanello, ad Appiano Gentile. Noi ci allenavamo al Combi, c'era una strada, via Filadelfia, da attraversare per spostarci al Comunale, pensate a Baggio che per muoversi aspetta che passino le auto. Andava così”.
Maifredi: “Montezemolo non c'era mai… Agnelli avrebbe voluto…”
Il tecnico ha raccontato che nonostante il fallimento di quella stagione, sarebbe potuto restare alla Juventus, se avesse scelto diversamente. Tuttavia, un episodio segna la stagione dei bianconeri, e probabilmente la sua intera carriera:
"L'avvocato Agnelli avrebbe voluto farmi firmare un triennale quando sono arrivato e io gli dissi di no, che un anno sarebbe bastato, che io ero fatto così, lui non capì che era un atto d'amore verso il club. Se gli avessi dato retta sarei ancora lì, avrei vinto molto prima dei cinque anni che occorsero (Scudetto nel 1995 con Lippi, ndr). Ma ci furono anche momenti belli, la squadra prese a giocare benissimo.
Mi girano i coglioni. Mollai. Invece avrei dovuto tener duro. Sarebbe servita la società, ma Montezemolo non c'era mai, veniva solo la domenica, per un allenatore la società è determinante, ti dà forza, sicurezza. Prima del derby dissi alla squadra che sarei andato via a fine stagione, che avevo deciso io".
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