Lo raggiungo al telefono mentre si trova in vacanza in Sardegna. “Tempo pessimo, c'è una grande umidità”, mi dice. “Tranquillo Giancarlo, anche qua”. “Devo venire in riviera da te, si mangia benissimo!”. La pacatezza, la gentilezza e la simpatia di Giancarlo Foscale, AD di Fininvest sino a metà anni Novanta, uomo di Berlusconi e uno dei protagonisti dell'acquisto del disastrato Milan appartenuto a Giuseppe Farina, sono tre qualità che non possono non facilitare il mestiere dell'intervistatore. 

Giancarlo, innanzitutto sono stati giorni di dolore questi…

“Non sono andato in Duomo. Ho notato che i cinque figli sono stati davvero bravi… si sono dimostrati compatti davanti alla folla. Io avrei avuto il posto in seconda o terza fila, ma non me la sono sentita di andare. Era già stata dura il giorno prima…"

Eravate cugini, è bene ricordare…

“Sì, Silvio aveva 12 anni in più di me. E' sempre stato un fratello maggiore per me. Io ho l'età di Paolo, suo fratello, che era un po' il mio compagno di giochi”

Il Berlusconi che ha vissuto, era come è stato raccontato?

“Sì, un vulcanico. Iniziò con l'edilizia. Ricordo che un giorno verniciava, arrivarono dei clienti e lui in tutta fretta andò a cambiarsi. E' tornato in giacca e cravatta, tanto per dirti il personaggio…"

Galliani l'ha citata nel suo libro, quando racconta dell'acquisto del Milan: avete lavorato duro per due mesi giorno e notte…

“Sì, non fu nemmeno una due diligence. E' stata dura, a quell'epoca ero già in Fininvest dal 1972 e il Milan era praticamente fallito. Con tutto lo staff abbiamo recuperato una situazione che sembrava irrecuperabile. Avevamo qualche azionista insieme a noi, gli avevamo promesso le quote nonostante la situazione”. 

Come sono stati gli inizi a Fininvest?

“Tutto lo staff aveva fatto legge, io ho fatto la Bocconi. Ma la scuola di marketing l'ho fatta da lui: avevamo dei clienti che dovevano vedere i palazzi, li accompagnavo, li portavo a fare l'intera visita e quando fondai una agenzia di ricerca mi tornò utile saper trattare con le persone come mi aveva insegnato Berlusconi. Lui era pignolissimo, ci fece un corso che non finiva più su come parlare con la gente…”

Cosa accadrà ora in Fininvest secondo te? Come organizzeranno il futuro?

“Io ho 75 anni, nel 1997 ho avuto una emorragia celebrale per cui il mio lavoro lì è sempre più calato. Non so cosa decideranno esattamente, ma so che Piersilvio è bravissimo. Tornato dal funerale è andato in azienda e nell'aula magna ha radunato tutti i dipendenti facendo un discorso bellissimo, commovente. Sa parlare, ed è circondato da validi collaboratori. Un po' ci rivedo Silvio. Anche se Piersilvio è più 'friendly'. Quando c'era qualcosa che non andava, Silvio non le mandava a dire, seppur ironicamente…"

Cosa ricordi del periodo del Milan? Com'era vivere intorno alla squadra?

“Quando l'abbiamo preso abbiamo detto che ora bisognava andare avanti. Il dottore conosceva l'avvocato Travaglia della Unilever, milanista sfegatato, un uomo già anziano ma di grande intelletto e capacità. Ci siamo messi a studiare il Milan utilizzando tra l'altro le strutture dell'Unilever facendo delle ricerche quantitative, ovvero quanti erano milanisti, juventini o interisti, e qualitative nel senso cosa piacerebbe ai milanisti. Tu sei milanista?”

Eccome…

“Bene, chi preferisci tra Ettore e Achille?”

Non saprei…

“Pensaci, poi me lo dirai. Era una delle domande che si fanno alle interviste ai tifosi, e al 90% fanno individuare subito il milanista e l'interista, per una questione di caratteristiche diverse. Molti tifosi intervistati ci dicevano che non interessava necessariamente la vittoria, ma che la squadra uscisse tra gli applausi. Il sabato sera era sacro insieme ai ragazzi. Ai giocatori stranieri facevamo imparare l'italiano e cercavamo delle abitazioni vicine a Milanello. E poi ognuno aveva il compito di seguire quelli un po' turbolenti. Io abitavo a Milano 2, come Gullit, e io avevo il compito di marcare lui.."

Con tutte le donne che aveva intorno, sarà stato faticoso…

“No no no, assolutamente! Ricordo ancora quel famoso aneddoto raccontato anche da Sacchi prima di vincere lo scudetto del 1988 quando il presidente chiedeva un fioretto: oltre alla crostata, di cui Gullit era ghiotto, bisognava rinunciare un po' anche a qualche prestazione sessuale… e lui rispose: 'con le palle vuote non riesco a correre'. Rese quella riunione fantastica, e da lì in poi il Milan non si fermò più. Era un trascinatore”

Una famiglia oltre che una squadra…

“Sì, un ambiente molto simile a quello dello scudetto dello scorso anno. Ed è fondamentale, non basta mettere solo i soldi. Anche queste ricerche erano importanti per dirigere l'orientamento della squadra"

Giancarlo, per concludere… e il Milan di oggi?

“Stanno distruggendo tutto il milanismo. Sono davvero disilluso…”

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