Dalla Roma di oggi agli aneddoti di mercato della propria carriera, dal Brescia alle potenzialità del figlio Ianis. Gheorghe Hagi a 360 gradi In un'intervista al Corriere dello Sport Gheorhe Hagi, ex-giocatore di Real, Barcellona e Brescia analizza varie tematiche, tra cui la Roma, le potenzialità del figlio Ianis e gli aneddoti di mercato della propria carriera. Sulla società capitolina: "Invece di far sparire bandiere come Totti e De Rossi, i giallorossi dovrebbero costruire un progetto per poter lottare tutti gli anni per vincere scudetto e Champions League. Roma non ha niente in meno di Barcellona e Madrid". L'allenatore e proprietario del Viitorul Costanza passa quindi a descrivere le qualità del figlio: "Ianis ha un grandissimo talento, è un numero dieci che sa fare tutto. A Firenze era giovane e in Italia c'è poca pazienza. Firenze gli è rimasta nel cuore e questa esperienza se l'è portata dietro al Genk. Ora lo ha voluto Steven Gerrard ai Rangers e proprio Gerrard mi ha detto che sta facendo cose eccezionali. Con Ianis ho un rapporto meraviglioso, lo consiglio, gli ho trasmesso la mia filosofia, a lui chiedo di ascoltarmi ma poi la decisione deve essere solo sua. Gli piacciono le grandi sfide e più le partite sono importanti più Ianis sa essere decisivo". Hagi ricorda, infine, le tappe fondamentali della propria ascesa calcistica: "Nel 1983 giocavo nello Sportul Studentesc, ero stato a Firenze con la nazionale a fare un'amichevole con la Fiorentina. Mi dissero che ero piaciuto sia all'allenatore De Sisti, sia al direttore Corsi. Cercarono di prendermi, ma non ci riuscirono anche perché il regime non faceva uscire nessuno in quegli anni. Poi Sacchi mi avrebbe voluto al Milan, ci sono stati alcuni contatti quando Gullit aveva un guaio fisico. Uno del Milan arrivò a Bucarest, ma non era una figura di prim'ordine, mentre per il Real Madrid venne a parlare con me addirittura il presidente Ramon Mendoza, che da subito mi evidenziò la sua grande stima e quella della sua società. Fu una scelta difficile, mi volevano anche le più grandi squadre inglesi e tedesche. Alla fine premiai il fatto che un grandissimo personaggio come Mendoza si era scomodato per raggiungere la Romania e convincermi ad arrivare al Real. Poi arrivai in Italia al Brescia. Dopo mi voleva il Tottenham, che mi avrebbe pagato più di quanto offriva il Barcellona.Corioni voleva vendermi in Inghilterra, ma io non potevo mai voltare le spalle a quello che era il mio idolo da sempre: Johan Cruyff. Parlai con il cuore in mano a Lucescu, che mi diede una mano a convincere Corioni a cedermi al Barcellona, anche se avrebbe preso meno soldi. Quando ho lasciato il Barcellona per andare al Galatasaray mi sentivo quasi onnipotente. In Turchia hanno visto un grande Hagi, ma nella Steaua sono stato ancora più grande". Infine, sul futuro, Hagi non nasconde la brama di vittoria: "Ora mi piacerebbe allenare una nazionale e un grande club per vincere in Europa. La mia filosofia è da Liga, più nel Barcellona che nel Real Madrid e da Ajax; poi, è vero che si può fare calcio dappertutto".
Serie A, 38^ giornata: la presentazione dei match di campionato
Dalla Francia: Psg forte su Theo Hernandez. Il Milan fissa il prezzo

💬 Commenti