Bologna squadra sgonfia e con una rosa contatissima. Sembra la Fine dell’Impero con il sovrano lontano e disinteressato a Costantinopoli
Nel nuovo Director’s Cut, si analizza il momento negativo del Bologna, le querelle interne, lo stadio e difficoltà sul mercato
Non è neanche, solo, la questione delle 6 sconfitte su 7 gare (per quanto non mettere i punti in cascina soddisfa, forse, il voyeurismo calcistico "di chi ne sa di pallone" ma va contro ogni regola dello sport agonistico). Con 27 punti stai - relativamente - tranquillo (dopo lo vedremo). E' tutto il contorno, sfilacciato, intriso di protagonismo deteriore, poco coeso: sembra la Fine dell'Impero, i barbari alle porte e il Sovrano lontano e disinteressato, a Costantinopoli.
Ho come il timore che ci vengano fatti pagare salati, i 10 milioni di € che vanno inseriti a bilancio per potere fare il mercato, rientrando nei parametri. Se debbo ascoltare gli esegeti del pensiero casteldeboliano, gli auto-nominati unti del Signore che prima dicono "è l'anno buono", poi, quando l'anno diventa magro, si aggiornano in "Saputo fa bene a farla scontare a voi ingrati", mentre le colorazioni delle regioni, speriamo, spariranno, e ritornerà casino in tangenziale (ora sembra sempre la mattina del'1 gennaio...), assisteremo a un bel repulisti di giocatori vendibili - ovvero il passo oltre le plusvalenze, la depauperazione tecnica -. Mutati gli equilibri nordamericani, sparito - dai riflettori - un pezzo della family canadese, l'algido e sempre estremamente soddisfatto Joey, bersaglio dei tifosi canadesi (ma sempre al centro dei cuori dei nostri portabandiera, sia mai), si narra che voglia rientrare. Gesto legittimo, gesto anche provocatorio da parte del peggior presidente (come comunicativa) della nostra storia, gesto vendicativo in fondo su sè stesso: se hai dirigenti che ti portano sempre a dei meno, tenerli e far pagare un prezzo alla piazza sarebbe grave ma almeno risponderebbe al sempiterno quesito: cosa è venuto a fare? A far poco, poi sbaraccare. Speriamo che i bene informati, come spesso capita, non lo siano. Ma stavolta, per il gioco dei venti contrari e per il calcolo delle probabilità, forse ci prendono.
Ah, lo stadio, uscito anch'esso dai riflettori. Chi dopo 7 anni di tentennamenti rossoblu parla ancora di complotti politici fa tenerezza. Il percorso formale sottosta a regole territoriali, nazionali ed europee. Se volete radere al suolo e rifare senza regole andate ad abitare in Texas. Le pistole (e i pistoloni) là non mancano. Ma lo fanno? Spero, può essere, dai che manca poco, non ci credo che salti tutto. I soldi, al momento, son da collocare "fattivamente". Non esattamente una quisquilia. Cosa farei io, gioco che appassiona sempre tanto? Attenderei Europei o Mondiali, che si muova - in termini di cassa - anche Draghi.
Che poi, se vogliamo, sul tema, Nardella, il sindaco fiorentino, è stato più sveglio del nostro (passato). Agganciandosi ai fondi europei. Il paradosso è che qui Merola e Joey (cioé, meglio: Fenucci) hanno sempre marciato a braccetto, là Comune e proprietà viola si mettono le dita negli occhi. Quel Commisso, lì, a 35 punti, cosa ci fa? Ci dovremmo essere noi (vox populi). Ma l'arbitro, e il Covid, e gli infortuni, e la stampa, e i maigoduti (salmo responsoriale n. 32).
Torniamo al campo. La squadra è sgonfia, l'effetto "difesa blindata" è durato un mese, la rosa contatissima, il morale sotto i tacchi, la coesione poca e altalenante.
Mihajlovic tuona contro i reprobi Djiks e Skov ma neanche 24 ore dopo il trattore gli risponde da vero paraculo, lisciando il pelo alla torcida, e vince la sfida comunicazionale. Nel frattempo sulla vicenda cala il solito silenzio spettrale di proprietà "spaziale" (nel senso che sembra viva su Marte) e dirigenza scarica barile. "Ai pènsa pò lò", credo direbbero, se fossero bolognesi - riferito al Mister -. L'avere trasformato, poi, Dominguez in Enrico Toti, solo, contro il nemico, senza un braccio, soddisferà forse epici cantori, ma non può essere un episodio degno di uno sport professionistico. Si gioca se uno è in condizione, ieri l'Atalanta ha mandato in campo dei cinni delle primarie e ha fatto 0-0 a Roma lo stesso, dove è il problema? Alleni chi è disponibile, non metti in campo uno così. E i medici, magari, dicano la loro.
Sul Covid mi sentirei di dire che autorizzare feste natalizie "normali" in giro per il mondo può farlo, forse, il Mezzolara (e non credo neanche) ma non il Bologna. A terza dose non fatta, aggiungo. Poi a che serve lamentarsi per focolai e rosa depauperata, dopo? Un po' di ordine, di disciplina, di "usta", si diceva a Bologna, è così impossibile?
Due cose ancora. Non mi appassiona la querelle sul bel gioco perduto contro il brutto gioco acquisito. Sono due strade per fare troppo spesso ridere. Diverse e complementari. Di sicuro ci vogliono i giocatori, in campo e in panchina. Sì, la "mercatite" che tanto disturba Bigon, il più colossale "scambiatore" di giocatori della storia rossoblù, sembriamo l'atrio della Stazione Centrale. Un filo di coerenza non guasterebbe.
Infine, occhio a una frase di Torrisi sul "Corriere". "Restano sedici gare. Le due romane, Juve, Milan, Viola fuori, Inter e Atalanta qui. Rischi di dover fare 15 punti in 9 partite".
Occhio: lo dice un giocatore, non uno scribacchino.