L'allenatore del Bologna, Sinisa Mihajlovic, si confessa in una lunga intervista al Corriere della Sera. L'ex Inter e Lazio è tornato sul tema del razzismo, ma anche sui primi cicli di chemioterapia che ha sostenuto. Addirittura con il cambio di nome per non attirare i curiosi in ospedale:

"Al Sant’Orsola mi avevano dato questa falsa identità, per non attirare curiosi che disturbassero altri malati. Dopo i primi due cicli di chemio, dimostravo altro che 69 anni. Trovavo ironico quel senza fissa dimora affibbiato a me, che in ogni stadio ero accolto dal coro di zingaro di m...".

SCONTRO CON VIEIRA - "Ottobre 2000, Lazio-Arsenal di Champions League. Da quando gioco a calcio ho dato e preso sputi e gomitate e insulti. Succede anche con Vieira. Gli dico nero di m... Tre giornate di squalifica. Sbagliai, e tanto. Lui però mi aveva chiamato zingaro di m... per tutta la partita. Per lui l’insulto era zingaro, per me era m... Nei confronti di noi serbi, il razzismo non esiste...".

RICORDO DELLA MALATTIA - "Venticinque agosto 2019. Prima di campionato a Verona. Peso 75 chili, ho solo 300 globuli bianchi in corpo. Imploro i medici di lasciarmi andare. Rischiavo di cadere per terra davanti a tutti e un paio di volte stavo per farlo. Nel sottopassaggio mi sentivo gli sguardi di compassione addosso. Quando mi sono rivisto in televisione, non mi sono riconosciuto".

 

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