Chantal Borgonovo la moglie di Stefano morto per la Sla nel giugno 2013, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni sulla malattia del marito e anche sulle morti recenti di Gianluca Vialli e Siniša Mihajlović. Ecco cosa le sue parole riportate da Il Messaggero:

Sono convinta che se Stefano non avesse fatto il calciatore non si sarebbe ammalato o magari questo sarebbe successo in età avanzata. Invece è morto giovane perché ha giocato a calcio. Vialli e Mihajlovic? Tutto riporta alla mente quei drammatici ricordi. Mi metto dalla parte delle mogli anche se non le conosco. Il nostro percorso è simile i nostri mariti facevano lo stesso lavoro. E questo mi induce a fare delle riflessioni, anche sulla mia storia. La Sla in particolare ha colpito negli anni troppi calciatori, in età giovanile o da adulti. Lo dicono le statistiche e le ricerche, pure le più recenti. Se Stefano avesse fatto un altro tipo di vita non si sarebbe ammalato, purtroppo il perché e il per come non lo sa nessuno”.

Mihajlovic ex allenatore del Bologna ed ex Lazio

“Sono anni che attendo delle risposte. Ai tempi in cui Stefano giocava tutto ciò che riguardava la gestione sanitaria era affidata al medico sociale di cui Stefano aveva fiducia. Io so che mio marito non ha mai preso volontariamente farmaci strani, assumeva qualcosa solo sotto il controllo dello staff sanitario se prescritto”. 

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Le parole di Chantal Borgono su Vialli e Mihajlovic

Dopo la morte di Mihajlovic e Vialli, sono diversi i calciatori che hanno espresso le loro paure parlando della loro carriera e di quei percorsi simili nello sport di cui però non esistono legami scientificamente riconosciuti ancora. 

L'ex calciatore Vialli, morto pochi mesi fa

Una cosa è sicura erano della stessa generazione di Stefano o di quella successiva, quindi si conoscevano avendo fatto lo stesso lavoro. Quello è un ambiente molto ristretto. Certamente hanno riaperto una questione che però vedo si è richiusa altrettanto rapidamente. Di sicuro vedo che dà fastidio parlarne, non so se dipenda più da interessi economici o da altro. Ma è giusto ricordare che tutte le indagini su queste malattie sono state fatte da ricercatori non del mondo del calcio. Dovrebbe essere un dovere sociale capire e rassicurare, invece non interessa”.

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