Lazio, Lotito a muso duro: "I giocatori che si comportano da signorini devono mangiare l'erba"
Dura reprimenda di Lotito ai giocatori della Lazio. Stoccata del numero uno biancoceleste durante la presentazione del libro su Maestrelli
Domenica 12 maggio alle 12:30 la Lazio ospiterà l'Empoli all'Olimpico nella 36° giornata di Serie A. La gara non sarà come tutte le altre, perché coinciderà con una data molto importante e molto sentita dai tifosi biancocelesti: lo stesso giorno del 1974, i capitolini guidati in panchina dal tecnico Tommaso Maestrelli ed in campo dal bomber Giorgio Chinaglia insieme a Re Cecconi, il compianto Vincenzo D'Amico, il capitano Pino Wilson battono il Foggia e conquistano il primo storico tricolore.
Claudio Lotito in occasione della presentazione del libro sulla figura di Tommaso Maestrelli scritto a sei mani dal figlio Massimo, da Giulio Cardone e Marco Patucchi, si é prodigato in un discorso in cui ha lodato la figura dell'ex presidente Umberto Lenzini e ha lanciato un monito agli attuali giocatori della rosa.
L'elogio a Lenzini
Prima dell'inizio della sfida contro i toscani, la Lazio celebrerà gli eroi del primo scudetto e la ricorrenza dello storico trionfo. Queste le parole del presidente Lotito raccolte da LaLazioSiamoNoi.it sull'ex numero uno Lenzini e sul discorso che terrà nella celebrazione prepartita:
Io voglio ricordare la figura del presidente Lenzini, che domenica nel mio discorso citerò. Sento il peso della responsabilità che lascerò ai miei successori e il peso della responsabilità che mi hanno lasciato i miei predecessori. Lenzini è stato un presidente che ha fatto tanti sacrifici che non devono essere vanificati. Sento questo peso
L'attacco alla squadra
Il patron biancoceleste ha poi rivolto un messaggio dai toni molto duri alla squadra:
Ai giocatori dico che hanno la possibilità di allenarsi in un posto eccezionale, dopodiché andate in campo e siete dei signorini? Dovreste mangiare l’erba dalla mattina alla sera! Questo se si hanno i valori dello sport. Quando stavamo vincendo lo Scudetto, io a inizio stagione avevo visto che la situazione non era delle migliori e parlando con l’allenatore gli ho detto che ogni vittoria gli avrei pagato uno stipendio. A settembre hanno preso gli stipendi di gennaio. Questa volta non ha funzionato neanche quello, quindi c’è qualcosa che dev’essere legato all’aspetto psicologico.
Loro erano coinvolti emotivamente, avevamo l’atteggiamento giusto per vincere e non avevano solo la potenzialità. Le squadre che vincono sono quelle che scendono in campo con il coltello tra i denti, questo vuole la gente, che si scenda in campo e si dia tutto. Se si hanno spirito di sacrificio ed unità si vince, mettendo da parte le rivalità e, anzi, utilizzarle per creare un’alchimia. Oggi la Lazio, al di là della posizione in classifica che speriamo migliori, ha bisogno dell’affetto della gente
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