Paoloni duro: “Scommesse? Giocatori di quei club tutelati. Truccare partita? Ecco come si fa”
In due interviste rilasciate a Il Corriere della Sera e a FanPage, l’ex
L’ex portiere di Ascoli e Cremonese, Marco Paoloni, ha rivelato alcuni particolari importanti sul delicato tema relativo alle scommesse nel calcio. Vicenda calda che ha portato alle sospensioni dei due giovani calciatori italiani di Juventus e Newcastle: Nicolò Fagioli e Sandro Tonali.
Paoloni ha rilasciato di recente due interviste a Il Corriere della Sera e FanPage, dove ha raccontato la sua esperienza nel mondo del calcio scommesse. L’ex calciatore è amareggiato per via di alcune vicende che lo hanno visto coinvolto, dato che non tutti i suoi colleghi calciatori scommettitori, hanno pagato l’errore delle scommesse come ha fatto lui.
Le parole di Paoloni rilasciate a Il Corriere della Sera
Ecco un estratto dell’intervista di Paoloni, rilasciata a Il Corriere della Sera:
“Ho scommesso con calciatori che giocano ancora in Serie A e altri che sono oggi in Federazione. Non andavo in giro col registratore, ma avrei le prove. Mi hanno criticato sui giornali, ma i primi erano loro”
L’ex calciatore descrive le scommesse come un vero e proprio circolo organizzato: “È proprio un sistema, vanno a cercare il giocatore e che è più debole e ha un vizio che è quello del gioco. Queste persone hanno dei giocatori dentro alle squadre, a me è successo così. Io all’epoca non ho detto niente, non volevo coinvolgere altri. Ma a distanza di anni, dopo come è andata, ti dico che queste persone che reputavo amici mi hanno abbandonato, e anzi alcuni hanno fatto interviste con i giornali criticandomi quando i primi erano loro”
La compulsione per il gioco secondo Paoloni, era irrefrenabile: “Ero compulsivo, giocavo su tutto: poker online, tennis, basket, anche serie A e Coppe europee. Ma non mi sono mai venduto una partita, mai".
Paoloni ha rivelato pure alcune cifre bruciate da lui stesso in scommesse calcistiche: “In tre anni circa 600 mila euro" quando il suo stipendio ammontava a "200 mila all’anno". Poi ha aggiunto: "Ho iniziato ad Ascoli con un compagno di squadra che mi fece vedere un sito, un po’ come Fagioli con Tonali. Io non lo sapevo ma dietro c’era la malavita, tutto partiva da Singapore. La psicologa mi disse: ‘Non so come tu non ti sia suicidato'. Avevo perso lavoro e famiglia, è stata dura".
Come si organizza una combine e le tutele ad alcuni giocatori di certe società secondo Paoloni
Durante la sua ultima intervista concessa a FanPage alcuni giorni fa, Paoloni ha espresso le seguenti considerazioni su come si organizza una combine:
“Premetto che non mi sono mai venduto una partita. Me l'hanno chiesto e l'ho sempre rifiutato, ma l'ho vissuto sulla mia pelle. Quando si organizza una combine di solito si parla di coinvolgere un portiere, un difensore, un centrocampista e un attaccante, come minimo. Ovviamente più ne hai e meglio è. Il problema sta quando ti immischi con persone delle malavita: tengono il banco e dopo ti chiedono di venderti una partita quando non riesci a rientrare dal debito".
“Nelle serie minori il fenomeno è sicuramente più diffuso, tra scommesse e partite vendute. Le società in Lega Pro pagano lo stipendio una volta ogni 3-4 mesi e non si guadagnano le cifre che si vedono in Serie A. Ecco perché si innesca un sistema sbagliato che porta alcuni calciatori a vendersi le partite per guadagnare qualche soldo. C'è da dire però che non sono solo i giocatori a vendersi le partite, ma anche i vari direttori e presidenti".
Il funzionamento secondo Paoloni è chiaro: “Funziona come una piramide. Sotto, alla base, ci sono i calciatori, poi gli amici dei calciatori che tendono a conoscere le problematiche di ognuno. Ad Ascoli, per esempio, tre giocatori che già facevano parte di questo sistema mi presentarono a determinate persone. Il loro compito è farti giocare il più possibile, farti andare sotto per poi avere la possibilità di ricattarti e minacciarti, costringendoti a vendere le partite. È quello che vogliono".
Paroloni si esprime pure sulle presunte tutele nei confronti di alcuni giocatori come Tonali e Fagioli. Ecco il suo pensiero:
“Tutele per Fagioli e Tonali? Perché è un giocatore della Nazionale e della Juventus, così come successo a Tonali. Io credo che se fosse nato un altro scandalo in Serie C ai calciatori avrebbero dato il massimo della pena. In questo caso la federazione si è trovata di fronte giocatori importanti. In ballo ci sono tantissimi soldi e devono fare andare avanti questa giostra. A me è stato detto così 10 anni fa: dovevano squalificarmi perché questo gioco doveva proseguire".
Poi la stoccata finale ai suoi ex colleghi, relativa ai tempi in cui l’ex portiere cadde nel vortice scommesse: “All'epoca c'erano anche altri nomi: dai giocatori di Serie A che ancora giocano, ad altri che oggi sono direttori sportivi o che sono in Federazione. Mi chiedo perché stiano ancora lì e perché a me sia stata preclusa una carriera. I nomi voglio dirli perché sono persone che hanno fatto anche peggio che scommettere. Mi sento vittima di un sistema che non funziona a livello federale, perché la squalifica deve essere uguale per tutti. Così è un circo, una pagliacciata".