Cinque Cerchi Quotidiani #7 La medaglia per interposta persona di Mirko Zanni
L'atleta vince il bronzo, ma il successo è prima di tutto del presidente della Fefderpesi Antonio Urso
La notizia è che Mirko Zanni, pordenonese dicono tutti, ma io che ho vissuto là immagino che lui ci tenga a far notare che abita a Cordenons, ha vinto la medaglia di bronzo nel sollevamento pesi categoria 67 kg. Non mi interessa neanche, senza offesa, quanto ha sollevato. E'la sua storia che conta: giocava da anni a pallavolo, è andato in palestra con il padre per irrobustirsi un po', gli hanno segnalato che c'era una gara, lui ha prima detto di no, poi ci ha ripensato vista la delusione sul viso del padre e...Oggi Mirko ha realizzato il suo sogno di vincere una medaglia ai Giochi: complimenti. Però bisogna parlare di un'altra persona.
Antonio Urso: la passione
Nel titolo parlo di medaglia per interposta persona. Il premio andato a Zanni infatti va anche ad Antonio Urso, il presidente della Federpesi, una persona come ce ne sono poche. Atleta e allenatore per ventitre anni, anche autore, il suo libro Pesistica, sport per tutti gli sport, è un long seller, categoria che, nello sport, vale più di best seller. Essendo per vocazione un amante delle regole e del rispetto delle stesse, dunque abituato a sopportare pesi, non solo a sollevarli, un giorno Urso ha deciso di diventare anche Presidente della Federazione Europea. Per luogo comune, sbagliato come tutte le generalizzazioni, uno sportivo quando sceglie di diventare dirigente passa prima dal ferramenta a ritirare viti e cacciaviti con cui insediarsi per non abbandonare più la poltrona. Lui invece scrive sul curriculum di avere una capacità progettuale: Ottima predisposizione in tuitte quelle situazioni in cui la comunicazione interna ed esterna è importante per lo sviluppo di situazioni di lavoro di squadra in ambiti culturali e sportivi.
Antonio Urso: il coraggio
Nel 2008, quando lo eleggono presidente europeo, gli danno del visionario, forse proprio per togliere carica alla sua visione. Ma lui guarda oltre. Il suo nemico non è Tamas Ayan, ungherese, segretario prima e presidente della Federazione Mondiale. Il suo nemico è l'inquinamento della pesistica, anni di doping, pure nei comportamenti, dunque non solo nelle gare, che evidentemente non possono essere messi in conto solo a una persona, pur potente. E infatti Urso attacca, parole sue, l'ignobile sistema che attraverso il silenzio e la connivenza arriva fino al rischio di far escludere la disciplina dai Giochi, uno degli sport da cui è cominciato tutto. Uno si immagina che chiunque sia con lui allora, e proprio qui sbaglia: Urso è solo, non per questo meno determinato nella sua battaglia. Fa riconoscere anche dopo anni i risultati di atleti puliti, non per risarcire loro, impossibile, quanto piuttosto per restituire credibilità al suo sport. E infatti a chi gli presenta i costi, impressionanti, dei controlli antidopiong, impressionanti tanto le cattive abitudini erano diffuse, dunque con un numero esorbitante di test necessari, lui risponde tranquillamente che investendo sulla formazione di atleti e allenatori, ovvero lavorando sulla cultura della peistica, si sarebbe speso molto meno. Addirittura a gennaio di quest'anno, quando la Federazione Internazionale, cambia le regola antidoping senza concordare nulla col Cio, lui sbotta, senza paura: "Lasciateci a casa, non meritiamo le Olimpiadi". Alla fine, la pazienza vince. Il vecchio sistema si fa da parte, i pesi restano a casa: ai Giochi.
Antonio Urso: la visione
"Credo che oggi l'unico processo sociale educativo su cui possiamo contare sia lo sport, quindi abbiamo anche delle responsabilità per il futuro dei giovani e della società. Dobbiamo fare ai giovani la possibilità di vedere qualcosa oltre al traguardo (...) Bisogna pensare che questa Federazione, che tra due anni festeggerà i 120 anni, possa festeggiarne altri 120, forse con una storia ancora più importante di quella di oggi": ha detto il giorno della sua ultima elezione come presidente della Fip nell'ottobre 2020. Quindi, nessuna offesa per Zanni, anzi un invito: sappia quando da oggi in poi che qualdo alzerà quella medaglia, sarà come sollevare il suo presidente, Antonio Urso, che oggi ha vinto con lui, e che magari nei prossimi giorni vincerà ancora.