Il bilancio di metà stagione della Virtus con il record 8-7, la dipendenza dalle lune di Gentile ed il problema irrisolto del playmaker

- di Marco Vigarani -

La Virtus neopromossa è nelle migliori otto della Serie A al termine del girone d'andata e si giocherà la Final Eight di Coppa Italia: risultato importante, voluto ma non scontato. Ieri sera a caldo coach Ramagli ha presentato i suoi dati, lo ha fatto con la passione e la foga di chi si è sentito a lungo sotto pressione difettando quindi magari comprensibilmente di lucidità. Oggi si possono analizzare i numeri per comprendere vizi e virtù di una squadra ancora lontana da un'identità chiara ma anche, per responsabilità precisa della proprietà, da un organico completo visto che continua a scendere in campo senza l'ultimo americano tesserabile per regolamento.Il record di 8 vittorie e 7 sconfitte è ovviamente positivo ed influenzato dall'importanza delle gare interne che hanno portato ben 6 successi. Leggere le statistiche complessive suggerisce una situazione molto borderline visto che la Virtus realizza 79,4 punti per subirne 76,9 di media a partita: basta davvero un canestro per ribaltare l'esito finale di un incontro. Da evidenziare sicuramente la presenza sotto canestro in particolare nella fase offensiva del gioco visto che su 36,1 rimbalzi medi ben 11,8 vengono raccolti nell'area d'attacco garantendo qualche utilissimo extra possesso. Le medie realizzative? Buone ma migliorabili con un mediocre 51,6% da due ed un comune 32,8% da tre. Se è abbastanza scontato notare che la produzione offensiva viene implementata in occasione delle vittorie passando quasi ad 84 punti medi, merita di essere sottolineata la tendenza a migliorare leggermente nelle sconfitte sia nel tiro dalla lunga distanza (33,2%) che nel conto totale dei rimbalzi (36,9). Crollano invece sensibilmente nelle gare perse l'intensità e la concentrazione della difesa e con esse anche il numero dei recuperi che passa dai 9,5 delle vittorie ai 5,7 delle sconfitte.Passando all'analisi dei singoli risulta assolutamente prevedibile la stretta dipendenza dalla produttività di Alessandro Gentile che è il miglior bianconero in termini di punti (17,4 di media), di rimbalzi (7,1) e di assist (3,6). Questa situazione rappresenta però un'arma a doppio taglio per la Virtus che rischia di vincolare eccessivamente il proprio andamento ad un solo giocatore che finisce per assorbire i compiti teoricamente divisi in tre ruoli diversi: guardia, centro e playmaker. Lo stesso Gentile risulta poi anche uno dei peggiori del campionato nel dato delle palle perse con 2,8 di media a gara. Detto che anche Pietro Aradori è nella Top 10 del campionato come media punti (15,2) ed è addirittura secondo nei tiri liberi con un eccellente 89%, i problemi arrivano andando a cercare un bianconero nella classifica delle stoppate e dei recuperi: Slaughter e Lafayette sono i migliori ma offrono un apporto quasi trascurabile. Inoltre va evidenziato che soltanto Aradori entra nei trenta atleti che superano il 50% nel tiro da due e che solo Umeh entra nei dieci che sparano da lontano con una percentuale superiore al 40% (quarto con il 42,2). Appare abbastanza chiaro che nel girone di ritorno questa Virtus dovrà sforzarsi di trovare maggiore continuità di rendimento ma soprattutto un'identità precisa che possa prescindere dalla giornata di Gentile ma soprattutto identificare nel roster o sul mercato un playmaker che possa prendere in mano le redini del gioco disciplinando anche i compagni. Ieri lo stesso Ramagli ha ammesso che si dovranno fare valutazioni sul tipo di innesto più utile. L'unica certezza è che la proprietà non può pensare di attendere ancora a lungo prima di procedere all'acquisto dell'ultimo tassello di una squadra che è scesa in campo per tutto il girone d'andata regalando sempre almeno un uomo all'avversario di turno.
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