Finisce 1-1 il tanto atteso derby tra Milan e Inter. A commentare il tutto è stato anche l'ad nerazzurro, Giuseppe Marrotta, intervenuto a Radio Rai, all'interno della trasmissione Radio Anch'io Sport. Tanti gli argomenti affrontati a partire proprio dalla sfida con i rossoneri. Queste le sue parole: "Ci tengo a sottolineare come il derby sia stato un bellissimo spot per il mondo del calcio. È stato visto in 150 Paesi ed è stata una bellissima partita, giocata alla grande e a ritmi alti. Il rammarico rimane, abbiamo provato a vincere ma non ci siamo riusciti, anche per merito degli avversari".

La coreografia del Milan ha fatto il giro del mondo. Questo è il calcio della civiltà.
"Assolutamente sì, ieri è stato un grandissimo esempio, anche di aggregazione".

Cos'ha l'Inter più del Milan per provare a vincere lo scudetto?
"Siamo in una fase interlocutoria del campionato. Abbiamo giocato 5 gare in casa e 7 in trasferta. Aspettiamo di arrivare alla fine del girone d'andata per fare i primi bilanci. Il Milan è cresciuto nell'era Pioli, raggiungendo il livello massimo. Adesso recitano un ruolo autorevole nella lotta scudetto. Siamo campioni in carica e onoreremo lo scudetto che abbiamo sul petto. Sarà un campionato combattuto".

A che punto siete sul fronte nuovo stadio?
"Dello stadio si occupa il mio collega Antonello, andiamo avanti, siamo in contatto con il Comune e le proprietà sono in sintonia con il sindaco Sala. Spero che si possa iniziare quanto prima, è molto importante".

Ieri sembrava una partita di Champions invece che una di Serie A, per ritmi e correttezza. Cosa si deve cambiare nel regolamento per far sì che si possano evitare le tante polemiche?
"In alcune circostanze il regolamento è un po' ambiguo e deve essere sempre rivisto. La velocità oggi non è più quella degli anni '60. Il regolamento lo fa l'IFAB, composto da componenti del calcio anglosassone, senza rappresentanza europea omogenea. Spesso non si conoscono le dinamiche di altri campionati, noi dirigenti proviamo a cambiare le cose, ma non è facile".

Insigne non rinnova, siete spettatori interessati?
"Oggi siamo concentrati su questo gruppo e sulla nostra rosa formata in gran parte da campioni d'Italia. La squadra sta rispondendo a quelle che sono le aspettative. A gennaio non penso che faremo cambiamenti, pensiamo a giugno e a investimenti per il futuro".

Spesso non si capisce quando il VAR deve intervenire. Cosa ne pensa?
"Ormai è stato introdotto da qualche anno e sono favorevole a questa tecnologia, che limita gli errori. Anche il VAR non è sufficiente per debellarli tutti ma dobbiamo proseguire su questa strada, sfruttando al massimo la tecnologia. Poi è l'arbitro che decide autonomamente".

Cosa pensa della crisi della Sampdoria?
"Non dimentico il mio passato alla Samp, spero che possa riprendersi alla grande. C'è tutto il tempo per farlo".

Come si esce dalla crisi del calcio?
"Gravina, per quel che riguarda l'Italia, sta lavorando bene ma il fenomeno è europeo, se non mondiale. La pandemia ha avuto danni pazzeschi, chiediamo al governo di pensare alla diminuzione del costo del lavoro ma poi dobbiamo cambiare le cose anche noi come società. La politica deve guardare alla fiscalità, vigliamo una rateizzazione su contributi e tasse sul costo del lavoro. Il problema non è economico ma finanziario".

Il futuro dell'Inter sarà ancora con Suning?
"Sicuramente sì, il presidente e la proprietà hanno investito milioni di euro e hanno confermato più di una volta la loro volontà di proseguire. Non con altri investimenti ma con sostenibilità interna. Ci vuole competenza e creatività, per garantire ambizioni ai tifosi. Non dispensiamo illusioni".

Non avete ancora centrato vittorie negli scontri diretti. Perché?
"Questo può essere un piccolo difetto, dobbiamo migliorare, i particolari fanno la differenza ma abbiamo messo in campo grandi prestazioni. Non abbiamo sfruttato le occasioni. Con la Juve abbiamo subito un rigore al novantesimo, con la Lazio lo stesso, perdendo poi malamente la partita, e ieri abbiamo avuto grandi occasioni che non abbiamo sfruttato".

La Superlega è morta o sta solo dormendo in attesa di risvegliarsi?
"È nata come grande campanello d'allarme di un modello che non garantiva più sostenibilità. Questo deve portare a un modello europeo che garantisca questo. La FIFA e la UEFA devono capire che i calendari devono essere fatti rispettando il rischio di impresa. I tornei sono molto appetibili e questi organismi devono dispensare più soldi ai club".

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