A tavola col Bortolo: prosecco, Renzaccio e Porfirio
Ricordi di incontri con grandi personaggi del mondo dello sport avvenuti attorno ad un tavolo imbandito. Oggi Renzo Ulivieri e Domenico "Porfirio" Nanni
- di Alberto Bortolotti -
"Un bradipsichico". Così Domenico "Porfirio" Nanni, rubacuori prestato alla critica sportiva, definì Renzo Ulivieri. Il Pallone Gonfiato, diciamo la verità, e diciamola tutta, rischiava di sparire. Io vengo "congedato" da Rete 7, poi E' Tv, dopo aver maldestramente e malaccortamente accettato una patata avvelenata, ovvero la carica di vicedirettore. Garantisco, in teoria, i "non-PCI" ma non ho tessere in tasca e in quella redazione si intrecciano tutele, manuali Cencelli, amori dichiarati e clandestini, gelosia verso il mio settore, mentre la "new generation" di presuntuosi dirigenti cooperativi (la proprietà era allora di Coop Emilia Veneto) sostituisce la naturale bonomia, lo spontaneo buon senso dei vecchi comunistoni al potere (Piero Rossi, in specifico, un grande Presidente). Questi, al di là delle differenze ideologiche, avevano rivolto elogi allo sport in quanto asset fondamentale dell'azienda. A un certo punto la mia permanenza diventa letteralmente impossibile. Ricevo una inusitata quantità di "fuoco amico" ma diciamo pure che mi sta bene, così st'altra volta imparo a farmi i cavoli miei. Il lavoro mi porta al Guerino, poi in Lega Basket ma mi spiace buttar via una dozzina d'anni di trasmissioni sul Bologna. Così mi rifugio a Rete 8, sottomarca di Italia 7 (a un certo punto evolve in 7 Gold, e diventa la terra di Corno e Crudeli), con sede allora a Funo di Argelato in un anonimo fabbricato dietro una lavanderia a gettone. Lì nasce e si cementa l'amicizia e il sodalizio professionale con Giancarlo Monari, già in forza all'emittente. Dal Guerino facciamo collegamenti in diretta alla domenica sera che spaziano su tutte le testate del gruppo (le due di motori, I Giganti del Basket e il Guerino stesso. Nascono legami per me importanti, in specifico con Leo Iannacci e Franco Montorro). Ma quell'esperimento, che il Direttore Grassia avalla, incontra una serie di ostacoli tecnici, ambientali ed editoriali. Soprattutto non ha senso che una tv che faticava a vedersi in Via Mazzini parli di Juve, Prost e Kareem Abdul Jabbar. A che pro? Del resto Ferretti, il titolare, aveva visione ma zero passione sportiva, quindi era normale non si rendesse conto di ambiti di competenza e territori da arare o ignorare. Oddio, mi è anche capitato che un mio direttore, l'impareggiabile Mazzoni di E' Tv, di passione sportiva ne avesse anche troppa (e non so cosa sia meglio). Delle volte in tv faceva l'ultrà rossonero. O, come tanti tifosi, il molto informato. In questo senso va apprezzata la pacatezza della famiglia Bighinati, proprietaria di Telesanterno. Attenti allo sport senza invasioni di campo. Così ripeschiamo Il Pallone Gonfiato. Debbo dire che la cosa più umiliante che capitava sentirsi dire, all'epoca, era "ma non trasmetti più?". E purtroppo capitava sovente. Ma la realtà era diversa, ed è lì, nelle condizioni più difficili, che un contenitore diventa un marchio. A inizio anni '90 (entro in Lega Basket quando scoppia Tangentopoli, dopo la presentazione del campionato si dimette De Michelis) l'economia era florida. Non era certo impossibile trovare sponsorizzazioni. E i nostri prodotti mediatici erano apprezzati anche da quel punto di vista. Mancava la scintilla. Domenico Nanni aveva un background da "guerinetto". In epoca breriana (il Sommo era stato un ruggente Direttore) si firmava Domenico Brisa (per i non petroniani: brisa è il rafforzativo della negazione, "mo brisa", significa "ma no, dai !") intingendo la sua penna nel vetriolo. Più tardi, il collega e amico Alessandro Gallo del Carlino lo ribattezzerà "Polemico" Nanni. Caratteraccio, eh. Ricordo una lite col Civ nella mia macchina, "tu mi vuoi condizionare !". E il dispiacere di non poter guadare il fiume in un'Alessandria allagata, con il Moccagatta inagibile. Ci mancava solo un Polemico anfibio. Io, per carattere, ascolto tutti. E provo a costruire un team che preveda punte e centrocampisti, difensori e portieri. Immaginavo che tanti, dal Bologna ai colleghi, non avrebbero gradito. Ma Domenico rappresentava un eccellente grimaldello verso l'uscita dal cono d'ombra. Sì, lo so che nei bar non gradivano Alfeo ("critica sempre tutti !"), sta sulle scatole il Civ ("ani va mai bèn gninta !"), detestano me ("cosa gli avrà poi fatto Sciaputo ?", grafia voluta, umarellismo rossoblu...) e avevo un formidabile collettore dell'opinione "media" in Giancarlone Monari. Il quale ha tempo, disponibilità all'ascolto e diffida dei polemisti. Mi ricordo una sera recente in trasmissione che mi guardò storto e mi disse: "Beh, non vorrai mica paragonare Saputo a Guaraldi ?". Spunto che gli era certamente venuto da una briscola al Bar Tourist. (Io, in realtà, li paragono, certo. Sul piano dei risultati sportivi. Il resto mi cale poco...). I frequentatori dei bar non si ricordano che i loro predecessori mi criticavano anche per le prese di posizione verso Fabbretti o Gazzoni. E quindi l'irruzione in scena dell'urticante Nanni fu assai poco gradito. Diciamo che Domenico non era esattamente simpatizzante del colore rosso e ciò costituiva un ulteriore elemento di separazione da Renzaccio e dal correo presidente. Apparentemente il tecnico non soffre il nostro bombardamento. Che ci guardasse è certo, ricordo una discussione con me per una cosa detta (quale? Boh, chi si ricorda...) in un confronto abbastanza rovente in sala stampa.E tanti di più con Claudio Beneforti (lì c'era un po' di teatro, però...). Finché non arriva il brindisi natalizio. Che si svolge a Casteldebole, nella vecchia sala mensa. Che era di uno squallore unico, sembrava il refettorio di un lager rumeno. Un tavolo, due tovagliette, prosecchino e salatini. Poca aplomb nobiliare nell'allestimento, sinceramente un bel po' di pluma. Piccolo passo indietro. Il Bologna ha fatto regali spettacolari alla stampa. Da Corioni, in specifico, una bici! A Gazzoni, che, per carità, ha tanti meriti, non stavamo simpatici. Spostò perfino la tribuna stampa dall'asse del centrocampo per avvantaggiare i milordini. Che lo ripagavano gettando in aria i cuscini ogni volta che segnava Baggio. E lui andava giù di testa. Quel giorno non ricordo nemmeno se c'era un cotechino da portare a casa. Insomma, con un po' di imbarazzo ci avviciniamo. Apertura delle bocce, bicchieri da colmare. Renzo spalanca un sorriso e va verso Porfirio. "Auguri !". Idem con me e Giancarlo. Sdoganati. A quel punto si parla, e Scapolo, e Bergamo, e i tagli di Kolyvanov. Nanni tutto contento che Ulivieri lo avesse trattato da pari a pari. Paraculo da ridere, il mister... A Renzo debbo solo rimproverare di non avermi mai invitato a cena sotto il busto di Lenin. Ci andò persino Fini...Però ricordo almeno due episodi significativi di bandiga: al suo addio, in Braseria, 50 giornalisti invitati, una cravatta a ognuno, e noi a lui una 500 su idea di Valentina De Salvo. Un omaggio collettivo mai fatto prima di allora e mai più nemmeno pensato; lui e la famiglia con la 500 a Ponsacco, lì c'erano solo crostini, e Valentina, la figlia, che dice "avremmo anche un'Audi, ma i' babbo preferisce l'antihaglia !". Andammo anche a girare un docufilm, come si direbbe ora, a San Miniato Basso. Ricordo la mamma, il barbiere, Renzo Fermalvento, e i suoi amici. E il suo compiacimento nel mostrare il territorio. Ah, poi la tavola. Vabbè, finocchiona, fegatini, bistecca, fagioli al fiasco, cantucci. Un po' Leonardo da Vinci, un po' Lorenzo il Magnifico. E poi l'abbraccio affettuoso a un Nanni già cagionevole di salute e commosso, in epoca cazzoliana; la presenza, antivigilia di Pasqua 2007, al funerale della moglie di Giancarlo, sgattaiolando dal ritiro. Lo avevo avvisato due notti prima, poco dopo le 4, via sms. Mi rispose dopo 1'. In vecchiaia ci siamo scoperti uno la spalla dell'altro. Al corso dell'USSI a Coverciano lui, docente, ogni 2' si rivolge verso di me, parla di Bologna e chiede conferma. Sempre. Nostalgia canaglia. Piuttosto, chi fa Stanlio e chi Ollio?
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