Il Torino vince con merito contro un' Udinese domata soprattutto sul piano tattico. Terza vittoria consecutiva in casa senza subire gol, e domenica arriva la Juventus.

-di Alberto Gervasi-

Nel calcio gli episodi sentenziano sulle partite. Se la gara di Andrea Belotti fosse durata solo un’ora, si poteva parlare dell’ennesima occasione sprecata dall’attaccante granata, del poco lavoro per la squadra e di un momento da dimenticare in una stagione da profondo nero. Invece il “Gallo” si è risvegliato e ha cantato forte, a modo suo. E diventa il valore aggiunto di questo Torino che vince perché gioca bene, e che soffre poco e niente al cospetto di un avversaria ostica come l’Udinese. Walter Mazzarri (e Frustalupi, in panchina solo per questa gara) si è fidato degli uomini che avevano giocato anche a Genova, recuperando Obi che, però, ha dato la sensazione di non poter tenere i 90’, per limiti fisici da valutare e su cui intervenire. Il nigeriano, fino a che è stato in campo, è stato un jolly, con i movimenti ad allargarsi sulla fascia per aiutare Molinaro, e la capacità di inserirsi pericolosamente e duettare con Niang, in buona condizione mentale nonostante la diffida. Il franco-senegalese ha giocato spesso di suola, costringendo Larsen (propositivo per caratteristiche) a un pomeriggio guardingo. Poi, ancora, altri due elementi: la conferma, come contro la Sampdoria, della manovra che è partita dal piede delicato di Burdisso, e la posizione di Iago Falque, ritornato sulla fascia di competenza, sì, ma senza disdegnare di accentrarsi per ricevere palloni giocabili. I ragazzi di Oddo non hanno praticamente mai punto, tolto l’episodio sancito dal Var, e hanno anzi subito il Torino, difendendosi per lunghi tratti con una linea serrata di 5 uomini. Per Belotti compiti di copertura su Behrami, fonte di gioco dei friulani, e pressing organizzato con Niang e Iago in situazione di rimessa del portiere, quasi sempre costretto a rinviare lungo.Il Torino ha vinto perché è stato continuo e non si è lasciato abbindolare dalla frenesia e dalla voglia di strafare. Ha anche saputo soffrire, seppur per pochi minuti, il ritorno dell’avversario, rispondendo colpo su colpo fino alla cavalcata trionfale del suo capitano. Col doppio vantaggio, Frustalupi (e quindi Mazzarri) ha ridisegnato la squadra con l’inserimento di Moretti per Obi e il passaggio a un più comodo 3-4-1-2 con Iago sulla trequarti, e al 3-5-2 con l’uscita di Niang in luogo di Ansaldi, piazzato sempre nella cerniera centrale del centrocampo. Poi, se Burdisso, oltre a impostare, ha saputo tenere bene la linea, e N’Koulou ha giganteggiato in difesa, non pare difficile pensare che Sirigu si sia sporcato i guanti solo oltre il novantesimo, sul tentativo di un evanescente De Paul. L’ Udinese, e il suo allenatore, non hanno avuto il coraggio di osare, prediligendo per tutta la partita la difesa a 3, e “rischiando” solo con l’entrata di De Paul che, nel 3-4-1-2, si è piazzato largo sulla trequarti. La formazione bianconera non ha saputo riprendersi, in sequenza, dal gol annullato prima e da quello subito poi, e ha finito con lo sfaldarsi strada facendo. Quando il Torino ha trovato le contromisure per arginare il gioco per vie centrali della spina dorsale bianconera formata da Nuytinck, Behrami e Maxi Lopez, e Lasagna ha alzato bandiera bianca, i friulani non hanno quasi più giocato. I padroni di casa hanno finito gestendo il risultato, con la mente sgombra e il pensiero forse già al derby. Rincon ha caricato il pubblico, che ha tributato ovazioni a Belotti e N’Koulou, a sancire un feeling ritrovato con la squadra. Cinque partite con Mazzarri in panchina, terza volta consecutiva in casa senza subire gol, pressing, gioco e intensità hanno fatto di una squadra già dotata tecnicamente un avversario temibile per chiunque si affacci all’ “Olimpico”. Il Carnevale ha portato 3 punti, anche se lo scherzetto più bello i granata vorrebbero farlo alla Juventus, all'ora di pranzo di domenica prossima.
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