Bologna sempre povero, rinforzi Virtus: solo la Fortitudo vive di rendita
Il panorama sportivo bolognese vede nel calcio il suo aspetto più drammatico. Mentre la Virtus si rinforza, la Fortitudo vive di rendita del buon lavoro estivoPer fortuna che c'è il signor Accardi, procuratore e papà di Mbaye (nemmeno impiegato con la Juve, mah...), che ci tiene su di buonumore, con considerazioni sul "progetto" saputian-fenucciano che sembrano piombare dall' al di là o dal 2015. La curva non la pensa come lui (per fortuna) né sui dirigenti né sulla proprietà ed è una delle poche note liete della serata. Sì, il 4-2-3-1 fornisce qualche sprazzo maggiormente qualitativo ma nemmeno l'indubbia attitudine superiore di Soriano e Sansone, che si intravede, serve da medicina. Al di là della corazzata bianconera, questo Bologna è sempre drammaticamente povero. E deve diventare ricco, o almeno abbiente, in 7 giorni. Mah, speriamo.
Chi costruisce bene in estate non ha bisogno di riparare nulla, anzi supplisce a imprevedibili defezioni senza colpo ferire. Il caso più positivamente lampante in proposito è quello della Fortitudo, che ha finora rinunciato forzatamente agli 11.5 punti a partita del Mancio sul totale degli 85 segnati dalla squadra, ma non ne ha sofferto. Paradossalmente il paventato innesto di Carlos Delfino potrebbe essere più di nocumento all'equiibrio che di vantaggio. E' vero che l'A2 è più facile dell'A1 grazie al rapporto molto più sensato tra stranieri e italiani, ed entrambe sono meno complicate del calcio per via del clamore mediatico che il pallone suscita. Ma lavorare bene e con idee chiare in estate è fondamentale, magari evitando, come ha maldestramente fatto Bigon, di spargere incauto ottimismo che poi puntualmente gli viene rinfacciato. Al di là di demeriti specifici, che quest'anno sono verbali, non fattuali: stringendo, Santander l'ha portato lui. Se avesse avuto i soldi, forse, portava anche CR7. E' solo questione di livelli economici.Il basket italiano ha visto enormemente decrescere il livello qualitativo. Squadre come atrii di stazione ferroviaria, un "parco buoi" fatto di stranieri anonimi, economici (più degli italiani, spesso neanche tanto meglio) e tutti uguali nelle fattezze e nelle caratteristiche tecniche: saltano, frullano, palleggiano vorticosamente e non hanno una idea di gioco. Tre attacchi su quattro si risolvono in una scelta scellerata di un giocatore che tira impiccato o passa un missile privo di senso a uno più impiccato di lui che ha mezzo secondo per tirare. Mi dice il mio amico Jim Patton, columnist da sempre dedito all'NBA, che anche là tutti si sentono Michael Jordan, ma di MJ, che giocava 1 vs 5 con possibilità di successo, ce n'è stato uno solo. Gli altri pallide imitazioni. Così in questo contesto tecnicamente demenziale uno si chiede cosa ci sta a fare il coach, se non il "vigile urbano", modello Sordi a Piazza Venezia, nella rotazione vorticosa di uomini tutti mediamente mediocri. O comunque poco decisivi.
A gennaio sono tutte ultime piazze. Boniciolli a Pesaro vale Inzaghi a Bologna, la differenza è che il primo è subentrato come "scuotitore", e può riuscirci, e il secondo sopportato, specie dal club. E' rimasto inizialmente perché le alternative titubavano, poi vedremo. Se si risolleva, resta. Contro di lui i numeri, marchio di fabbrica del non gioco e dei risultati inesistenti: 11 gare su 20 senza segnare,(e 4 in cui, pur segnando, non si ottengono punti), 14 partite fa l'ultima vittoria. Sono le cifre di un disastro, dai, è inutile pigliarsi in giro.
Considerazioni finale sulla Virtus che irrobustisce squadra e backoffice - quindi sì, niente pluma -. Se l'operazione Moreira la si vedrà sul campo, quella Ronci non è destinata a durare (io credo; non ho sbisci di nessun tipo). Nel senso che a fine corsa di tre ne rimangono due, è troppo evidente. Va tutto bene, il nuovo manager viene da una luminosa tradizione dirigenziale forlivese, ma l'averlo preso è la spia dei problemi. Speriamo anche la soluzione, un altro anno di transizione non sarebbe graditissimo.
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