Morto Totò Schillaci, l'Eroe di Italia '90: aveva 58 anni
Il mitico Totò ci ha lasciati dopo aver vissuto una vita vissuta da icona assoluta per il calcio italiano grazie ad un Mondiale irripetibile
Purtroppo non c'è stato niente da fare. A seguito dell'aggravarsi delle sue condizioni di salute a causa di un tumore al colon, Salvatore Schillaci, detto Totò, ci ha lasciati all'età di 59 anni non ancora compiuti.
A niente è servito il tentativo da parte dell'Ospedale Civico di Palermo, che pure negli ultimi giorni aveva avuto modo di comunicare alla stampa il fatto che le condizioni dell'ex-giocatore di Juventus ed Inter si fossero stabilizzate. Purtroppo però nella sera di martedì la salute di Schillaci è peggiorata irrimediabilmente, non lasciandogli più alcun scampo.
A lasciarci non è soltanto un ex-giocatore che nel corso della sua carriera si è strappato enormi soddisfazioni condensate in un'unica stagione irripetibile (la 1989-1990), ma che ha saputo emozionare generazioni su generazioni degli italiani grazie ai suoi gol memorabili di Italia '90.
La sua carriera da meteora del calcio italiano
A voler essere onesti, la carriera di Totò Schillaci è stata tutt'altro che regolare, anche a causa di quegli alti e bassi che gli hanno sempre impedito di consacrarsi in maniera definitiva come un campione.
La vera grandezza di Totò Schillaci è rappresentata semmai dall'essere stata la meteora per eccellenza, luminosa in un'unica stagione (e che stagione) che l'ha consegnato ai posteri come una delle icone più amate della storia del calcio. Una stagione, la 1989-1990, irripetibile non soltanto per i numeri (27 gol in 58 partite tra Juventus e nazionale italiana), ma anche e soprattutto per la magia trasmessa da un giocatore che all'improvviso stava trascinando le masse segnando come nessun altro nel Mondiale giocato in casa.
Durante quel Mondiale Schillaci segnava come un forsennato, trovava la via del gol con una regolarità meravigliosa e anche solo per un unico anno, in quel momento, Totò era arrivato a sfiorare il cielo con un dito, consacrandosi come MVP di un Mondiale (purtroppo per noi non vinto dalla sua Italia) e arrivando addirittura al secondo posto nella corsa al Pallone d'Oro, dietro soltanto ad un inarrivabile Lothar Matthaus.
Quelle notti di Italia '90 furono magiche grazie a Totò
Ad essere straordinaria di quel Totò Schillaci era la sua fame. La voglia primordiale di spaccare tutto di chi proveniva dalla provincia, di chi aveva dovuto sgomitare spesso senza successo nel corso della sua carriera, nonché di chi nel corso di quelle settimane si era sentito un Dio assoluto, arrivando a livelli che nessuno avrebbe potuto immaginare da un giocatore che fino a quel momento era stato dietro le quinte.
Perché Totò Schillaci era qualcosa di speciale, in un certo qual senso era l'essenza stessa, pura e limpida del calcio. Il calcio che diventa veicolo della passione popolare attraverso quei volti inaspettati pronti a diventare improvvisamente Eroi. Il calcio che non vede ostacoli di fronte ai sogni di chi non sembra destinato a scrivere la storia e che all'improvviso si ritrova a toccare il cielo di un dito. Il calcio degli uomini, pronti a sudare per arrivare a realizzare gli obiettivi più fanciulleschi della propria vita.
David Bowie nella sua celeberrima “Heroes” affermava che si potesse essere eroi anche solo per un giorno. Si può dire che in fondo il Duca Bianco si sia sbagliato, perché probabilmente non aveva previsto che un giorno un uomo chiamato Totò Schillaci lo sarebbe stato per un'estate intera per un popolo intero pronto a commuoversi per le sue straordinarie gesta.
Ed in fondo, Totò, è destinato a rimanere un Eroe per sempre.