Inutile il concetto di “progetto” nel calcio, Pulgar ne è l’esempio. Avere 9 squadre davanti è la tomba della crescita
Il Director's Cut di oggi si sofferma sul concetto di progetto nel calcio e sulle prospettive future del Bologna
Per dimostrare quanto sia fallace e, di fatto, inutile il concetto di "progetto" nel calcio basta verificare la parabola di Erick Pulgar (un giocatore che ci avrebbe fatto ancora un bel po' comodo, bravo a interdire e a calciare da fermo). Sposa l'idea viola, nonostante le loro difficoltà ci sorpassano - vorrei vedere, erano più forti -, rullandoci impietosamente al Franchi (parte finale del torneo, voto negativo), poi va sul mercato per una probabile destinazione spagnola. Risultato: plusvalenza sua, del Bologna (doppia, ci sarà una tranche ulteriore) e di Commisso. Tutti vissero felici e contenti.. E di progettuale, in tutto ciò, c'è zero.
D'altra parte il biografo di CR7 segnala che la Juve lo offre in giro a tutti. Sarebbe bello pensare che tra le conseguenze del Covid 19 ci sia un calcio più democratico e meno sperequato tra ricchi e poveri. Temo, problematiche bianconere a parte, che i meccanismi di autodifesa dei club grossi siano più forti di qualunque crisi. L'Atalanta becca dalla Champions 60 milioni di € e ora che è stata ammessa al banchetto reale ha scoperto che le piace. Venderà, certo, ma comprerà anche molto e dei Cartier, mica bigiotteria. Per stare lassù occorrono giocatori di livello, specie se il prossimo obiettivo non è solo la qualificazione Champions, ma intanto il primato in Italia (se è possibile da Bergamo, lo dovrebbe a maggior ragione essere da un posto con più tradizione e più abitanti). Si aggiunga che dopo l'amarissima eliminazione il non simpaticissimo Gasperini è andato in tv sorridente e ossequiante, e addirittura Percassi jr. - come fece Pavinato alla stampa bolognese presente il 7 giugno '64 all'Olimpico - ha ringraziato per l'attenzione, gli elogi e la solidarietà. Noi siamo saliti, come obiettivo, da Petkovic, Avenatti e Falcinelli a Supryaga ma ogni giorno che passa l'Europa si allontana. A prescindere da una volontà...molto labile di puntarci da parte di proprietà, management e anche staff tecnico (al di là delle parole: come è noto, le porta via il vento, e le biciclette i livornesi), il gradino da compiere cresce ogni giorno. Si può colmare, certo - in teoria - ma toccherebbe rendere strutturale il rendimento dell'anno scorso. Impresa che pare ai confini dell'impossibile su 38 partite con questo roster - ritoccato, non toccato nella sostanza -, e infatti l'impresa, enorme, fu tarata su 17 gare, una specie di apnea. Come gareggiare, modello Marco Orsi, sui 50 stile: non respiri. Se fai i 1500 devi avere il "passo gara": più sono le vasche, meno funziona lo sprint.
Così anche davanti ai tifosi giochi un po' a rimpiattino, dici e non dici (di solito i dirigenti "frenano" e il patron si lancia, tanto al massimo si rinvia alla stagione successiva). "Per l’anno venturo l’obiettivo è quello di tallonare le prime sette squadre, a tal fine saranno confermati i giovani prospetti che si sono messi in mostra in questo anno e saranno effettuati alcuni acquisti mirati volti a migliorare la rosa in alcuni ruoli nei quali è prioritario migliorare la competitività". Dal calcio al rugby, ecco il ruolo dei "tallonatori" (ecchevordì, avrebbe detto un giovanissimo Enrico Montesano ?), come da comunicato post-incontro con Futuro Rossoblu. No, perché tallonare a 5 punti è un conto, farlo a 15/20, come penso sia ahimè più probabile (sempre lieto di essere smentito), svuota la parola di significato.
Sette squadre davanti naturalmente, sostiene il Mihajlovic 2020, molto più docile e meno ambizioso di quello 2019, e due alle quali più spesso finiamo dietro, come Toro e Viola. Detta così, è la tomba della crescita. Bisogna solo sperare che si preferisca viaggiare a fari spenti. Diversamente non si rischia e non si migliora. Come diceva Cecchi Gori, "senza lilleri un si lallera".