Il Torino, dopo la sconfitta di Febbraio contro l'Hellas Verona, non è riuscito a strappare più di un punto al Chievo di Maran. La squadra granata ha fatto la partita, creando anche qualche occasione, ma calando vistosamente nella ripresa. I veronesi hanno giocato per il pari, senza mai scoprirsi

-di Alberto Gervasi-

La dura legge del “Bentegodi”. Un punto in due partite giocate (con l’Hellas era arrivata una sconfitta a Febbraio), situazione rincorsa-europea che si complica e attaccanti che sono rimasti a secco, facendo poco movimento. È questa la sintesi del match a reti bianche di ieri fra Torino e Chievo Verona. I granata non ci hanno creduto, mentre i veronesi hanno giocato sin dal primo minuto per il pari, barricandosi nella propria metà campo. Il Torino è andato a folate, facendosi preferire per alcuni tratti di gara, che sono coincisi con le tre occasioni sciupate che potevano valere un gol e tre punti. I clivensi non hanno praticamente mai tirato in porta, prova ne sia che l’occasione più nitida è scaturita dal mezzo patatrac fra Burdisso e Sirigu nel primo tempo. Per il resto, poco o niente. Il tecnico Rolando Maran ha schierato inizialmente la squadra con il 4-4-2, differentemente dalle ultime uscite in cui aveva utilizzato il modulo col trequartista (Giaccherini, ieri out per squalifica). Due linee serrate di difesa e centrocampo, con Bastien e Castro larghi e il duo Stepinski-Inglese lasciati al loro destino e quasi mai serviti. La manovra si è sviluppata prevalentemente coi lanci lunghi, facili prede del terzetto difensivo granata che ha disinnescato volta per volta. L’inizio con buona verve del Torino, addirittura, ha portato i veronesi a una modifica tattica, passando al 3-5-2 e rinunciando definitivamente all’unica fonte di gioco, Radovanovic, relegato in mezzo ai due centrali di difesa. I terzini sono diventati ali, e Castro e Bastien hanno agito rispettivamente da mezzo-destro e mezzo-sinistro di centrocampo. La modifica sullo schema tattico ha garantito densità a centrocampo per il Chievo, nel tentativo di allontanare il più possibile le minacce alla porta di un Sorrentino che ha comunque risposto bene quando chiamato in causa.Il Torino ha fatto paura solamente quando Ansaldi, nel primo tempo, ha preso possesso della fascia sinistra, o quando Iago Falque e Ljajic sono venuti fuori dalla trequarti per duettare e imbucare per Belotti o i centrocampisti. Buon copione per le fasi iniziali di gara, ma col passare dei minuti i granata non sono riusciti ad adattarsi alle modifiche tattiche dell’allenatore avversario, finendo per essere prevedibili. Ljajic, nella ripresa, è arretrato fin troppo alla ricerca di palloni giocabili, lasciando un buco fra centrocampo e attacco. Il serbo è stato l’ultimo a mollare ma, data la mancanza di ritmo dei compagni di squadra, si è ritrovato a camminare con la palla al piede a centrocampo in alcune circostanze, in attesa di un’imbucata quasi mai arrivata per assenza di movimenti senza palla delle punte. Torino compassato col passare dei minuti: la manovra ha subito un vistoso rallentamento, complice il caso fisico di Ansaldi e Rincon. Bene Baselli in interdizione, mentre i cambi operati da Walter Mazzarri non hanno sortito alcun effetto, se non quello di far arretrare di poco il Chievo, forse più per l’inferiorità numerica allo scadere e la paura di buttare alle ortiche un punto prezioso. Per il Toro un’occasione persa, anche di agganciare l’Atalanta che ha pareggiato con l’Inter. Il pari di Verona, seppur in trasferta, non ha appeal, visto che l’avversario ha giocato per tutta la gara con un atteggiamento prevalentemente difensivo. Il Chievo, complice la sconfitta del Crotone a “Marassi” contro il Genoa, si allontana dal terzultimo posto ma avrà un calendario difficile da qui a fine stagione. Il Torino sarà spettatore della domenica calcistica e dovrà sperare che le concorrenti non piazzino il colpo, affinchè il risultato di ieri possa essere un punto guadagnato e non due persi. Mercoledì, all’ “Olimpico”, arriverà il Milan.
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