Gian Federico Rigondini, classe 1970, settore giovanile tra Castenaso e Bologna, anticamera di prima squadra senza sbocciare definitivamente, centrocampista di regia, interviene sul dibattito che si è aperto sul Bologna della scorsa stagione anche a seguito delle dichiarazioni rese a Bolognasportnews dall'ex rossoblù (anch'egli regista) Michele Pazienza.

Come valuta l'annata appena conclusa?

"Ero collegato con Il Pallone Gonfiato Live su Telesanterno - mi pare fosse la 38esima giornata, Bologna-Torino - quando il giornalista di Repubblica Simone Monari, rispondendo a una domanda da studio, sosteneva che è andata benissimo. Sono perfettamente d'accordo con lui, specie quando sostiene che il gruppo si poteva sgretolare all'annuncio della malattia di Mihajlovic. Io credo che non si debbano valutare solo le incidenze della malattia del mister e il Covid, ma anche il fatto che il pubblico si diverte grazie al gioco spettacolare della squadra".

Sì, però il Bologna è arrivato dodicesimo. E' tutto risolvibile con il famoso "progetto"?

"Io sono fortemente ottimista perché il Bologna non ha mai avuto una proprietà così forte. Non so se ci vorranno tre, dieci o vent'anni ma il nostro avvenire sarà luminoso. Per me una scalata a vertici europei oggi inimmaginabili è veramente questione di poco. A parte il fatto, come ha recentemente scritto Luca Baccolini, che il Bologna in Europa c'é già. Per il prestigio, il buon nome, la serietà del club. Mi meraviglio che ci sia ancora chi è scettico".

Saputo trarrà forza dallo stadio risistemato?

"Non ne ha certamente bisogno ma un rafforzamento è nelle cose. Intanto il Dall'Ara 2.0 soddisferà il senso estetico anche dei cultori d'arte: un monumento cittadino torna a nuova vita. Poi cresceranno i talenti che abbiamo in casa e caleranno le quotazioni di chi, tra gli avversari, si sente invincibile e ha già sentito il nostro fiato sul collo. Mi perdoni l'enfasi, ma io sono molto appassionato".

Cosa si aspetta dal mercato?

"Siamo già forti, e spesso sfortunati. E' giusto non scialacquare perché è meglio un uovo oggi di una gallina domani. Mi aspetto la tanto vituperata politica dei piccoli passi che però ci condurrà lontano. Voglio poi vedere come verranno accolti i molti che tenteranno di salire sul carro del vincitore".

Qualcosa da aggiungere?

"Sì, che rispetto il calciatore e il tecnico Pazienza - un playmaker, come me: ed è il punto da dove si vedono meglio campo e management - ma le sue analisi sul vostro sito hanno peccato di negativismo esagerato. Non è in questo modo che si aiuta il calcio italiano. Sottolineo queste cose perché è ora di lasciare da parte tutte le perplessità: chi ha a cuore le sorti dei rossoblù sarà dalla mia".

(contributo raccolto e coordinato da Alberto Bortolotti)

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