Lopetegui, l'esonero è l'unica nota intonata. Il capolavoro horror di Julen e Perez
"La grande bruttezza" diretta da Florentino Perez e Julen Lopetegui. Tutti i Real orrori di un presidente troppo fiero e di un allenatore (già) licenziatoSembra essere passata un’infinità dal 12 giugno scorso, giorno dell’arrivo di Julen Lopetegui a Madrid, sponda Real. Eppure sono bastati poco più di quattro mesi per vedere crollare a pezzi quello che era stato scelto da Florentino Perez come erede di Zinedine Zidane. Certo susseguire al francese, capace di vincere praticamente tutto alla guida dei Blancos, non era un compito facile. Saltare in aria dopo sole 10 partite disputate in Liga, forse, era ancora più difficile. “Questa decisione, presa con la massima responsabilità, ha il fine di cambiare la dinamica della squadra quando sono ancora raggiungibili tutti gli obiettivi stagionali. La giunta direttiva ritiene che ci sia una grande sproporzione tra la qualità della rosa del Real Madrid, che vanta 8 giocatori candidati al Pallone d’Oro, una cosa senza precedenti nella storia del club, e i risultati ottenuti sinora”: la Casa Blanca ha motivato in tal modo, con una nota, l’esonero del proprio allenatore nella giornata di ieri. L’ex ct della Nazionale Spagnola abbandona il posto da condottiero delle Merengues dopo la severa lezione di calcio subita, nel Clasico di domenica scorsa, dal Barcellona di Valverde. La manita firmata Coutinho - Suarez (tripletta) - Vidal ha strappato prepotentemente il filo conduttore della pazienza di Florentino Perez, il quale, dopo aver scelto personalmente in estate l’erede al trono più blasonato del continente, ha dovuto porre rimedio, a suo modo, al filotto di 4 k.o. (3 consecutivi) e 1 pareggio di un team apparso svuotato mentalmente e fisicamente nell’ultimo periodo. A spuntarla, nella corsa dei nomi contattati da Perez per il post-Lopetegui, è stato Santiago Solari, uno che il mondo Real lo conosce bene dato il passato da giocatore merengue dal 2000 al 2005 e quello da allenatore dei Catede B ed A prima, della selezione Juvenil B e del Madrid Castilla poi. Quasi un déjà vu, in Casa Blanca, di quanto successo nel 2016, quando il licenziamento di Benitez fu la base di una rinascita superlativa grazie alla mente di Zidane, scelto - come Solari – direttamente da Perez come soluzione interna. Nonostante un’esperienza ancora acerba, ‘El Principito’ di Rosario vanta, per parola di chi lo conosce, di una ricerca minuziosa dei dettagli e di una capacità di analisi dei match da grande allenatore. Se poi si aggiungono, come modelli ispiratori di Santiago, i nomi di Sacchi e Del Bosque, allora il cerchio dei motivi della preferenza di Perez si chiude alla perfezione. Il patron del Madrid, tuttavia, non affida un compito semplice alla nuova bussola del suo Real: l’obiettivo è quello di trasformare radicalmente le condizioni mentale e fisica di un team lontanissimo parente di quello che sedeva sul tetto d’Europa solo cinque mesi fa. I Blancos, infatti, attualmente noni in Liga e primi assieme alla Roma nel Gruppo G di Champions, sembrano completamente svuotati dopo la conquista delle 3 Coppe dalle grandi orecchie consecutive e il seguente addio di Cristiano Ronaldo nella scorsa estate. Il recente digiuno di gol per ben 8 ore di gioco da parte di Isco, Bale e co. è la certificazione dei gravi problemi che affliggono una squadra da sempre votata all’attacco e alla spregiudicatezza offensiva. L’evento alquanto sporadico delle successive 4 marcature messe a referto per tre volte da Marcelo e solo in un’unica occasione da Benzema è l’ulteriore conferma del periodo critico delle Merengues, sicuramente parte lesa (e non poco) e dalla decisione di CR7 di cambiare area e da quella di Florentino Perez di non rimpiazzare il fenomeno portoghese con un degno erede nell’ultima campagna acquisti. Le conseguenze sono evidenti: 20 reti incassate e solo 21 segnate sinora, tra Supercoppa UEFA, Liga e Champions. Ad oscurare ancor più la camiseta blanca sono il continuo nervosismo del capitano Ramos, i numerosi errori di un Kroos irriconoscibile, la scarsa efficacia di Asensio e Benzema sotto porta e i soliti problemi fisici di Bale. Le 7 lunghezze di distacco dal Barcellona capolista del campionato spagnolo impreziosiscono maggiormente il capolavoro horror realizzato da Julen Lopetegui. E allora palla a Santiago Solari, il prescelto da Perez per resuscitare e rendere nuovamente ‘galactica’ la vincente arte Real e, probabilmente, per fare da copertura agli errori di eccessiva fierezza commessi durante l'estate scorsa.
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