Il 31 maggio 1998 è una data fondamentale nella storia di Bologna: Predrag Danilovic segnò quel Tiro da 4 che è passato alla storia

- di Marco Vigarani -

Venti anni fa stava per succedere qualcosa di epocale che avrebbe cambiato per sempre la storia di Bologna.La Fortitudo era a 18" dal suo primo Scudetto, pronta a festeggiare questo evento battendo la Virtus nel quinto ed ultimo derby di finale. Al PalaMalaguti in decine stavano prendendo la rincorsa per volare in campo nella più classica delle invasioni, nei bar c'erano già bottiglie in mano pronte da stappare, nelle case si aspettava solo la sirena finale per avvolgersi in una bandiera e catapultarsi in strada per festeggiare fino al mattino. La controparte Virtus era raggelata, pronta a subire l'onta della sconfitta e della rivalsa di chi non aveva mai vinto niente. Qualcuno stava già lasciando il palasport, altri avevano già spento il televisore: prima o poi doveva succedere ma nessuno poteva pensare che fosse proprio quello il momento. Ed infatti non lo era. Un solo uomo poteva riscrivere la storia ed il suo nome è Predrag Danilovic. Sapete tutti come è andata. Il leader tecnico e carismatico, fino a quel momento autore di una prova a dir poco anonima (7 punti con 3/10 al tiro e 0/5 da tre), riceve palla sul -4 in uscita dal blocco e carica il tiro dalla lunga distanza. In quel momento il tempo si ferma, se guardate le fotografie o il video notate facilmente come compagni, avversari e spettatori siano accomunati dall'espressione di attesa: bocca aperta, occhi sgranati e consapevolezza intima di vivere l'ultimo atto di una serie finale senza paragoni degna della NBA. [youtube url="https://www.youtube.com/watch?v=TEP9FJoC2_0&t=7s" width="560" height="315"] Dall'altra parte dell'Oceano avevano giocato entrambi i protagonisti di quell'istante: Danilovic per tre stagioni in chiaroscuro per un totale di 75 gare, Wilkins per ben 14 anni e qualcosa come 1047 partite. Eppure il veterano che dieci anni prima aveva sfidato Larry Bird a 18" dalla sirena di quella partita tocca il braccio della guardia serba. Un contatto lieve e per qualcuno ancora oggi inesistente, di sicuro ininfluente per quel pallone che lascia le mani di Sasha e vola verso la retina ma decisivo per riscrivere la storia.C'è il canestro e con esso anche il fallo. La Virtus a -1 affida il cuore al suo Zar che va in lunetta e non sbaglia. 72-72 e tutto è già cambiato. Tutti lo sanno ma non vogliono ammetterlo. Ci sono secondi finali densi di errori seguiti da un supplementare che vede proprio Danilovic segnare altri 9 punti e prendersi lo Scudetto, ma la storia è cambiata per sempre in quella frazione di secondo. Dopo vent'anni non ricordiamo solo il gesto tecnico di un campione immenso o la prova di carattere di un uomo senza pari. Poco conta che sia stata coniata in quell'istante e riempita di imperituro significato l'espressione "tiro da 4". Non importano più le polemiche mai sopite per quel fischio arbitrale ed in fin dei conti forse neppure quel tricolore aggiunto alla bacheca virtussina. Il 31 maggio 1998 abbiamo assistito al potere magico dello sport di saper rubare un pezzo della nostra anima e scriverci dentro qualcosa di indelebile. Non ci ricordiamo venerdì scorso ma sappiamo esattamente cosa stavamo facendo in quel momento, chi era al nostro fianco e come abbiamo reagito vedendo quella palla entrare nel canestro. Virtussini o fortitudini, quel giorno tutti noi siamo stati partecipi di un istante che vale una vita intera e che raccontiamo a figli e nipoti con la consapevolezza di essere stati maledettamente fortunati. Perchè notti come quella non torneranno mai più.
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