Torino, cuore e sudore per riacciuffare l'Inter: si rivedono Ljajic e il 3-4-1-2
Il Torino, sotto di 2 gol contro l'Inter, è riuscito a rimontare la gara e a sfiorare il colpaccio nel finale. Dopo il primo tempo sottotono, la formazione di Mazzarri ha pigiato sull'acceleratore e, con l'ingresso di Ljajic, ha cambiato tatticamente aumentando la spinta offensiva
-di Alberto Gervasi-
La voglia di recuperare e la fatica nel cercare di raggiungere un obiettivo difficile per come si era messa la partita. Poi, la rimonta e la soddisfazione di aver strappato un punto, in trasferta, all’Inter. E il rammarico, confermato indirettamente dagli addetti ai lavori, per 3 punti che potevano maturare nel finale. Il Torino ha giocato col cuore e la testa il secondo tempo di “San Siro” e ha meritatamente acciuffato il pari che gli vale il primo punto stagionale, sofferto per come è maturato. Gli spunti che la gara ha dato sono stati tantissimi: innanzitutto la prestazione di Meité, uomo simbolo della gara di ieri, che ha pressato e cucito il gioco per tutti i 90’ e alla fine si è tolto pure la soddisfazione del gol. L’ingresso di Ljajic, buttato nella mischia al posto di Soriano (dovrà migliorare anche lui), che ha dato più verve offensiva alla squadra e ha sfiorato anche il gol. La prestazione, come detto a metà dalla società, vale una virtuale conferma e spedisce sempre di più Niang fuori dal progetto di Walter Mazzarri. Il tecnico, ex di turno, è riuscito come lo scorso anno a giocare lo scherzetto ai suoi vecchi tifosi. Il Torino è rimasto sorpreso dalla scelta di Spalletti di schierarsi con il 3-4-3. La posizione di Asamoah ha dato fastidio, dato che l'ex Juventus ha agito da esterno di sinistra di centrocampo in fase di costruzione della manovra, e da terzino sinistro in fase di non possesso, quando la squadra è passata al 4-3-3. I centrocampisti del Torino hanno faticato a contenere Brozovic, quasi sempre protetto dai compagni in fase di impostazione, mentre gli attaccanti Iago Falque e Belotti sono stati vittime della morsa del terzetto nerazzurro formato da D’Ambrosio, De Vrji e Skriniar, che non hanno lasciato un metro agli avversari.In più, Perisic ha costretto De Silvestri quasi sempre sulla difensiva, e Politano ha superato spesso il subentrato Aina, senza che Moretti riuscisse a raddoppiare. Il primo gol dell’Inter è stato frutto di distrazione della difesa granata, ma anche di distanza fra i reparti. Dopo la rete del capitano Belotti, che ha dimezzato lo svantaggio, il Torino ha cambiato pelle: si tratta di una costante della squadra di Mazzarri, che già lo scorso anno, in situazioni di svantaggio, è riuscita a riprendere in mano la partita, sfruttando tutte le energie a disposizione. L’ingresso di Ljajic ha sancito il passaggio (o ritorno) al 3-4-1-2 del finale della scorsa stagione: il serbo ha agito da trequartista dietro Iago e Belotti, con il centrocampo che è rimasto formato dalla coppia Meité-Rincon al centro e De Silvestri con Aina sugli esterni. Dopo il gol del pari, nuovo cambio di modulo, e ritorno al classico 3-5-2 con l’ingresso di Lukic e centrocampo e l’affiancamento di Ljajic a Belotti. Il Torino, alla fine, ha tirato in porta più degli avversari (10 a 9), pur avendo avuto il possesso per meno tempo e avendo completato un terzo in meno di passaggi (429 dell’Inter contro 292). L’impressione, dopo 180 minuti in cui la squadra ha affrontato due “grandi” della Serie A, è che la strada sia quella giusta: servirà lavorare sul ritmo del possesso e sulla tenuta mentale dopo un gol subìto. Se non ci fosse stato l’infortunio di Ansaldi, probabilmente Mazzarri avrebbe concesso l’esordio a Zaza, che si inserirà piano piano così come Soriano. La strada è lunga, il campionato è appena iniziato e il Torino, con la testa e con il cuore, ha ribadito di esserci.
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