Sabatini vuole dare un senso alla sua storia in rossoblù
Il Bologna riparte da Walter Sabatini: il punto dopo la conferenza stampa di presentazioneUno che per nominare Montreal dice Vancouver (che è poi una allitterazione...), se non diventa l'idolo di tutti, di sicuro diventa il mio. No, perché, dopo tutti i fiumi di retorica sul Canada che hanno fatto strabordare il Reno, ci sono voluti un sopravvissuto alla guerra da Vukovar e un sopravvissuto ai colpi della vita da Marsciano per dare un senso a questo spezzone della storia rossoblu (a proposito: il perugino ha mostrato di disciplinare bene la materia. Giuro, Villani chiamava Giacomino Onorevole. Ma anche Professore. Parola di abbonato). E se siamo arrivati - finalmente ! - a questo punto, per cui dopo la finta esaltazione per il debole Fire e l'inesistente Desire di 12 mesi fa, ci si entusiasma per una conferenza stampa (d'accordo, del tutto inusuale, sembrava Filippo Tommaso Marinetti prestato allo sport), io voglio ringraziare chi ha resistito a pressioni, prese in giro e talora insulti, rivendicando un ruolo e un'importanza a Bologna che sembrava non riguardare nessuno, e oggi è la zuppa in cui, Deo gratias, tocciano il pane Saputo e tutti i suoi. Voglio ringraziare anche chi gli ha pagato il famoso biglietto aereo, un altro versante delle considerazioni di ieri del Pupone Totti, il quale in mezzo a mille equilibrismi autoreferenziali ha invocato una "italianità" delle squadre di calcio la cui esigenza solo i ciechi o i complici possono ignorare. Pigliamo pure tycoon da Thailandia o Groenlandia in nome di sto cavolo di globalismo ma speriamo che capiscano dove son finiti e ci ficchino il naso, non è mica sempre scontato. "Ho conosciuto uno che spegne le luci del centro di allenamento, Lotito", il latinorum che tutti pigliano in mezzo ma porta la Lazio in Europa, tiene a posto i bilanci e corre per far ripartire il carrozzone Alitalia. Così, mentre si cuoce il riso.
Sabatini nel valorizzare sé stesso ha ridato un senso a un gruppo di manager - già rilanciato dai trionfi di Sinisa - ai quali solo cinque mesi fa venivano dedicate delle croci. Il pezzo iconoclasta della tifoseria e violentemente pro saputiano li voleva al rogo e adesso facciamo pure finta che vada tutto bene ma non è stato sempre così. E' evidente che molti errori sono stati commessi e che sul piano della comunicazione era una mezza tragedia, ma la svolta, come era inevitabile, è avvenuta dalla proprietà. Se sia stata la "paura" - non credo proprio - o qualche altra motivazione più profonda non è dato sapere. Ora che Saputo investe, al posto delle croci, per espiare, piantiamo delle rose (come se le colpe, quelle vere, fossero del management. Barzellette).
Adesso deve lavorare, il signor Walter, e dopo la cravatta e i "ziricucchini", detti anche "simitoni" (così lo abituiamo alla terminologia petroniana) in sala stampa verrà, certo, anche il tempo degli scontri. Di sicuro renderà poco banale e molto stimolante il nostro cammino, questo credo si possa dire.
Ah, sul confronto con Corvino non mi ha risposto. L'importante è che sappia che noi sappiamo. Qui uno "tosto" c'è già stato. Cacciato. Sarebbe brutto ripetere quell'esperienza, sono cambiate le condizioni. Per fortuna, per certi aspetti, il bagno di umiltà, indispensabile, è avvenuto.
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