C'è la stella che porta il suo nome nello stadio della Juventus. Ci sono le voto che lo ritraggono, dentro lo Stadium,  da giocatore esultare dopo un gol. Al museo della Juventus ci sono le immagini delle sue vittorie, della Champions League vinta, delle partite con la fascia di capitano. Anche le immagini da allenatore che riporta la squadra alla vittoria dopo gli anni bui di calciopoli. L'allenatore della Juve che inaugura il nuovo stadio e che per primo vince in quello stadio un campionato.

C'è l'orgoglio di rivendicare la sua juventinità ogni volta che ha vestito i colori bianconeri. C'è il coraggio di non aver mai rinnegato la sua appartenza anche quando ha guidato squadre avversarie acerrime della Juventus come Inter prima e il Napoli ora. 

Nessuno però ha mai sollevato un dubbio sul fatto che darà sempre il meglio per la propria squadra e che saprà tirare fuori qualcosa in più quando incontra la squadra in cui ha militato per 13 anni e che ha allenato per 3 stagioni vincendo altrettanti scudetti. Perché Antonio Conte è sempre stato, da giocatore e da manager, un esemplare professionista.

I tifosi però non dimenticano quell'addio frettoloso a pochi passi dall'inizio di una nuova stagione, ne dimenticano i contrasti con la vecchia proprietà e quel dito medio indirizzato verso la dirigenza in occasione di un Inter-Juventus di coppa Italia. 

Antonio Conte
Conte
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