Il Bologna rischia grosso anche col Chievo: a Verona è 2-2
Al vantaggio di Santander i clivensi rispondono e ribaltano la partita nel primo tempo, poi il 2-2 di Orsolini e tanta sofferenzaA Verona con l’obbligo morale – più che matematico – di vincere, per la terza partita consecutiva il Bologna parte forte e parte bene, trovando la via del gol al terzo minuto di gara con Santander. Il cabezazo dell’attaccante paraguaiano (primo gol di testa) su lancio di Danilo viene convalidato due minuti più tardi dell’effettiva realizzazione grazie alla revisione al Var da parte di Orsato, che in un primo momento aveva annullato la rete per apparente fuorigioco.
Dopo il gol e altri 5’ di intraprendenza offensiva – che frutta un’altra occasione da rete con Dzemaili – il Bologna si spegne progressivamente e inspiegabilmente: se il pareggio su rigore di Meggiorini (20’, mano di Calabresi, ammonito) può ancora essere considerato un fulmine a ciel sereno, il raddoppio rocambolesco di Obi in chiusura di primo tempo (45’) è conseguenza diretta di una seconda parte di prima frazione in cui i rossoblù arrivano in ritardo sulla maggior parte dei contrasti, non riescono mai a gestire adeguatamente il possesso palla e commettono distrazioni difensive decisamente evitabili.
Squadre a riposo sul 2-1 per i padroni di casa con la terrificante sensazione che sia un risultato equo, non di molto distante dai valori espressi in campo dalle due compagini nel primo tempo.
La reazione di Inzaghi è iraconda: fuori Calabresi e Dzemaili (il peggiore insieme a Krejcì) dal primo minuto della ripresa, dentro Orsolini e Poli e passaggio immediato dal 3-5-2 al 4-3-3.
Il cambio di modulo e protagonisti però non si riflette in un cambio di atteggiamento da parte del Bologna nelle fasi iniziali di secondo tempo: al 50’ è ancora il Chievo a rendersi pericoloso con Kiyine, vero spauracchio per la squadra di Inzaghi per l’intera durata della partita.
All’alba dell’ora di gioco (56’), finalmente, un raggio di sole. Una buona manovra offensiva innesca Krejcì sulla sinistra che effettua l’unica giocata di discreto livello della sua partita: il traversone è teso e ben indirizzato verso Orsolini, il quale trova la forza, la grinta ed il tempismo per saltare più in alto di tutti e insaccare alle spalle di Sorrentino.Il Bologna inverte nuovamente l’inerzia della partita e poco dopo il duello Orsolini-Sorrentino si rinnova (68’) con un tiro-cross da calcio piazzato: questa volta ha la meglio il portiere ma la cattiva notizia è che è anche l’ultima vera occasione da gol dei felsinei.
Ventura firmerebbe per il pareggio eppure sono proprio i clivensi a crescere nuovamente di ritmo e intensità: Birsa (entrato al 64’) rifinisce e spara, Kiyine inventa e dribbla, Barba osa ed esegue con successo addirittura un coast to coast che mette in imbarazzo una retroguardia distratta e lasciva. Il Chievo sale di baricentro e di palleggio, limita e a tratti assedia il Bologna, che rischia di subire il terzo gol dal peggior attacco del campionato in più occasioni e spreca le praterie lasciate in contropiede dai padroni di casa per mancanza di idee ed organizzazione offensiva.
Il triplice fischio che fissa il risultato sul 2-2 provoca più sospiri di sollievo tra le gradinate ospiti che locali: il Bologna “strappa” un punto ad una squadra proveniente da 7 sconfitte consecutive la quale, alla dodicesima giornata di campionato, si presentava con “meno di zero punti” in classifica (-1) e che mezz’ora dopo la partita si ritrova (non ufficialmente) anche senza allenatore.
E’ il terzo 2-2 nelle ultime quattro ma di gran lunga il peggiore: per il (non) gioco espresso, per una fase difensiva che dal 6 ottobre concede due gol a partita senza distinzione di stadio o avversario (10 gol subiti nelle ultime 5) e per un’incostanza prestazionale che non ammette previsioni o garanzie sul futuro.
Da salvare, probabilmente solo il carattere battagliero ed operaio impartito dal tecnico Inzaghi, ancora insufficiente (insieme a tutta la squadra) nella gestione e capitalizzazione dei momenti favorevoli della gara ma quantomeno recalcitrante al concetto di “resa senza lotta”.
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