Stirpe: “Stagione da spalmare in due anni altrimenti il calcio muore”
Il presidente del Frosinone Maurizio Stirpe, sulle pagine della Gazzetta dello Sport, ha esposto la sua ricetta per salvare soldi e stagione
Maurizio Stirpe presidente del Frosinone e vice presidente di Confindustria, nell’edizione odierna della Gazzetta dello Sport ha parlato della situazione economica che sta vivendo l’Italia in piena emergenza Coronavirus e di quale soluzione potrebbe attuare il calcio quando tutto sarà finito: “Sto vivendo questo momento con molta preoccupazione. Come imprenditore, come rappresentante degli interessi di molte imprese e come uomo di calcio. E’ una situazione drammatica, della quale non abbiamo ancora capito la profondità e non vediamo la via d’uscita. Si sta determinando una crisi di portata biblica, non paragonabile alle precedenti, nemmeno quelle da eventi bellici. Soluzioni? Bisogna agire su tre fronti: la fruizione di tutti gli ammortizzatori sociali per non far mancare il sostegno alle famiglie, garantire la liquidità al mondo delle imprese da parte del sistema bancario garantito dallo Stato, postergare in blocco i termini delle tasse alle aziende che non stanno fatturando. Io sono preoccupato per tutto. Qui è stata interrotta totalmente l’attività, quindi quei tre fronti devono valere anche per il calcio, anzi deve essere uno dei primi al quale applicarli. Gli stipendi? Se si cerca di far ripartire i campionati non potrà essere chiesto. Ma se non si riparte è evidente che bisogna chiedere il blocco, anche delle tasse. Se la stagione può ripartire? Molto difficile. Se si sposa la teoria di finire a luglio sarebbe un problema per la stagione successiva. E poi si potrebbe giocare solo a porte chiuse, quindi mortificando lo sport. E come si può ricominciare? Bisogna spalmare questa stagione in due, ossia ripartire da dove si era finito, ma solo quando ci saranno le condizioni di sicurezza. Questa stagione si deve chiudere al 30 giugno 2021, traslando tutti i contratti di un anno: i tesserati così prendono in due anni lo stipendio di uno, avendo lavorato solo un anno. E chi va in scadenza? Non cambia nulla, ci andrà il 30 giugno 2021. Tutti i contratti si allungano di un anno. Sponsor, tifosi e tv? Si congela tutto, entrate e uscite, e si riattivano quando si riparte. Lo Stato riavrà le sue tasse, i giocatori i loro stipendi, i tifosi avranno già gli abbonamenti e gli sponsor i contratti. Dopo i rinvii di Europei e Olimpiadi è la cosa migliore. Leggo proposte di fare solo due promozioni in A e altre cose astruse: purtroppo ci sono teste interessate a portare a proprio vantaggio anche le situazioni più drammatiche. Noi oggi saremmo terzi, quindi la A spetterebbe anche a noi. Ma dobbiamo superare queste questioni. Se ci sarà qualcuno che rimarrà scontento? Può darsi, ma se si fanno slitare questi tornei è la cosa migliore. Sono stati interrotti per la salute pubblica, devono riprendere quando il problema sarà risolto e, se bisogna aspettare un anno, aspetteremo. Come si può pensare di ripartire ad agosto o settembre? A porte chiuse? Sarebbe la fine del calcio, con scarso valore a livello economico. Tra un anno il calcio sarebbe più apprezzato. Il calcio si può fermare per un anno? Intanto lo Stato deve fare la sua parte, come per tutte le imprese. E poi oggi il calcio non ha valore. Se si riprende in modo frettoloso, si rischia di implodere. Bisogna sfruttare questi mesi di attesa per mettere mano a tutto il sistema. E lo devono fare le leghe europee, la Uefa deve generare coesione. Cosa che manca alle leghe italiane? Assolutamente. Ma questa crisi è destinata a cambiare molti nostri atteggiamenti e deve farci riflettere. Perdiamo troppo tempo in discussioni oziose, senza rispetto e considerazione per il movimento”.
Fonte Gazzetta dello Sport
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