Verso Napoli-Juventus: un dilemma chiamato Maurizio Sarri
Tutto ha inizio all’ombra del Vesuvio, quando il 10 gennaio del 1959 nasce nel quartiere di Bagnoli, un uomo che, a distanza di decenni, è divenuto il “Comandante” di una squadra prima e di un’intera città poiMaurizio Sarri sembrava avesse scritto nel suo destino che, una volta aver lasciato Napoli da bambino, ne avrebbe fatto ritorno, ma non come un semplice uomo alla scoperta di una città, bensì, come l’uomo della città, che per ben tre anni ha guidato e rivoluzionato la squadra partenopea. In vista della gara di ritorno di Napoli-Juventus che si terrà domani, 26/01 alle 20.45 al San Paolo, a poco più di 24 ore dal “big match”, il più discusso ed il più sentito da entrambe le tifoserie, tutti si focalizzano su Maurizio Sarri allenatore del Napoli prima e della Juventus ora.
Per la maggior parte si lasciano condizionare dalla storia del “tradimento” , quasi accusato di aver fatto un affronto troppo grande a quegli stessi tifosi che lo hanno supportato ed acclamato fino all’ultima partita di Napoli-Crotone del 20/05/2018, dove furono ben 91 i punti conquistati dal Napoli. Quasi un paradosso quello di aver occupato il secondo posto in classifica. Ma, come successo nel mondiale del ‘74, non ricordato per la squadra vincitrice (Germania dell’Ovest), bensì per il bel gioco espresso dall’Olanda, il Napoli di Sarri resterà il vincitore indiscusso di quell’anno, avendo raggiunto un vero e proprio record. Un uomo che ha portato a Napoli il “bel gioco”, le cui esperienze professionali affondano le loro radici prima da calciatore e poi da allenatore. Partendo sempre dal basso, con la sua umiltà e la sua bravura, ha conquistato la vetta del calcio europeo, vincendo nel 2019 l’Europa League come allenatore del Chelsea.Ma non sempre, durante la sua vita, ha navigato nell’oro: tanta la polvere ed il terreno calpestati sui campi di gioco e non solo; tanti i momenti difficili affrontati, come quello ad Alessandria durante il campionato di Lega Pro-1^ divisione 2010/2011, quando per problemi societari l’unico supporto era quello della moglie Marina che, mai lo ha abbandonato. Dopo aver superato questi momenti difficili e dopo aver proseguito la sua carriera, Sarri approda in un contesto che sarà il suo trampolino di lancio: Empoli. Dal 2012 al 2015 siede sulla panchina toscana: il primo anno perde la finale dei play off contro il Livorno, nella stagione successiva ottiene il secondo posto in classifica dietro il Palermo (stravincitore del campionato), e la promozione diretta in Serie A; nell’ultima stagione si salva.
Proprio durante quest’ultimo anno, iniziano ad intravedersi le caratteristiche di un gioco divertente e spumeggiante, che diventerà la prerogativa del tecnico toscano. Motivo per cui per la stagione 2015/2016 il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentis, vuole a tutti i costi Sarri a capo degli azzurri. Inizia qui il progetto triennale di Sarri a Napoli che, oltre a plasmare gli uomini, ha plasmato anche i calciatori in rosa a sua disposizione. Un lavoro duro ed intenso, quasi maniacale, svolto di giorno in giorno sui campi di allenamento a Casetl Volturno, per estrapolare dai suoi il meglio e far sì che di partita in partita il Napoli diventasse una squadra che desse spettacolo. Un uomo tutto “casa e chiesa”, mai pizzicato, sempre lontano dai riflettori, ha concentrato le sue energie ed i suoi anni qui a Napoli solo ed esclusivamente sul Napoli, investendo tempo e sentimenti per un popolo che meritava un giusto riscatto.Lo ha portato sulla vetta e, non per sua colpa, si è visto costretto ad abbandonare la città e la nave, senza avere nemmeno avuto il coraggio di raccattare le sue ultime cose presenti in un posto che pre 3 anni aveva rappresentato la sua casa. Si “spezza” così, professionalmente, un legame forte tra Maurizio Sarri, Napoli ed i tifosi napoletani. Approda alla panchina del Chelsea, affrontando la sua prima esperienza in Premier League, anche lì, dà il meglio di sè: campioni come Hazard, Luiz, Giroud ed Azpilicueta, Pedro, Alonso, Willian e Kantè si fanno guidare senza indugio dal “Comandante “ dandogli piena fiducia e facendosi trasportare a Baku, vincendo la coppa di Europa League. Proprio dopo l’esperienza al Chelsea arriva la nota dolente: Sarri approda sulla panchina della Juventus. Una scelta additata, discussa, infangata e mortificante fatta da colui che si è sempre proclamato l’anti-juventino per eccellenza. Ma non tutti comprendono quanto la sua carriera, rispetto a quella dei suoi veterani colleghi, sia breve ma intensa. Per una volta, non guardiamo Sarri come il traditore, ma guardiamolo come uomo che fa le sue scelte professionali migliori per il suo futuro. Chi di noi sarebbe stato disposto a rinunciare ad un ingaggio di circa 6 mln di E netti a stagione, più bonus? Soprattutto all’età di 60 anni...credo proprio nessuno. Non è un ragionamento che si riduce alla venalità, ma un ragionamento logico secondo cui qualsiasi uomo e qualsiasi professionista mirino alla crescita. Maurizio Sarri ci ha messo tanto a salire e deve metterci poco ad ottimizzare.
Per cui, in vista del suo ritorno al San Paolo, per la prima volta dopo quella famosa partita Napoli-Crotone, quest’uomo va applaudito, perchè nessuno oltre lui ha portato il Napoli ai massimi livelli di punteggio e gioco, perchè nessuno più di lui ci ha messo il cuore e, forse, è l’unica squadra che veramente ha avuto il suo cuore.
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