Divieto del numero 88: lo specchio di una gestione ipocrita
Dalla prossima stagione sarà vietato l'utilizzo del numero 88 per i calciatori appartenenti alla FIGC
Dalla prossima stagione Mario Pasalic e Toma Basic dovranno cambiare numero di maglia, poichè
il Viminale ha emanato alcune nuove leggi per contrastare il razzismo e l'antisemitismo, tra queste spunta il divieto per i calciatori di poter indossare il numero 88 sulla propria divisa.
La decisione è stata presa dal Ministero dell'Interno, dello Sport e dalla FIGC, in seguito all’accostamento di tale numero al saluto neonazista “Heil Hitler” dato che la “H” è l’ottava lettera dell’alfabeto; questo è un ragionamento contorto che va a penalizzare il suddetto numero, ma che non tocca minimamente altri, come nel caso del “14” che spesso è affiancato a due slogan ideati da David Lane, membro dell’organizzazione neonazista The Order, che citano:
“We must secure the existence of our people and a future for White children”.
“Because the beauty of the White Aryan woman must not perish from the earth”.
Le cui traduzioni sono:
“Dobbiamo assicurare l'esistenza del nostro popolo e un futuro per i bambini bianchi”.
“Poiché la bellezza della donna bianca ariana non deve sparire dalla terra”.
Tutto ciò in uno Stato dove ogni domenica avvengono episodi di razzismo, alleviati da molti sotto la nomina di “campanilismo”, mai puniti e considerati, ma per le quali vengono sanzionati casi ristretti come durante la semifinale di Coppa Italia tra Juventus e Inter, oppure nella gara di campionato tra Atalanta e i bianconeri della Juventus con sanzioni e Daspo mirati a pochi individui. Lo stesso Stato in cui diversi gruppi politici possono sfoggiare simboli e gesti in contesti neutrali favorendo i propri partiti e intraprendendo discorsi di contro-campagna politica verso i rivali.
Calcio e politica dovrebbero essere due mondi completamente distaccati: il primo deve permettere di dare svago dalla quotidianità, mentre il secondo deve essere un argomento di maggiore interesse per una popolazione che non trova ideali e tende a non prendere in considerazione le elezioni e le campagne elettorali. Due mondi completamente differenti che non dovrebbero mischiarsi per il bene di entrambi e che così facendo non rischiano altro che creare astio e portare a decisioni futili; come quando molti politici decidono di esporsi allo stadio nel bel mezzo delle tifoserie, specialmente durante il periodo di campagna elettorale, per provare a racimolare qualche manciata di voti mancando di rispetto ad un contesto di aggregazione e svago.