“Gioco di coppa”. Questo il titolo della chiacchierata insieme ad Arrigo Sacchi e Ruud Gullit al Teatro Social di Trento, nell'ambito della quinta edizione del Festival dello Sport, evento organizzato dalla Gazzetta dello Sport. Coordinati dal giornalista della rosea G.B. Olivero, Sacchi e Gullit hanno ripercorso l'epopea che ha portato il Milan in cima all'Italia, all'Europa e al Mondo. In particolare, Gullit ha tenuto banco facendo sorridere il pubblico con la sua verve da conduttore televisivo più che da ex calciatore.

“Ricordo bene quello che mi diceva Arrigo. ‘Come and go’, vai e vieni. ‘Where is dangerous!’, dove potevo essere pericoloso. A tavola ridevo e scherzavo, continuamente. Molti miei compagni guardavano Arrigo per farlo notare, ma lui diceva ‘lasciatelo fare’. I primi tempi ero sempre stanco, debole, Sacchi ci faceva lavorare tanto. Dopo aver fatto già molto lavoro, dovevamo fare anche degli esercizi con dei palloni pesantissimi da utilizzare con le mani!”. 

Prima lo scudetto del 1988 da assoluto protagonista, poi la coppa dei Campioni a Barcellona contro la Steaua. Arrivata dopo quel difficile turno contro la Stella Rossa a Belgrado. “Io ero in tribuna nella prima partita, non stavo molto bene. Ricordo che la nebbia entrò come il latte. Sembrava che qualcuno l'avesse mandata apposta. Nessuno vide il gol di Savicevic. Provai nel corridoio dell'albergo, e il giorno dopo giocai. Avevamo segnato, poi Donadoni si fece male e rischiò di morire. A un certo punto, l'altoparlante dello stadio disse prima in serbo e poi in italiano che Donadoni era fuori pericolo, e i tifosi di casa fischiarono. Com'era possibile fischiare un giocatore che aveva appena rischiato di morire poco prima?”

Gullit non ha più a che fare col calcio, e ha dato sfogo a una sua grande passione: la storia degli egizi. “Io iniziai a fare l'allenatore, ma non mi sentivo tale. Non sono più intorno al Milan, la gente mi chiede i biglietti per le partite ma non so nemmeno a chi dovrei rivolgermi. Da quando avevo 12 anni sono appassionato della storia degli egizi, grazie a un libro che mi regalarono. Sono stato tre mesi in Egitto per girare un documentario che uscirà a breve. E voglio andare anche nelle Americhe, per saperne di più sugli Incas e sui Maya. Lo so è una cosa mia personale, ma volevo regalarvela…”

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