L’Italia perde la partita dello sport sociale. In Spagna Nadal e Gasol raccolgono 14 milioni di euro
In un gioco virtuale, l’Italia sportiva perde la sua partita sociale con il Resto del mondo. I due spagnoli campioni anche nella raccolta fondi
- di Luca Corsolini -
Un gioco da spiaggia adesso che finalmente lo possiamo fare. Non una partita di calcio, non una gara di biglie, comunque un gioco, che abbia la leggerezza necessaria per affrontare temi anche sociali. Dunque, partiamo: Italia-Resto del mondo le due squadre, il pallone è la società.
Partiamo dalla Formula 1. Primo Gran Premio di una stagione nata male. Sulla pit lane i piloti inginocchiati: Lewis Hamilton, straordinaria eccezione, in un mondo in cui il talento del pilota non basta, se non innaffiato dai soldi di un genitore o di una azienda, dunque interprete adatto, e non solo per risultati, per dire che la Formula 1 non è un posto è per neri, indossa la maglia più eloquente, Black lives matter, non più uno slogan, un manifesto che tutti conosciamo e che molti, per fortuna, riconoscono; sulla maglia degli altri, una scritta altrettanto chiara, un invito in forma di didascalia: end racism. Charles Leclerc, che non è italiano, ma è come se lo fosse, sono tutti e sempre italiani i piloti della Ferrari, non c'è nella foto di gruppo, dice che essere contro il razzismo è un comportamento individuale, e non capisce che isolarsi significa essere individualisti, farsi gli affari propri. Nemmeno capisce che così facendo impoverirà il suo risultato, Leclerc sale sul podio MA non è in quella foto a suo modo storica, e oltre tutto segna un autogol: la sua Ferrari, quel giorno, aveva la scritta Forza Alex, e Alex è un mondo, il mondo lo riconosce, e quell'assenza ha oscurato il messaggio. Risultato, facile: Italia 0-Resto del Mondo 1.
Riparte, manca sempre meno, l'Nba. Tutti a Orlando, nella bolla, nome che il coronavirus fa dare al posto, e che posto, Disneyworld, dove le squadre sono riunite in sicurezza. Sul campo vedremo tutti la scritta la scritta Black lives matter e i distratti potranno concentrarsi su altre scritte, stampate sulle maglie dei giocatori. Sappiamo tutti che il 23 dei Lakers si chiama LeBron James ma nella ripartenza del campionato potrà chiamarsi Black Lives Matter, oppure Basta, e quella sarà la sua identità, il suo modo di essere. In Italia la Lba, che della Nba ha solo scimmiottato la sigla, non sa ancora quante squadre avrà al via e non è stata capace di convincere il governo che gli incentivi alle sponsorizzazioni sono un aiuto alla sopravvivenza dello sport. Forse non è riuscita anche perchè ha parlato troppo di sport di vertice, e poco, e male di sport di base. Di sicuro non è stata credibile facendo parlare solo Petrucci e Gandini che non vanno in campo e che non suscitano emozioni. Messina e Djordjevic dove erano, costretti allo stesso silenzio di Teodosic e Rodriguez, Sacchetti e Datome ? Risultato, sempre facile: Italia 0-Resto del mondo 1, e siamo già sotto di due gol.
Torniamo al Covid. Nole Djokovic, numero 1 al mondo nel tennis, serbo ma molto italiano, per formazione e per carattere, un suo sodale è Fiorello con cui ogni volta che può e possono si inventa un siparietto, organizza un Adria Tour che si dimostra un disastro, peggio, un focolaio. Risultato, strano: Italia 1, per silenzio, Resto del Mondo 0.
E restiamo al Covid. Tutti, nel momento del bisogno, hanno lanciato una raccolta fondi, abbiamo imparato cosa è il crowdfunding, soprattutto abbiamo imparato che un virus si combatte con comportamenti virali: un supereroe da solo non vince nessuna partita, tante persone unite nelle stesse azioni valgono molto di più.
Domanda: avete memoria di una raccolta fondi lanciata dallo sport, dallo sport come una sola grande squadra ? No, non ne avete memoria, non ne potete avere. Ci sono stati gesti individuali, ad esempio una vendita all'asta di cimeli individuali da parte di Federica Pellegrini, quasi 66 mila euro ricavati, ma nessuna campagna collettiva come sarebbe stato lecito aspettarsi, a maggior ragione in un anno di Olimpiadi rinviate. La bandiera olimpica non è un capriccio, è un manifesto preciso: cinque cerchi, ognuno di un colore diverso, ognuno a rappresentare un continente; sono, anche e soprattutto, cinque cerchi intrecciati, a testimoniare che, se ne faccia una ragione anche Trump, un continente da solo perde il mondo. E i cinque cerchi intrecciati dicono, come spiega sempre Mourinho quando dice che se uno sa solo di calcio non sa niente di calcio, che tutte le discipline hanno la stessa dignità, e la stessa importanza anche se hanno un valore diverso. Vero, da noi si praticano 387 discipline, forse un po’ troppe per fare squadra, ma in Spagna non sono troppo differenti da noi: hanno il calcio, il basket, il tennis, il ciclismo e altro. Così Nadal e Marc Gasol, sport individuale e sport di squadra, si sono riuniti e hanno lanciato una raccolta fondi. Non loro, di tutti. Hanno raccolto 14 milioni: 14 milioni che valgono come una lezione per noi, amara da digerire, da imparare subito anche per correggerci la prossima volta che dovremo lanciare uno spot in tv. Abbiamo fatto dire ad alcuni sportivi distanti ma uniti, proponendo una negazione invece di una affermazione, sarebbe stato più forte il messaggio dicendo la distanza fa l'unione. In ogni caso, risultato, facilissimo: Italia 0-Resto del Mondo 1.
Insomma, abbiamo perso, e nettamente, la partita dello sport sociale. In tempi in cui Barrow e Juwara consegnano una vittoria del Bologna a San Siro sull'Inter che noi riassumiamo in un gioco di parole, dedicato a due ragazzi in ...Gambia, invece di fotografare l'evidenza: Black lives matter.