I timori per le future logiche politiche cittadine e lo stallo sulle aree compensative adesso fanno davvero vacillare il restyling dello stadio Dall'Ara

- di Alberto Bortolotti -

Non c'è niente di peggio, nel fare valutazioni "pubbliche", che considerare le cose immutabili. Ed è un errore, invece, in cui cadono spesso tifosi e giornalisti. Ma anche proprietari e manager: se Tavecchio dichiara alla Gazzetta che all'epoca della nomina di Ventura a CT della Nazionale il candidato numero 1 era Roberto Donadoni, ma il Bologna non diede il permesso, forse a Saputo sono fischiate le orecchie. Non c'è pianificazione che tenga, non ci sono "progetti": se uno si sente stretto in un posto è giusto che vada. Siamo tutti di passaggio, figuriamoci se non lo è un allenatore. Alla cui figura viene attribuita una importanza eccessiva. Se avessimo preso un altro, all'epoca, lasciando il nostro mister all'azzurro, non sarebbe di fatto cambiato molto. E l'Italia sarebbe ora in Russia. A proposito di progetti, si percepisce che stia un po' vacillando quello sullo stadio. Tutto parte dall'eccessiva lungaggine della definizione ingegneristica e architetturale del lavoro da fare: va bene rispettare tutte le compatibilità, ma si sta esagerando. Il Comune voleva - come è logico - incassare un dividendo politico dall'appoggio incondizionato a Saputo. Se il dividendo politico scolora, se la tempistica si fa sfumata, se tutti i contorni sfarinano, è chiaro che una comunità elettoralmente contendibile rimette - per alcuni può essere incredibile - al centro i comitati. Già il Comune, a quanto risulta a chi scrive, aveva iniziato a eccepire a Maccaferri sulla quota di verde da non abbattere per rendere possibile (ma non contra legem) la costruzione del supermercato Despar al posto della piscina del Cierrebi. Gli alberi che sono dalla parte dello stradone dovevano restare. Ma qui il punto è un altro: non si può andare nel 2021 contro 5 Stelle e Lega (alleate ?) con un market, l'ennesimo, al posto di un impianto sportivo. Diventa come il cordolo a Borgo Panigale che costò il ballottaggio alla Bartolini contro Guazzaloca nel '99.Se il PD e Lepore (intiepiditosi vieppiù nei confronti del temporeggiatore Saputo e di Maccaferri. Idem Merola, che però nel 2021 sarà un ex) non vogliono essere impallinati - già che non è così improbabile - ecco che il totem del circolo ex Carisbo va sacrificato. Anche perché sono tre anni che si parla di un progetto che è ben lungi dall'essere presentato. Oddio, le indiscrezioni di stampa - ne hanno parlato Carlino e Repubblica, sulla scorta di un lancio dell'agenzia Dire - sulla moral suasion che Sindaco e uffici comunali stanno facendo su Maccaferri perchè ceda il passo alla Fondazione Cassa di Risparmio (molto attivi, nelle stanze che contano, l'ex presidente Sacchi Morsiani e l'attuale presidente onorario Ragonesi: sarebbe una "recompra" di peso) sembrano avere sbloccato in parte la situazione. Voci dal di dentro sostengono che il famoso progetto venga in realtà presentato a metà luglio. Se così fosse, ben vengano i pungoli del presente: almeno qualcosa, sull'onda della necessità, si muove. Ma sarà vero?La realtà è che questa, ahimè, potrebbe essere l'inizio di una slavina. Da tempo Fenucci sostiene che in realtà il Bologna è estraneo alle famose aree "compensative". E se ciò è verissimo formalmente, risulta difficile pensare che una simile stampella economica possa essere sacrificata. L'ad rossoblu vuole apparire disinteressato, superiore alle tante trappole politico-economiche dell'operazione, ma in realtà è un atteggiamento - di facciata - comprensibile che non si può però permettere. Nei fatti. Chi mette i soldi che Saputo non può e non vuole buttare sul tavolo (tramite mutuo al Credito Sportivo, in ogni caso non si tratta di cash)? Solo il Cierrebi e i Prati di Caprara, o qualcosa di analogo, possono rappresentare un polmone utile. E' triste dirlo, ma al momento sono più elevate le possibilità che l'operazione venga messa in freezer in attesa di tempi migliori. A meno di un colpo d'ala. L'unico che può farlo abita in Canada. La palla è in mano sua.
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