Superlega, il retroscena sul no di Agnelli ai fondi in Serie A: il presidente della Juve rifiutò 1,7 miliardi di euro
La Gazzetta dello Sport evidenzia il perché della posizione del presidente della Juve, Andrea Agnelli, in assemblea di Lega lo scorso 19 novembre
L'annuncio della Superlega con tanto di comunicato ha sicuramente provocato un terremoto nel mondo del calcio: i top club europei si sono riuniti per dar vita ad una competizione tra le “migliori” in assoluto, escludendo di fatto tutte le altre con evidenti ripercussioni sia dal punto di vista dello spettacolo che soprattutto di quello economico.
Sotto certi aspetti la ventata di novità era già nell'aria, probabilmente non certamente intuita dai vertici del calcio italiano, che dovettero fare i conti, lo scorso 19 novembre, al rifiuto di un presidente di una squadra di Serie A alla partnership di alcune società che avrebbero garantito un introito dal punto di vista finanziario assolutamente rilevante.
Il rifiuto di Agnelli porta alla nascita della Superlega
A rivelare questo particolare retroscena è La Gazzetta dello Sport , che nell'edizione odierna rileva quanto segue: “ Era il 19 novembre scorso quando la Serie A votava, con favore unanime, l'ingresso dei private equity in Lega: Cvc , Advent e Fsi , interessati alla partnership ”. L'ingresso di questi gruppi nella Lega era garantito ai club un miliardo e settecento milioni di euro.
Tra i presidenti di Serie A interessati all'operazione spicca il netto rifiuto del presidente della Juve, Andrea Agnelli, il quale è arrivato in poco tempo ad una "posizione dichiaratamente ostile ai fondi". In particolare questi fondi avrebbero dovuto gestire i diritti tv della Serie A, ma nel contempo una clausola applicata all'accordo preliminare prevedeva esplicitamente che “le società si impegnassero per dieci anni a non appoggiare nuove manifestazioni come la Super Lega”.
I possibili scenari dopo l'ufficializzazione della Superlega
L'annuncio della Superlega ha risvolti economici soprattutto per quanti vi partecipano: la scelta di Juve, Milan e Inter di aderire alla nuova competizione impedisce di fatto la rivalutazione della Serie A e nel contempo si oppone volontariamente al progetto della nuova Champions, che dal 2024 prevede di allargare la manifestazione a 36 squadre.
È questo quanto rileva La Gazzetta dello Sport, che aggiunge: "Andrea Agnelli aveva lavorato a stretto contatto con Aleksander Ceferin, numero uno Uefa e amico personale, per la realizzazione della nuova Champions. Per Ceferin quello di Agnelli è stato un tradimento".