ESCLUSIVA IPG - Inter-Verona passa in tribunale: «Ho denunciato gli addetti Var per frode»
L'intervista esclusiva all'ex candidato sindaco di Verona, Michele Croce, che di mestiere fa l'avvocato, ha denunciato per il reato di frode sportiva Luigi Nasca e Rodolfo Di Vuolo
La polemica per la direzione arbitrale di Inter-Verona dello scorso 6 gennaio, e in particolare per l'atteggiamento degli addetti Var sul secondo gol nerazzurro viziato da una gomitata di Bastoni a Duda, rischia di avere un seguito penale.
L'avvocato Michele Croce - ex presidente di Agec (Azienda Gestione Edifici del Comune di Verona), di Agsm (vendita di gas naturale, energia elettrica e teleriscaldamento) ed ex candidato sindaco di Verona (nel 2017 con la lista Verona Pulita, mentre nel 2022 al fianco del candidato Flavio Tosi attraverso la lista Prima Verona) - ha infatti depositato una denuncia con prot. 2024/0007599 (vedi sotto) all’Ufficio della Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Milano, per il reato di frode sportiva nei confronti dei signori Luigi Nasca e Rodolfo Di Vuolo, rispettivamente arbitro Var ed assistente arbitro Var per quanto accaduto allo Stadio Meazza di San Siro a Milano in occasione della 19ª giornata di Serie A. Ecco l'intervista rilasciata dall'avvocato Michele Croce in esclusiva a Il Pallone Gonfiato.
Signor Croce lei era allo stadio in occasione di Inter - Hellas Verona?
“Sì, ero allo stadio con i miei due gemelli, Francesco e Lorenzo, di 15 anni. Per me è stata una partita importante perché era la prima volta che portavo i miei ragazzi fuori da Verona a vedere la nostra squadra del cuore, diciamo che era un primo appuntamento allo stadio insieme al papà. È stata una bellissima partita, ricca di capovolgimenti, con un bel Hellas in campo e - al di là di chi poteva perdere o vincere - la partita è stata emozionante".
… tranne per l'epilogo, suppongo.
"Ciò che è successo a tempo scaduto ci ha lasciato tantissimo amaro in bocca e nel viaggio di ritorno in auto, parlando di quello che era successo con i miei ragazzi e vedendo le immagini con i telefonini, ci era apparso subito incredibile quello che era successo. Questo mi ha portato a togliermi gli abiti del papà e ad indossare la toga di avvocato: già da quella sera ho subito pensato di studiare il caso per fare qualcosa, perché era talmente chiaro e univoco che ci fosse stata un'ingiustizia e ho discusso con i miei ragazzi per capire cosa poter fare”.
Cos'ha pensato immediatamente allo stadio? Le è saltata subito all'occhio la gomitata di Bastoni?
“No inizialmente non me ne sono reso conto perché i tifosi ospiti sono segregati nel terzo anello opposto rispetto a dove è avvenuto il fatto, pertanto non ce ne siamo accorti. Ci siamo resi conto solo dopo qualche minuto vedendo le immagini sui telefoni”.
Come è nata l'idea di presentare una denuncia in tribunale per gli addetti Var?
“L'idea di verificare cosa fosse successo sotto il punto di vista giuridico è nata in auto con i miei ragazzi che nella loro ingenuità mi avevano chiesto cosa si potesse fare davanti a queste ingiustizie. Dopo di che, tornato a casa ho iniziato a studiare e a leggermi il regolamento Var, nonché la normativa penale sulla frode sportiva cercando di capire se qualcosa potesse essere configurabile. Volevo capire se un'ingiustizia così grave potesse avere qualche risvolto. E l'esito positivo è arrivato domenica, anche a seguito di un confronto con dei colleghi penalisti”.
Come pensa si risolverà? Qual è l'iter a cui andrà in contro la vicenda?
“Chiariamo che questo è il primo caso di denuncia per frode sportiva legato ad addetti Var. In passato ve ne sono state altre rivolte agli arbitri, alcune delle quali purtroppo si sono tramutate in condanne, ma questo è il primo caso in cui ad essere denunciati sono gli addetti al monitor. Io sono convinto che il Var sia uno strumento che non offra discrezionalità sotto alcuni profili, quantomeno a chi è chiamato a gestirlo, quindi - come recita il regolamento dell'Aia - i principi Var devono essere applicati in ogni gara. Ribadisco il ‘devono’: pertanto l'arbitro Var e l'assistente Var avrebbero dovuto richiamare l'arbitro in campo per verificare quell'episodio. Quello che si contesta penalmente come frode sportiva a Nasca e Di Vuolo è che su un episodio simile avrebbero dovuto richiamare l'arbitro di campo. Poi quest'ultimo avrebbe potuto prendere la sua decisione e valutarlo non influente, ma quello che non è sindacabile è che loro avrebbero dovuto richiamarlo davanti ad un accadimento così grave, con palla lontana. Il fatto che poi ne sia scaturito un gol rende il tutto più grave, perché c'è proprio una regola specifica che impone questo richiamo all'arbitro in campo. Loro non l'hanno fatto e penso che questo rientri nella casistica della frode sportiva prevista dalla legge di cui all’art. 1, co. 1, L. 401/1989. Ritengo che ci sia reato penale perché questo episodio ha influito sulla gara: se fosse avvenuto al primo minuto o a metà di uno dei due tempi non sarebbe stato decisivo nell'influenza della gara, ma il fatto che sia avvenuto a tempo scaduto è assolutamente decisivo. Pertanto la frode sportiva generica c'è tutta: ora deciderà il giudice”.
Nasca era al Var in Juventus-Bologna quando Iling Junior atterrò Ndoye in area di rigore. Ed era al Var anche in occasione di Juventus-Verona, gara in cui Faraoni aveva accentuato un fallo di Kean dopo la rete incassata. In quel caso l'Aia decise di declassarlo in Serie B per un paio di partite. È possibile che si sia lasciato condizionare e questa volta abbia preferito non intervenire?
“Io credo di no, ma è una mia supposizione. Secondo me la responsabilità finale delle decisioni rimane sempre dell'arbitro in campo, quindi un arbitro Var deve richiamare sempre davanti ad episodi dubbi. Dopodiché ha esaurito il suo compito. Nel momento in cui richiama l'arbitro in campo, è quest'ultimo che poi ha la discrezionalità di valutarlo con vari replay, da varie angolature e con diverse velocità di riproduzione. Quindi credo che come ha fatto al minuto 100esimo, quando forse avrà avuto dei sensi di colpa per ciò che non aveva fatto prima, doveva richiamare l'arbitro. Anzi il caso di Bastoni è molto più grave rispetto al calcio di rigore perché sappiamo che un penalty può essere segnato o sbagliato, ma dall'altro episodio è scaturito il gol e non è stato applicato il regolamento dell'associazione italiana arbitri. La lettura è univoca: lui e il suo assistente non potevano non richiamare l'arbitro e il fatto che sia avvenuto al minuto 93 è decisivo nella configurazione del reato”.
[Il video della simulazione di Faraoni in Juventus-Verona: Kean fa gol e lui si butta a terra]
Tralasciando il match di San Siro, come vede la corsa alla salvezza del Verona?
"Se tolgo la toga di avvocato e indosso la t-shirt da tifoso dell'Hellas Verona dico che sono abituato a seguire il Verona dalla Lega Pro e considero la Serie A un regalo, accetto tutto e mi diverto in qualunque serie. Questo è lo spirito di noi tifosi del Verona. Sono molto critico nei confronti di questa presidenza per ciò che sta avvenendo. L'anno scorso è avvenuto un miracolo perché a dicembre eravamo già retrocessi, invece alla fine ci siamo salvati nello spareggio con lo Spezia. Il mercato invernale dell'anno scorso fu decisivo per la salvezza perché arrivarono Hien e Ngonge. Non posso pensare che il Verona sia già retrocesso, ma sto costatando che ci sono state delle ingiustizie e spero si arrivi alla verità. Stiamo assistendo ad uno smantellamento della squadra (in ultimo Faraoni alla Fiorentina), ma vedremo chi arriverà. Noi tifosi sosterremo a prescindere la squadra".
Quanto pesa la cessione di Hien all'Atalanta e una possibile cessione di Ngonge?
“Se questi giocatori non vengono adeguatamente sostituiti, queste cessioni possono inficiare abbastanza sulla salvezza, perché rappresentano giocatori cardine per ll'Hellas. Fino ad oggi abbiamo avuto tre punti di forza: Hien in difesa, Duda a centrocampo e Ngonge in attacco, se si tolgono due di questi tre elementi e non si tenta di ricomporre i reparti diventerà veramente difficile salvarsi”.