Di Francesco, dall'Inferno al Paradiso a suon di tacco. La Roma è guarita
Eusebio Di Francesco, dal baratro alla certezza. L'allenatore della Roma, dopo un inizio di stagione da dimenticare, torna ad avere una posizione ben salda alla guida dei giallorossi. Cruciale la vittoria del derby della capitaleQuando vivi nella capitale d'Italia e alleni la Roma non puoi fallire e, se non stai facendo bene, il tempo per rimediare non è mai quello giusto. Ne sa qualcosa Eusebio Di Francesco, l'uomo scelto lo scorso anno dalla dirigenza italo-americana per dare una scossa non indifferente al tramonto dell'era Spalletti e dell'impero di Francesco Totti. E se al primo anno sulla panchina giallorossa riesci a chiudere la stagione italiana alle spalle di Juventus e Napoli e a portare La Lupa a un passo dalla finale di Champions dopo aver respinto alla grandissima l'invasione del Barcellona, se ti chiami, insomma, Eusebio Di Francesco, allora ti aspetti, probabilmente, un'annata sicuramente meno turbolenta di quella che attualmente stai vivendo. Già, perchè lo score del trainer ex Sassuolo, dal 19 agosto al 23 settembre, è praticamente un film horror da dimenticare e alla svelta: una vittoria alla prima di campionato contro il Torino, due pareggi contro Atalanta e Chievo e altrettante sconfitte contro Milan e Bologna. Di mezzo il sonoro ko in Champions, al Bernabeu, contro i pluripremiati campioni d'Europa del Real, per un totale di 5 punti conquistati in A e 0 nel calcio continentale. Se, poi, a condire il tutto, si aggiungono le parole di "disgusto totale" del presidente James Pallotta, allora il filo della permanenza alla guida dei capitolini diventa davvero sottile e l'ombra dei successori diventa sempre più incombente e minacciosa. Di Francesco lo sa bene, i giocatori della Roma non lo negano a cominciare dal capitano Daniele De Rossi, il quale sia al termine del match contro il Real che di quello contro il Bologna del 23 settembre scorso non mente sul momento critico del proprio team e sull'obbligo di rimboccarsi le maniche e tornare alla vittoria quanto prima. Di pari passo, i mugugni dei tifosi giallorossi assumono ben presto la forma di un'autentica contestazione, specie dopo una campagna mercato estiva che ha visto fare le valigie a pezzi da novanta del calibro di Radja Nainggolan, Alisson Becker e Kevin Strootman, praticamente i beniamini della stragrande maggioranza dei supporter della Magica. Non è un caso che ad entrare nel turbinio delle critiche rivolte al club sia lo stesso fautore del mercato capitolino, il direttore sportivo Monchi. Eppure quando i risultati non arrivano il primo a farne le spese è sempre il tecnico di una squadra, specie se dopo un mese di campionato il posto in Champions rischia di allontanarsi a dismisura contro ogni proiezione estiva. Lavorare sodo e far ritrovare la coesione ad un gruppo disunito e dal morale bassissimo sono gli obblighi più importanti di Eusebio Di Francesco, che, subito dopo la trasferta del Dall'Ara persa malamente per 2 reti a 0, vede il ritiro come unico rimedio ad un baratro apparentemente senza fine. Ricaricare mentalmente i giocatori e tornare a vincere per convincere e autoconvincersi della propria forza non è merito di tutti, specie se vivi nella capitale e ricevi quotidianamente gli attacchi verbali di molti, se non della totalità dei sostenitori. Ma se ti chiami Di Francesco non puoi aver dimenticato che solo cinque mesi fa lottavi in semifinale di Champions contro il Liverpool di Jürgen Klopp, battendolo (seppur invano) 4-2 nel ritorno all'Olimpico della doppia sfida che avrebbe permesso di giocare una finale al cospetto dei Galactici di Florentino Perez. Il resto della storia contemporanea del tecnico giallorosso parla da sé: 4 gol rifilati in casa al Frosinone e soprattutto 3 reti messe a referto nel derby contro la Lazio, statistiche che, lette in un'altra lingua, riportano la Roma a 2 punti dal quarto posto della classifica italiana occupato dall'Inter di Luciano Spalletti. Demolire gli eterni rivali biancocelesti, in particolar modo, permette di ribaltare una situazione di precarietà sino ad arrivare all'esatto opposto, se sei a Roma. Di Francesco lo sa ed è per questo che è lui ad abbassare i toni per primo: al team giallorosso, unica rosa in A ad andare a segno per ben tre volte di tacco, servono la concretezza e la continuità giuste per continuare la scalata e guaire definitivamente. Ma passare dalle stalle alle stelle non fa mai male, specie se alleni la Roma e ti chiami Eusebio Di Francesco!
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