Inter, Sacchi velenoso: "Il pressing non esiste. Gioca un calcio approssimativo, non di standard europeo. Hanno il dovere di..."
Le dichiarazioni molto critiche sull'Inter, dell'ex allenatore del Milan e della Nazionale azzurra
Martedì sera l'Inter ha sconfitto il Salisburgo allo stadio “Meazza” per 2-1, confermando il primo posto del girone D con 7 punti insieme agli spagnoli del Real Madrid. Ma in un'intervista rilasciata al quotidiano “La Gazzetta dello Sport” l'ex allenatore del Milan e della Nazionale azzurra, Arrigo Sacchi, ha criticato in maniera molto netta la prestazione della squadra nerazzurra. Di seguito riportiamo le sue parole.
Arrigo Sacchi, la dura critica all'Inter
"Martedì il Napoli e l’Inter hanno vinto. Tutti contenti perché la qualificazione agli ottavi di finale, per entrambe le squadre, è più vicina. Ma domandiamoci: come hanno vinto? Hanno dominato l’avversario? No. Hanno divertito? Non proprio. L’Inter giocava contro il Salisburgo in larga parte composto da ragazzi nati negli anni Duemila, eppure ha sofferto e, molto probabilmente, soffrirà anche nella sfida di ritorno in Austria".
Poi continua:
"Perché? I nerazzurri hanno grandi valori tecnici e atletici, posseggono molta esperienza, tuttavia fanno un calcio piuttosto approssimativo. Hanno notevoli potenzialità, questo è sotto gli occhi di tutti, però spesso giocano per conto loro. Ad esempio: il pressing non esiste. Finita l’azione, rientrano tutti e vanno a fare massa in difesa. Logico che, così facendo, ci si porta l’avversario in casa. Purtroppo l’Inter pratica ancora un calcio che non è completo, non è di standard europeo".
“È arrivata seconda nella passata stagione, grande risultato, ma adesso i nerazzurri hanno il dovere di migliorarsi. Soprattutto a livello di conoscenze. Simone Inzaghi, allenatore che dà l’anima e s’impegna tantissimo (e dico questo perché lo conosco da parecchio tempo), deve riuscire a fare un salto in avanti. Per adesso è molto bravo sulla base di un calcio vecchio. Mi piacerebbe che ci fosse un’evoluzione, che si cercasse il dominio del gioco e, di conseguenza, dell’avversario. Il calcio, non mi stancherò mai di dirlo, è uno sport offensivo e di squadra, mentre noi in Italia lo concepiamo ancora come uno sport difensivo e individuale. Questo è il vero problema”.
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