Nainggolan: "Mi hanno trattato come un pezzo di ..."
Il centrocampista della Spal è tornato a parlare del suo passato in una recente intervista al Corriere della Sera
Il centrocampista della Spal, ex Roma, Radja Nainggolan è tornato a parlare di sé e della sua carriera in un'intervista al Corriere della Sera. Il giocatore è tornato in Italia nella sessione invernale di mercato e segnando subito all'esordio contro il Bari.
I sacrifici dei familiari:
“Sono un calciatore e prima ancora un uomo che ha scelto di essere felice. Ho nella testa e nell’anima le sofferenze che ho vissuto da ragazzo. Eravamo poveri, mia madre faceva le pulizie e mille lavori extra per sostenerci. Mio padre ci ha lasciati che ero giovanissimo. Mi sono sacrificato per diventare un calciatore, guadagnare e far vivere bene i miei cari che come me e con me hanno sofferto”.
La sorella:
"É la persona più importante della mia vita, insieme abbiamo sofferto e gioito. E ne abbiamo passate tante".
Gli otto shottini di Sabatini:
"L’ho chiamato e gli ho detto che otto sono pochi. Ne bevo anche venti. E che poi vado in campo lo stesso. Mi vuole bene, mi ha sempre consigliato di avere una vita più tranquilla. Pensa che avrei avuto una carriera migliore. Ma non sono d’accordo, in campo ho dato il massimo".
Il ritorno a Cagliari per la moglie:
“Sì, dovevo stare vicino alle mie figlie. Era giusto tornare in quel momento e non mi sono tirato indietro”.
De Rossi e la Spal:
"Ci sono venuto per Daniele De Rossi e dopo due giornate l’hanno mandato via. Se non ci fosse stato lui neanche ci avrei pensato. Ha avuto forti divergenze con la società, lo ha detto del resto. Ho riflettuto e alla fine sono rimasto, nonostante tutto. Devo aiutarli a salvarsi".
Ritorno in Belgio, ad Anversa:
“Ero contento di essere tornato nella città dove ci sono due delle mie figlie e dove sono cresciuto. Quando sono arrivato all’Anversa dicevano che ero un grande giocatore, alla fine mi hanno trattato come un pezzo di m…, un parassita. Non li perdono”.
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