"Andiamo Capitano!". Franco Colomba ricorda Gigi Radice
Franco Colomba ricorda con queste parole emozionanti Gigi Radice, suo ex allenatore
Queste le parole ai piedi della collina di Pontecchio Marconi all’inizio della passeggiata della Domenica mattina che precedeva il pranzo delle 10.45 prima della partita.
In quella mezz’oretta si ripassava il “compito” per il pomeriggio, ma si riusciva ugualmente a “sparare”anche qualche cavolata e lui stesso non lesinava battute sulla politica (socialista) o sul ciclismo o su tutto ciò che stimolava un dualismo di qualche genere, per crearsi degli antagonisti, stimolare la discussione e conoscere il pensiero altrui.
Si dice che fosse un sergente di ferro ma non era assolutamente vero.Era semplicemente un uomo coerente che rasentava si la testardaggine ma era pronto al dialogo in ogni momento e ad ammettere tranquillamente di essersi sbagliato.
Io sono diventato un suo fedelissimo giocando 30 partite su 30,mi ha regalato la gioia della fascia di Capitano con un rituale cavalleresco come ai tempi del Medio Evo consegnando le chiavi della squadra a chi era già da quindici anni nel Bologna ,dando valore a quel senso di appartenenza che oggi non considera più nessuno ma che quando le cose non vanno si reclama a gran voce e si pretende da chi non può averlo.
La nostra squadra veniva da un anno positivo ma tribolato per via di problemi connessi al calcio scommesse ed eravamo tutti vogliosi di rivincita.
Gigi riuscì a trasmetterci un’ulteriore grande spinta emotiva e caratteriale, puntando sul nostro orgoglio ed anche sulle nostre capacità, grazie alla sua personalità ed al suo sapere calcistico.
Il venerdì che notoriamente nel calcio non è un giorno di carico terminavamo la seduta con una partitella a campo ridotto e si affrontavano due squadre, quasi fisse: I figli del Re( Gigi) ed i figli della Regina( Mirko Ferretti il secondo).Dovevano essere partitelle di 15’ tanto per divertirsi e scaricare ed invece duravano a volte dai 30’ ai 45’ con sole, pioggia, neve o nebbia. Vere e proprie battaglie a sfinimento.Lui aveva il fischietto e...spesso vinceva!Riusci’ ad ottenere il massimo da ognuno di noi è questo è l’essenza del ruolo dell’allenatore. I bei risultati della squadra sono stati la logica conseguenza.
Ancora oggi per me il vero precursore del calcio moderno in Italia è stato lui ,con il suo pressing che partiva dagli attaccanti (Pulici e Graziani a Torino - Fiorini e Garritano a Bologna) proteso a recuperare prontamente palla ed a ribaltare velocemente il gioco.
Nel mio percorso calcistico ha rappresentato un uomo vero che mi ha dato la convinzione di poter diventare un punto di riferimento per la squadra, sia da giocatore che da allenatore....e gliene sono immensamente grato.
Resta un caposaldo nella mia crescita umana e professionale.
Sono stato a trovarlo un anno fa in Ospedale ed anche nella passività della sua sofferenza il piglio del Guerriero gli si leggeva nello sguardo.
Grazie Gigi, “i figli del Re ed i figli della Regina”non potranno mai dimenticarsi di te.
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