A quattro giorni dall'amara sconfitta di Budapest della Roma contro il Siviglia nella finale di Europa League, lo storico giornalista e grande tifoso giallorosso Carlo Zampa, ha voluto scrivere una lettera indirizzata al sito “Il Romanista”, dove si è lasciato andare a un durissimo sfogo con un calcio che non lo rappresenta, con l'arbitraggio di Anthony Tylor e lanciando anche delle stoccate a Lotito, De Laurentiis, Agnelli e Ferrero. Di seguito riportiamo il suo lunghissimo discorso.

Carlo Zampa, le sue dure parole

"Caro Direttore,
prendo spunto dal tuo articolo di ieri per approfondire il mio pensiero e per esternare tutto il disappunto per un calcio che non mi rappresenta più, che non ha più alcuna credibilità e che risponde solo alla logica dei bottegai di turno. Non è una crisi di coscienza, quella dovrebbe averla chi gestisce il calcio in questo modo, ma nella loro logica affaristica c’è solo spazio per la voracità e il desiderio di fagocitare tutto e tutti nel nome del Dio denaro.

Chi ama in modo disinteressato non conosce crisi di alcun tipo verso l’oggetto del suo amore e giovedì sono uscito di casa con la maglietta della mia Roma e col sorriso di chi sente da sempre l’orgoglio di essere tifoso giallorosso, di essere rappresentato da una società che ha sempre combattuto certe logiche di potere ed è stata estranea agli scandali che negli anni hanno inquinato il mondo del calcio col loro nauseabondo fetore. La sconfitta della finale di Europa League a Budapest ha lasciato un segno profondo nell’animo di tutto il popolo giallorosso, non solo di quello presente allo stadio. La speranza di vivere il sogno di una doppia vittoria europea in due anni si è infranta ai maledetti rigori, che ancora una volta tormentano la nostra storia.

Ma la gestione della partita da parte dell’arbitro Taylor è stata la tipica goccia che ha fatto traboccare il vaso e questa volta per il sottoscritto è arrivato il momento di dire basta ad un sistema finto e marcio, che risponde solo ed esclusivamente a regole politico-economiche e che usa il tifoso come fosse una slot machine, naturalmente taroccata, che elargisce una quantità industriale di denaro ad ogni tiro di leva. Adesso sentiremo la solita favola che noi saremo più forti delle ingiustizie, come quella che alla fine della stagione gli errori si compensano. No, non è così, o almeno l’ho creduto anch’io per tanto tempo, ma alla mia età ormai sono convinto che è pura utopia, che le ingiustizie a lungo andare uccidono la passione, raffreddano gli ardori, ti lavorano ai fianchi fino a far vincere il disamore, non per la Roma, quello mai, ma per questo calcio.

La Roma resta l’amore di sempre, il sogno del bambino che diventa realtà, che ti accompagna per tutta la vita e ti emoziona solo a nominarla, ma lo sport è un’altra cosa. Lo sport è competizione, è gioia e soprattutto speranza di poter battere il tuo avversario sul campo, anche se è più forte di te, non è il vincere ad ogni costo e in qualunque modo. Mai! Basta essere trattati da poveri imbecilli, ottenebrati dal tifo per la propria squadra e dall’illusione di poter sperare di vincere, quando le regole non sono uguali per tutti. Parlando di Roma il focus nei prossimi giorni si sposterà sulle difficoltà della proprietà di fare mercato per il mancato ingresso in Champions e sulla permanenza o meno di Mourinho, perché il FPF ci impone di rispettare i paletti imposti dall’Uefa, altrimenti ai 5 milioni già trattenuti se ne aggiungeranno altri 30. È un falso problema se non si decide una volta per tutte di garantire giustizia ed equità nello sport.

È stato forse un campionato regolare quello che si sta concludendo? Per i Friedkin adesso sarà più facile fare mercato, basterà prendere esempio dalla Juventus, trovare società compiacenti per fare plusvalenze gonfiate, preparare un bel bilancio e spendere miliardi per comprare i migliori giocatori e vincere, perché per loro è l’unica cosa che conta. Tanto al massimo patteggiano, confermando la loro colpevolezza e pagano una multa da 718 mila euro, praticamente il corrispettivo di un pranzo di pesce. Che ci vuole? In fin dei conti il Presidente Federale Gravina ha detto che il brand Juventus deve essere tutelato e all’accettazione del patteggiamento i Lotito di turno hanno esultato, brindato e soprattutto difeso i bianconeri dagli sciacalli che volevano condannarla. È stato messo sull’altare sacrificale Andrea Agnelli, ormai di peso anche al cugino Elkann, per salvare il più possibile la società, come se lui fosse stato l’usciere e non il presidente. È prevalsa la Ragion di Stato, la politica, l’interesse economico alla vigilia della vendita dei diritti televisivi per il prossimo triennio, il peso specifico di un bacino di utenza di tifosi che garantisce enormi ricavi. Potenza della Giustizia Sportiva.

Il tutto naturalmente dopo lo scandalo di calciopoli 1 e 2 con la revoca degli scudetti e la serie B e la farsa dell’esame di italiano di Suarez. Invece il brand del Chievo e della Fiorentina non valevano nulla? I loro tifosi non avevano gli stessi diritti di quelli bianconeri? Perché non si è fatto niente per trovare una soluzione anche per loro? I loro debiti col fisco imponevano assoluta intransigenza? Questo calcio è malato e economicamente agonizzante e della Juventus si ha assoluto bisogno e va difesa e tutelata a qualsiasi costo. Tra l’altro la Federazione ha adottato un metodo pilatesco, dando 10 punti di penalità ai bianconeri senza impedirgli di arrivare in zona europea, lasciando la responsabilità della decisione finale all’Uefa di Ceferin, che dopo aver sbraitato contro i bancarottieri del calcio europeo che volevano fare la Superlega, ancora deve prendere i provvedimenti promessi. Immaginiamo se solo dovessero retrocedere la Juventus in serie B e magari correre il rischio che una squadra tipo il Sud Tirol (peccato che non ce l’ha fatta) possa essere promossa, cosa potrebbe accadere. Il primo ad arrabbiarsi sarebbe Lotito, che già si era espresso in modo totalmente contrario alla possibilità di vedere nella massima serie squadre come Carpi, Frosinone, Latina, Sassuolo, Empoli o Cesena.

Hanno diritto di cittadinanza, secondo lui e i suoi compagni di merende, solo le società che hanno un bacino di utenza degno della serie A, rivendibile a livello mediatico. Quel Lotito, che ha mantenuto il posto di consigliere federale soltanto dopo che gli era stata ridotta la squalifica dal Collegio di Garanzia del Coni, grazie al suo amico buonanima Frattini, per il gioco delle tre carte fatto nel caso tamponi/covid. Questo è il calcio dei Lotito, dei De Laurentiis, degli Agnelli e dei Ferrero (c’è chi sperava che diventasse presidente della Roma…) e francamente comincia a farmi schifo. E sia chiaro, mi faceva schifo anche Ciarrapico quando era presidente della mia Roma, tanto per far capire qual è la mia idea di sport e di calcio. Ho l’idiosincrasia per gli affaristi e i politicanti che se ne fregano della passione dei tifosi, che hanno invece il diritto di pretendere di avere tutti gli stessi diritti e le stesse possibilità. Il problema oggi invece è solo Mourinho, il suo comportamento «irresponsabile e irriguardoso» verso l’arbitro Taylor e il designatore Uefa Rosetti (ricordate?), le «inaudite violenze» contro l’arbitro inglese da parte dei tifosi giallorossi in aeroporto, il tutto naturalmente con la grancassa mediatica di quotidiani e tv varie. Nessuno giustifica gli eccessi di qualche esagitato o le esagerazioni in panchina di Mourinho, ma farne l’unico responsabile di ogni evento negativo sembra quantomeno risibile e ridicolo.

L’Uefa ha aperto un’inchiesta su Mourinho, l’ex bianconero Marchisio ha definito schifoso l’atteggiamento dei tifosi della Roma contro Taylor, dimenticando che l’arbitro Oliver dopo Real-Juventus (quella del «bidone della spazzatura al posto del cuore», detto da Buffon) fu costretto addirittura a cambiare casa. La violenza va condannata senza se e senza ma e chi sbaglia deve pagare, ma sono stanco di questo puritanesimo o giustizialismo ad orologeria, a seconda della convenienza. Il tecnico portoghese è inviso al sistema calcio nazionale e internazionale e c’è da credere che se dovesse rimanere sulla panchina giallorossa la prossima stagione sarebbe una via crucis per la Roma, in Italia e in Europa. E se quest’anno anche un Carneade in giacchetta nera come Serra si è permesso il lusso con il suo atteggiamento arrogante e provocatorio di affrontare Mourinho a bordo campo, si capisce come il tecnico portoghese sia considerato un nemico da combattere e sconfiggere dal mondo arbitrale.

Conosciamo le dinamiche, ci siamo passati con Zeman, che dopo la denuncia fatta sul calcio che doveva uscire dalle farmacie, fu osteggiato aspramente fino a quando Franco Sensi decise di liberarsene. E il grande Lippi disse all’epoca che il sistema era quello e chi non si adeguava doveva andarsene, naturalmente nel silenzio/assenso generale del mondo del calcio. Ma tant’è, ci siamo abituati e questo compatterà ancora di più l’ambiente romanista intorno a Mourinho, è bene che lo sappiano i Friedkin. Taylor è stato la punta dell’iceberg di una stagione travagliata per la Roma, per sue colpe certo, ma non solo e se i giallorossi non sono riusciti ad entrare in Champions attraverso il campionato è dovuto anche a decisioni arbitrali quantomeno discutibili e mi riferisco alle gare contro il Milan in casa e il Bologna in trasferta, dirette entrambe dal fenomeno Orsato, il più grande di tutti, quello che nel 2021 a Torino contro la Juventus s’inventò la regola secondo la quale se c’è un fallo da rigore e segni un gol, quello è rigore. Invece no, è sempre gol, salvo poi dire ai giocatori della Roma col suo smagliante sorriso che non era colpa sua se Veretout aveva sbagliato il rigore.

Questo è il nostro calcio, purtroppo, e per me la misura è colma, scendo alla prossima fermata. Questo non vuol dire che non seguirò più la Roma, ci mancherebbe, ma lo farò con la consapevolezza che quello che propagandano è solo wrestling col pallone. Andrò a vedere la Roma Femminile e la Primavera, almeno quelle ancora profumano di sport leale, fino a prova contraria. Fintanto che le cose resteranno così, farò la mia piccola e personale battaglia contro questo sistema bacato non dando più nemmeno un centesimo alle emittenti di turno che trasmetteranno le partite.

Continuerò a vedere la mia Roma, s’intende, magari in un locale o a casa di amici o in altro modo e soprattutto i regali che farò saranno solo con materiale ufficiale AS Roma. Nel caso in cui venissi contattato da un call center dei broadcaster e mi proponesse un abbonamento per la stagione calcistica, lo sottoscriverei solo se accettassero come pagamento i soldi del Monopoli. Un prodotto finto va pagato solo con soldi finti, fino a che le cose non cambieranno. Non voglio sembrare come l’ultimo dei Samurai, ma solo come una persona e un tifoso che difende un’idea, una fede, una passione, anche a scapito di rimetterci personalmente. Una delle cose migliori che ho fatto nella mia vita è stato non aver presentato da speaker Capello, Emerson e Zebina in un famoso Roma-Juventus del 2004, finita poi nell’inchiesta di calciopoli.

È stato un urlo di dolore e di rabbia verso un sistema mafioso che andava combattuto in ogni modo e se tornassi indietro non esisterei nemmeno un attimo a rifarlo. Vincere non è l’unica cosa che conta come dice Agnelli, ma l’obiettivo dev’essere lottare lealmente e onestamente per ottenere il massimo traguardo sul campo battendo l’avversario di turno. Questo vogliono e chiedono ragazzi e bambini che vanno allo stadio, che soffrono e piangono per la loro squadra del cuore e credono ancora in un mondo dello sport equo e giusto. Se si lascia il calcio in mano ai truffatori di sentimenti, sarà solo una questione di tempo, ma la fine sarà inevitabile.
Caro direttore, scusami se mi sono dilungato, ma so che mi capisci. Con la stima e la gratitudine di sempre, ti abbraccio e
SEMPRE, 
SEMPRE, SEMPRE, FORZA ROMA! FORZA ROMA! 
FORZA ROMA!"

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