Tardelli, lettera d'addio a Paolo Rossi: "Momenti irripetibili vissuti insieme. Oggi tutta l'Italia piange per te"
Commovente lettera d'addio di Marco Tardelli all'amico Paolo Rossi pubblicata questa mattina su La Stampa
"Click. Buio. Stamattina all'alba rispondendo come un automa alla telefonata di Michel, dentro di me, si è spenta la luce. Buio pesto, niente lacrime, niente parole, niente di niente. Solo buio".
Inizia così la commovente lettera di Mario Tardelli all'amico Paolo Rossi, scomparso ieri all'età di 64 anni dopo una lunga lotta contro il cancro. Lettera pubblicata questa mattina da La Stampa, nella quale l'ex centrocampista della Juventus e della Nazionale Campione del Mondo '82, ha voluto ricordare i momenti più belli vissuti insieme a Pablito.
"Un fratello che se ne va senza preavviso, senza un perchè. Poi ho pensato che negli ultimi tempi ti ho cercato, come in preda al panico, come sentendo qualcosa dentro e non sono riuscito, se non con sms o attraverso Federica, in quello che avrei voluto e allora forzando il mio carattere chiuso e pieno di pudore, di cui sorridevi divertito e scanzionato, provo a dirtelo qui, fratello sul campo e nella vita. Fratello di gioia, di luce, di totale felicità. E' difficile, direi impossibile per me ricordare tutto quello che abbiamo vissuto insieme. Momenti belli, unici, irripetibili, insieme nella difficoltà, nel dolore e nell'isolamento di quel Mondiale '82 in cui sembrava di essere soli contro il mondo e poi improvvisamente padroni del mondo intero. Giovani invincibili, ci sentivamo persino belli e irresistibili, proprio come ci vedevano allora gli italiani, che ci hanno sempore riempito d'amore finoi ad oggi con tutta l'Italia che piange per te. Il 5 luglio contro il Brasile, sei riuscito a trasformare in gol liberatorio un mio tiro sbilenco che poi ho provato a farti credere che fosse un mio grande passaggio. E poi l'11 luglio la nostra resurrezione, il tuo gol, gli abbracci con cui ti abbiamo soffocato, quel sorriso luminoso che non dimenticherò mai, la gioia, la forza, quel giro di campo con la Coppa ubriachi di felicità e le nostri notti in bianco a scherzare nei corridoi. Quel senso enorme di responsabilità verso un Paese che guardava noi come un presagio al futuro. Un Paese unito dalla nostra vittoria. Un miracolo fatto da da un gruppo di ragazzi, che a distanza di quasi 40 anni, si sentono famiglia. E allora Paolo dai un bacio a Gaetano e abbraccia il Vecio anche da parte mia. Cominciate a giocare voi, prima o poi ci rivedremo":