L'analisi della brutta faccia mostrata dal Milan contro l'Inter: se Suso non è in giornata non gira neanche Higuain. E Donnarumma deve crescereCosa resta del derby in casa Milan? La domanda avrebbe una sola risposta, “il nulla più totale”. I rossoneri hanno messo in atto l’esatto contrario di tutto ciò che Gennaro Gattuso si era augurato alla vigilia del match contro l’Inter: non sono stati squadra, non hanno messo Gonzalo Higuain nelle condizioni di finalizzare, non sono riusciti a contrastare con alcun mezzo la fisicità dei cugini nerazzurri. Non solo, perché nonostante gli avvertimenti del proprio allenatore, quelli visti in campo sono sembrati più angeli che diavoli, spesso e volentieri in balia del possesso palla e degli strappi avversari e quasi intimiditi dal coraggio degli uomini di Luciano Spalletti. La traduzione di un’analisi cruda e quasi impietosa si ha in alcuni dati statistici che sicuramente non passano inosservati: l’Inter ha messo a referto ben 14 tiri complessivi, di cui ben 7 in porta al cospetto delle sole 2 conclusioni nello specchio realizzate dal Milan; se si guarda al possesso palla, come se non bastasse, il Biscione ha strapazzato il Diavolo con un netto 57% a 43%, percentuali impreziosite anche con la bellezza di 9 angoli a 4 a favore dei padroni di casa. Il filo conduttore di tali cifre è stato, in casa Milan, un baricentro bassissimo con un assenteismo praticamente mai visto sinora in fase di pressing alto. L’esatto opposto, invece, ha fatto l’Inter, capace di portare più di quattro uomini oltre la linea della metà campo praticamente in ogni azione offensiva partorita e sempre costante nel prendere alti i difensori rivali in fase di costruzione da dietro - caratteristica, quest’ultima, quasi immutabile nel gioco richiesto da mister Gattuso -. La domanda sorge, dunque, spontanea: meglio rischiare la giocata a ridosso della propria area di rigore o cercare la profondità direttamente con il rinvio lungo del portiere in caso di pressing alto degli avversari? Certamente, per i rossoneri, l’altezza degli attaccanti in rosa non sarebbe una variabile di rilievo qualora la sfera arrivasse direttamente da un rilancio dell’estremo difensore, ma probabilmente, talvolta, aiuterebbe la retroguardia a rifiatare dai pericoli creati dal team oppositore. Tornando al 169° derby della Madonnina, ciò che ha destato più scalpore in campo è stata l’assenza della cattiveria agonistica richiesta ed espressa direttamente da Gennaro Gattuso. Tale fattore è da estirpare al più presto assieme alla precaria condizione fisica e alla fragilità mentale evidentemente generate dal lavoro svolto nelle ultime due settimane con le Nazionali dai titolarissimi rossoneri.I problemi non finiscono qui, perché diventa difficile pensare a un Milan che, per far risultato, deve poter girare sempre e comunque attorno alla figura di Suso: appare evidente, infatti, che quando il numero 8 spagnolo si inceppa o non è al meglio, anche il motore dell’intera squadra si arresta clamorosamente senza portare alcun frutto di livello in fase offensiva. La fragilità di Çalhanoğlu, inoltre, rischia di diventare una costante e, se anche Suso non dà il meglio, i palloni giocabili che arrivano sui piedi di Gonzalo Higuain sono ridotti ai minimi termini. L’esempio lampante di questa carenza è dato proprio dal match di ieri sera, nel corso del quale il Pipita non è riuscito ad infilare la difesa nerazzura in alcuna occasione. Per l’ex-Juve la partita contro l’Inter si è manifestata come una corsa continua e mai assistita dai compagni, oltre che come un pressing solitario inefficace e, pertanto, alquanto futile. Il merito di Higuain, tuttavia, è stato quello di crederci sempre al cospetto di altri dieci giocatori apparsi come un vero e proprio ossimoro rispetto al numero 9 argentino. Se a tutto questo aggiungiamo il fatale errore commesso da Gianluigi Donnarumma nella valutazione dei tempi di uscita sul cross di Vecino al minuto 92’ del derby (col conseguente gol partita di Icardi a porta sguarnita), allora la frittata risulta essere perfetta. “E’ stata una lettura sbagliata ma non abbiamo perso per colpa di Donnarumma, ma perché abbiamo avuto poco coraggio e perché l’Inter ha giocato meglio” ha tuonato Gattuso al termine della sconfitta della domenica sera, parole di chi sa che colpire i singoli dopo una prestazione negativa come quella di ieri non serve a nulla. Eppure ogni singolo calciatore presente sul rettangolo di gioco ha delle responsabilità e talvolta queste ultime possono mostrarsi come delle colpe, in caso di scelte sbagliate. Una regola che, nonostante l’età, vale per tutti, compreso il portiere della Nazionale classe ’99. Ciò nonostante, una partita non può cancellare quanto di buono fatto da Gattuso sinora ed è da questo ultimo dato di fatto che l’allenatore calabrese deve ripartire. L’obiettivo della dirigenza e di tutto il mondo Milan è tornare grandi quanto prima e per farlo bisogna iniziare a pedalare di nuovo quanto più in fretta possibile, a cominciare dalla gara di giovedì contro il Betis e da quella successiva di domenica prossima contro la Samp, da disputare entrambe all’interno delle mura di un San Siro sempre presente quando deve sostenere i propri beniamini.
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