Continuità: il filo conduttore tra Bologna e Milan, protagoniste del posticipo serale della 15^ giornata di A, si risolve nella ricerca di una costanza di rendimento e risultati sinora lontana dalla corsa in campionato di ambedue le squadre. Se, infatti, i rossoblu, forti della presenza in panchina di Sinisa Mihajlovic, vogliono regalarsi la seconda vittoria di fila davanti ai propri tifosi, i rossoneri, dall’altra parte, devono confermare quanto di buono fatto vedere al Tardini nel match vinto di misura la scorsa settimana contro il Parma. Davanti al 4-3-3 confermato da Stefano Pioli, Mihajlovic sceglie un 4-2-3-1 tradizionale solo in superficie: Tomiyasu, Danilo, Bani e Denswil sono chiamati a proteggere la porta presidiata da Skorupski, mentre l’esperienza di Dzemaili e Poli, in mediana, deve fare da supporto alla trequarti formata da Skov Olsen, Schouten e Sansone; la maturità e l’abilità nei movimenti tra le linee di Palacio costituiscono, per gli emiliani, il punto di riferimento in attacco. Si parte. Il ritmo della gara è frizzante e a far registrare la prima conclusione della gara sono i padroni di casa con Skov Olsen, bravo a beneficiare di un brutto disimpegno difensivo di Donnarumma e ad inquadrare la porta avversaria; il risultato, però, non è dei migliori a causa di una traiettoria troppo debole e centrale, ben attutita dai guantoni del portierone rossonero. Le squadre non si risparmiano nel venire a contatto, dando un apporto di fisicità a un match ricco anche di tanti errori tecnici. A sfruttare al meglio le imprecisioni dei rivali è il Milan, che al 15’ si porta in vantaggio con Krzysztof Piątek. Il polacco vince un rimpallo e dalla sinistra, si accentra coprendo bene la sfera col fisico; a cadere nel tranello è Mattia Bani, ingenuo nel toccare l’attaccante avversario che, d’esperienza e furbizia, accentua la caduta nell’area di rigore felsinea. Per l’arbitro Chiffi non ci sono dubbi: penalty in favore del Diavolo e ammonizione per Bani. Dagli undici metri, lo stesso Piatek è glaciale nello spiazzare Skorupski e nel portare in vantaggio i suoi. La formazione di Stefano Pioli prende, così, il sopravvento alzando a poco a poco il baricentro col passare dei minuti. Al 27’ il Milan può colpire ancora, ma il destro di Calhanoglu da ottima posizione è debole e di gran lunga fuori misura. A scaldare i motori, intorno alla mezzora, è Theo Hernandez, che, dopo una serie di cavalcate sulla fascia sinistra, si rende autore dello 0-2 arrivando puntuale all’appuntamento con la traiettoria magica disegnata da Suso e completando il taglio con un sinistro che trafigge Skorupski davanti al disappunto di Mihajlovic e dell’intero popolo rossoblu presente al Dall’Ara. Il Bologna sbaglia tanto nella costruzione da dietro, di certo troppo lenta e prevedibile per far male ai rivali, i quali, tuttavia, si fanno trovare impreparati al minuto 40, quando un apparentemente innocuo traversone di Sansone su corner diventa un assist per il clamoroso autogol di Hernandez. L’1-2 felsineo riscalda l’ambiente e permette ai ragazzi di Mihajlovic di restare in partita, nonostante un primo tempo non esaltante.Nella seconda frazione di gara, Svanberg prende il posto dell’opaco Schouten nelle fila emiliane. Dall’altra parte, il Milan non tergiversa e fredda i padroni di casa al primo tentativo col suo numero 5: Bonaventura è il primo ad arrivare sulla respinta centrale di Tomiyasu e di sinistro a giro insacca la sfera dove Skorupski non può arrivare per il 3-1 meneghino. I felsinei non mollano, ma continuano a denotare i soliti problemi in fase realizzativa in ogni azione d’attacco architettata. Al 58’ Bennacer è un vero e proprio fulmine nel superare come birilli gli avversari in una corsa solitaria verso la porta rivale; l’algerino lascia il pallone a Piatek, ma il destro di potenza del numero 9 di Dzierzoniow viene deviato in corner da Bani. La risposta del Bologna arriva al 62’ con Sansone, bravo nell’accentrarsi ma impreciso nel concludere. L’azione del numero 10 rossoblu dà coraggio ai compagni, che pochi secondi più tardi si rendono pericolosi dalle parti di Donnarumma con Skov Olsen: il sinistro del 19enne danese, però, è centrale e troppo tenue per spaventare l’estremo difensore italiano. Al 64’, Mihajlovic aumenta il peso e i centimetri nel reparto offensivo dei suoi: fuori Dzemaili, dentro Santander. Pioli risponde aggiungendo l’esperienza Biglia alla manovra del proprio team e richiamando in panchina Bennacer, autore di una prova certamente positiva macchiata solo dal giallo ricevuto nel primo tempo dopo il fallo commesso ai danni di Dzemaili. A finire sul taccuino dei cattivi sono anche, tra il 74’ e il 77’, Tomiyasu e Palacio, il primo per una trattenuta ai danni di Bonaventura, il secondo a causa delle eccessive proteste nei confronti del direttore di gara. Il terzo e ultimo cambio del Bologna - Orsolini per Skov Olsen - precede quello, tra le fila rossonere, che vede l’inserimento di Paqueta al posto di Piatek. All’82’, il match viene riaperto dal supporto del Var, che aiuta Chiffi a correggersi sulla decisione  presa sul contatto tra il neo entrato Orsolini ed Hernandez: il rigore ci sta tutto e dal dischetto Sansone non tradisce le attese dell’intero Dall’Ara rossoblu, insaccando il 2-3 e accorciando nuovamente le marcature. Le ammonizioni di Santander e Romagnoli surriscaldano ulteriormente il match già caldo e teso. Pioli opta per l’entrata sul terreno di gioco di Castillejo ai danni dell’uscente Calhanoglu. Il Bologna ci crede, il Milan dall’altra parte riparte ma non concretizza. L’ultimo protagonista dell’incontro diventa, pertanto, il triplice fischio di Chiffi, che sentenzia la beffarda sconfitta felsinea davanti al secondo bottino pieno di fila conquistato dal Diavolo, balzante al 10° posto in classifica ad una lunghezza di distanza da Parma e Napoli.

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