Napoli, che batoste contro la Lazio! Conte dice addio al primato e riflette sui suoi errori
La sconfitta di ieri sera al Maradona ha destato non poche preoccupazioni all'interno dell'ambiente partenopeo
Che Marco Baroni fosse un allenatore formidabile ci era noto già con le sue avventure a Lecce e a Verona, eppure si può dire senz'alcun dubbio che proprio alla guida della Lazio sia riuscito a sorprendere, specialmente se si considera il periodo tumultuoso dal quale venivano i biancocelesti con la figura vulcanica di Claudio Lotito e le sue tensioni con Igor Tudor.
Del resto, la vittoria di ieri sera al Maradona contro il Napoli di Antonio Conte è stata sorprendente, e mentre la Lazio di Marco Baroni si gode il momento rappresentato dalla seconda vittoria consecutiva contro gli ormai ex-capolisti della Serie A, i partenopei si ritrovano a leccarsi le ferite di una disfatta amarissima ai fini della classifica.
Ad oggi, il Napoli non è più in vetta alla classifica, complice la sterilità offensiva della proposta di gioco di Antonio Conte e di tanti altri fattori che rischiano di risultare cruciali in negativo senza le opportune correzioni tattiche nel corso di questa stagione.
La sconfitta del Napoli di ieri sera è costata il primato
In quella che è stata la sconfitta al Maradona per mano di Gustan Isaksen, il Napoli ha dovuto fare i conti con un problema che affligge la propria squadra da troppo tempo, ovvero quella maledetta sterilità offensiva che impedisce ai partenopei di esplorare tutto il proprio potenziale come rosa.
La fase difensiva è certamente migliorata a livelli esponenziali, ma ragionando per iperboli risulta illogico credere di non subìre neanche un gol da qui fino alla fine della stagione, in quanto sarà più che fisiologico arrivare ad un punto in cui il gol avversario sarà un evento inevitabile nel corso dei 90 minuti.
Di conseguenza, un gol come quello di Gustav Isaksen risulterà spesso decisivo in partite come quella di ieri sera, se nel mentre Kvicha Kvaratskhelia non avrà i rifornimenti dei quali ha bisogno sulla fascia sinistra e se Romelu Lukaku continuerà ad essere la versione sbiadita dell'MVP della Serie A 2020-2021.
21 gol segnati in 15 partite sono decisamente troppo pochi per non rappresentare una stranezza per la causa del Napoli, che si ritrova a non aver ancora esplorato del tutto il proprio potenziale offensivo, pagando a carissimo prezzo queste defaillance in partite contratte e serrate nel risultato come quella di ieri sera.
Del resto, la Lazio di Marco Baroni come intraprendenza in fase offensiva e come solidità difensiva si è dimostrata una squadra decisamente più strutturata della Roma reduce dalla disastrosa gestione di Ivan Juric ed è una squadra sufficientemente equilibrata per mettere in difficoltà realtà che devono ancora trovare la propria identità offensiva.
Conte deve preoccuparsi dopo i due tonfi contro la Lazio?
La situazione odierna del Napoli potrebbe certamente portare a disfattismi esasperati ed esagerati per la causa di Antonio Conte, ma ciò non può cancellare di punto in bianco i meriti di una squadra che ha saputo risalire la china dopo il disastro della passata stagione con il “triello” Garcia-Mazzarri-Calzona.
Serve infatti guardare il bicchiere mezzo pieno, che mostra la crescita evidente di una squadra che ha ritrovato quell'equilibrio difensivo andato perduto. Parliamo infatti di una squadra capace di consacrarsi come la miglior difesa del campionato con soltanto 10 gol subìti (insieme alla Fiorentina di Raffaele Palladino) e di rimanere in vetta alla Serie A dalla 6° alla 14° giornata.
Di conseguenza, i miglioramenti attuabili da Antonio Conte sono tutt'altro che impossibili, semplicemente saranno necessari affinché il Napoli si consacri come una squadra camaleontica, versatile offensivamente e capace di reagire prontamente al primo gol avversario.
Da ciò passa anche la resilienza a lungo termine di una squadra che in questo momento si ritrova teoricamente avvantaggiata dai soli impegni di campionato da qui fino alla fine della stagione, ma anche svantaggiata da una maggior pressione sulle proprie spalle.
Ora il Napoli dovrà dimostrare di che pasta è fatto, confermando di essere plasmato da uno dei più grandi allenatori della Serie A degli ultimi 20-25 anni.