Serie A, boom del pezzotto. Quanto perdono Sky e DAZN e cosa rischiano gli utenti
In Italia non si riesce a fermare il fenomeno della pirateria audiovisiva: ingenti perdite per il settore calcio
Se ne parla ormai da anni ma la pirateria non conosce ostacoli. In Italia tantissimi consumatori hanno preferito disdire l’abbonamento alle pay tv e sottoscrivere il famoso pezzotto illegale che offre la possibilità di usufruire della visione dei canali di Sky, DAZN e Netflix ad una cifra compresa tra i 10 e i 15 euro mensili. Il sistema clandestino di trasmissione di segnali televisivi su reti informatiche utilizza server esteri e si allaccia agli abbonamenti regolari che fanno da prestanome.
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Tutti i numeri del pezzotto
Secondo quanto riportato dal quotidiano Repubblica, i fruitori degli abbonamenti illegali sono oltre 5 milioni in Italia e il settore calcio deve fare i conti con perdite che sfiorano i 350/400 milioni di euro annui. Soldi che sono sottratti ai conti delle società, in difficoltà economiche da mesi.
La qualità del pezzotto è migliore delle pay tv?
Le cause che spingono gli italiani a sottoscrivere abbonamenti illegali non sono solo di natura economica. Anzi, come riferisce il quotidiano nazionale emerge anche un altro quadro: “La qualità e la velocità del servizio spesso sono migliori di quelle offerte, ad esempio, da Sky e Dazn. La ragione è semplice. I canali ufficiali devono proteggere il loro segnale, con un conseguente rallentamento della trasmissione. Lo stesso, o quantomeno la stessa sofisticatezza di sistemi, non si applica ai canali pirata, che quindi arrivano prima a destinazione. A ciò si aggiunge che le pay-tv sono utilizzate ogni fine settimana da milioni di persone. Lo stesso vale per il pezzotto, che però è offerto da centinaia di abbonamenti pirata. Significa che il traffico si distribuisce, la banda non si sovraccarica e il video si vede fluido”.
La pirateria minaccia il calcio. Cosa rischiano gli utenti?
Coloro che sottoscrivono abbonamenti illegali sono perseguibili dalla giustizia per violazione della legge sul diritto d’autore del 1941 – art. 171 octies l.633/1941, che sanziona, “chiunque a fini fraudolenti produce, pone in vendita, importa, promuove, installa, modifica, utilizza per uso pubblico e privato apparati o parti di apparati atti alla decodificazione di trasmissioni audiovisive ad accesso condizionato effettuate via etere, via satellite, via cavo, in forma sia analogica sia digitale“. Tale reato è stato reintrodotto nel codice penale italiano, tramite un intervento legislativo, nel 2003. I trasgressori rischiano tantissimo: multe dai 2.500 a 25 mila euro e pene dai 6 mesi ai 3 anni di carcere.