Mercato: Savinho al Manchester City, le multiproprietà sono un problema serio?
Tanti sono gli interrogativi sulla liceità di queste operazioni di mercato che vengono effettuate tra società accomunate da un proprietario comune
Che il mondo del calcio faccia girare una quantità spropositata di soldi è un dato di fatto e la cosa sta iniziando probabilmente a sfuggire di mano. I prezzi di acquisto sono sempre più alti, così come anche gli ingaggi ormai schizzati alle stelle.
La situazione diventa ancora più spinosa se questo giro di soldi ha a che fare tra società il cui interesse è quello di curare il mercato delle società più quotate del calcio europeo. Uno scenario decisamente delicato riguarda il nuovo acquisto del Manchester City dal Troyes.
Un acquisto che è destinato a generare non poche polemiche relativamente alla liceità economica e professionale dei trasferimenti che vedono coinvolte le multiproprietà.
Il caso di Savinho
Negli ultimi giorni è stato ufficializzato l'acquisto di Savinho, approdato al Manchester City per una cifra che si aggira intorno ai 40 milioni di euro dal Troyes. La squadra francese era infatti detentrice del cartellino del giocatore e l'aveva dirottato in prestito prima al PSV Eindhoven e successivamente al Girona.
Con il Club catalano, l'ala brasiliana ha accumulato 9 gol e 10 assist che hanno permesso alla squadra di Miguel Munoz di approdare ad uno storico accesso alla Champions League. Numeri che hanno convinto Pep Guardiola a chiedere alla dirigenza dei Citizens di investire economicamente su di lui.
Tutto ciò sarebbe il più classico dei trasferimenti di mercato, se non fosse che il Troyes fa parte del cosiddetto CFG (City Football Group), ovvero quella multiproprietà della famiglia reale degli Emirati Arabi Uniti che tra le sue squadre annovera anche il Manchester City stesso e addirittura il Girona.
Secondo quanto ricostruito dall'articolo di Federico San Severino sul tema per Sportellate, emerge una criticità significativa per quanto riguarda le multiproprietà nel mondo del calcio. Un problema che sta dilagando negli ultimi anni e che con il caso di Savinho avrebbe decisamente toccato il fondo.
Il trasferimento di Savinho al Troyes in un primo momento alla cifra di 12 milioni di euro, salvo poi iniziare la sua girandola di prestiti precedenti al suo approdo al Manchester City, avrebbe consentito ai dominatori della Premier League di avere un ammortamento economico significativo in anni segnati dalle fortissime polemiche per le 115 capi d'imputazione per le violazioni del Financial Fair Play fatte negli ultimi anni.
Le multiproprietà più importanti al momento
Sono tanti i blocchi formati da multiproprietà, come il sopraccitato CFG (che include Manchester City, Girona, Troyes, Palermo, Lommel, New York City, Mumbai City, Melbourne City, Yokohama Marinos, Shenzhen Ping City, Montevideo City Torque e Bahia), Red Bull (Lipsia, Salisburgo, New York Red Bulls, Bragantino, Liefering e Red Bull Brasil oltre a una quota di minoranza nel Leeds United), 777 Partners (Genoa, Siviglia, Hertha Berlino, Standard Liegi, Red Star, Vasco da Gama e Melbourne Victory), Ineos (Manchester United, Nizza e Losanna), Eagle Football Holdings (Crystal Palace, Lione, Botafogo e Molenbeek), Abdullah bin Musaid Al Saud (Sheffield United, Chateauroux, Beerschot, Al Hilal United e Kerala United) e Pacific Media Group (Nancy, Thun, Barnsley, Kaiserslautern, Esbjerg, Den Bosch e Ostenda).
Un quadro decisamente inquietante, che solleva numerosi interrogativi sulla liceità commerciale ed etica di alcune collaborazioni che molto spesso risultano mono-direzionali dal punto di vista dei vantaggi economici e sportivi per i principali Club europei.
Il caso dell'Udinese e del Watford in Italia, ma non solo…
Uno dei casi più emblematici è senz'altro rappresentato dall'Udinese e dal Watford, notoriamente facenti parte di un giro di multiproprietà che vede coinvolto Giampaolo Pozzo per quanto riguarda il calciomercato e che ha portato ad agevolazioni significative per acquisti come quello di Gerard Deulofeu da parte dei friulani.
Anche il caso della Lazio e della Salernitana sono significativi, con i piani di Claudio Lotito e della dirigenza biancoceleste che spesso hanno portato al “parcheggio” di Tomas Strakosha, Luiz Felipe e Davide Di Gennaro tra i granata, in modo tale che potessero maturare prima di arrivare alla “casa madre” del Club laziale.
Anche il Napoli e il Bari, accomunati dalla figura polarizzante di Aurelio De Laurentiis, sono sottoposte a questa morsa delle multiproprietà, con il Club pugliese che si ritrova ad essere il parcheggio privilegiato per i piani dirigenziali dei partenopei in sede di calciomercato.
Ha senso proseguire su questa direzione?
La domanda è quindi spontanea, soprattutto alla luce del caso più recente del trasferimento di Savinho dal Troyes al Manchester City: fino a che punto il calcio intende tirare la corda per lo sfruttamento delle realtà minori?
Fino a che punto può essere tollerabile uno sport in cui i principali Club europei sono disposti a sfruttare e spremere piccole società che si ritrovano ad essere ibernate ad un livello, senza la possibilità di crescita a causa di possibili pre-accordi che sono esclusivamente a favore delle società di vertice?
Fino a che punto le multiproprietà potranno essere ancora accettabili in uno sport sempre più inflazionato e pervaso da interessi economici sempre più crescenti?